– di FRANCESCA VIAN –
Oggi Vi propongo un Pietro Nenni del tutto sconosciuto, abile giornalista anche senza la politica, sorprendente per lo stile letterario, l’equilibrio e la sensibilità dei suoi servizi.
Come corrispondente da Parigi, Pietro Nenni seguì il processo a Henri Landru, assassino seriale accusato di avere ucciso dieci amanti e un ragazzino. Il processo ebbe un’eco mondiale, per l’irriverenza sarcastica del reo, per il dubbio sulla presunta colpevolezza, per l’assonanza con la favola di Barbablù, le cui vittime furono in verità soltanto sei. Gli articoli su Landru furono molti. Non posso che proporvene alcuni brevi passaggi.
“L’attesa per questo processo non ha precedenti. Landru è stato arrestato il 12 aprile 1919. Da tre anni è difficile stabilire se si sia parlato di più della guerra, della vittoria, della pace o del sedicente ingegnere di Gambais, che l’accusa vuole uccidesse e bruciasse le sue innumerevoli fidanzate dopo di averle derubate. Questa mirabolante e complicata istoria del ‘Barba-bleu’, sorta nel momento in cui il Governo di Clemenceau (…) manovrava segretamente (…) per preparare all’insaputa del paese e del Parlamento la “sua” pace, fece dire ai maligni che Landru era un’invenzione di Clemenceau. Centinaia di colonne di giornale sono state scritte su questo singolare seduttore. (…) Davanti a tutta questa carta stampata e scritta Landru ha esclamato un giorno: ‘Io penso alla crisi della carta tutte le volte che vedo il formidabile dossier costruito contro di me’. (…) L’ingegnere Landru (egli si faceva chiamare ingegnere pure non essendo che semplice meccanico) sinistro e gioviale, seducente e atroce, se l’accusa è vera apparirebbe come il più metodico, il più repugnante e assieme il più vile degli assassini” (Avanti!, 8 novembre 1921).
“Oggi Parigi era grigia e triste; a più riprese la neve ha fatto la sua apparizione portando la desolazione nei quartieri poveri dove l’inverno si annuncia particolarmente gravoso. In compenso a Versailles si rideva per il fatto che Landru si diverte e diverte il pubblico, mentre invece il Presidente si dimostra un poco seccato delle spiritosaggini con le quali l’imputato condisce la sua difesa, tanto che ad un certo punto ha detto: ‘Si sa che voi amavate lo spirito e l’acrobazia, ma state in guardia, gli acrobati qualche volta si rompono il collo’” (Avanti!, 9 novembre 1921).
“La notizia che il presidente della repubblica aveva respinto il ricorso di grazia di Landru e che la sentenza di morte sarebbe stata eseguita questa mattina all’alba, era conosciuta ieri sera soltanto dai giornalisti. Così, quando all’una, con alcuni colleghi, prendo l’ultimo treno per Versailles, poca gente conosce la notizia. Però qualche ‘divette’ di caffè concerto, qualche ‘divette’ di cinematografo, si avventura verso la vecchia città dei re, attratta sadicamente dallo spettacolo della morte. (…) Tutti sono sorpresi che la grazia sia stata negata. La notte è stellata, limpida, direi quasi primaverile. (…) A tratti la porta del carcere si apre e si vedono delle ombre vagare per i corridoi. Sono i carcerieri che ungono i cardini delle porte per evitare ogni rumore. La civiltà conosce di queste delicatezze pel sonno d’un uomo che essa si apparecchia ad assassinare legalmente!
Alle 4, a trotto leggero, per via Giorgio Clemenceau, arriva il furgone. Il boia scende, e, con i suoi aiutanti, alla luce vacillante di due lanterne, monta la macchina fatale. Tre quarti d’ora dopo la ghigliottina è pronta e nel livido mattino eleva la sua macabra “silhouette” in faccia alla porta del carcere. Lentamente le stelle scompaiono e attorno alla macchina sinistra si stringe il quadrato degli agenti e dei giornalisti. L’inquietudine invade tutti. (…) C’è un motto di Victor Hugo che il difensore di Landru ricordava questa mattina: “Un giudizio irreparabile presuppone dei giudici infallibili…” Erano infallibili i giudici della Corte d’Assise di Versailles? Era infallibile il presidente della repubblica, che ha respinto il ricorso di grazia presentato dagli stessi giurati unanimi? Landru ha protestato, fino sulla soglia della ghigliottina, la propria innocenza. (…) Questa sinistra macchina eretta contro la porta d’un carcere può essere il simbolo di una sedicente civiltà che spinge la punizione fino al delitto” (Avanti!, 26 febbraio 1922).
In quest’ultima descrizione, Nenni scocca l’avverbio sadicamente. Ritornerò sulla parola, essendo Nenni anche estensore di sadismo dalla lingua specialistica alla lingua comune. La parola sadicamente dice del resto già tutto dei delitti di Landru, ma ancora di più dell’interesse morboso che destò, e del “delitto” della “sedicente civiltà” francese sulla vita di Landru.
Henri Landru è probabilmente un assassino. Ma il 25 febbraio 1922, davanti alla “macabra silhouette” della “macchina fatale”, “scompaiono anche le stelle”.
Nel prossimo appuntamento “O la repubblica o il caos”.
francescavian@gmail.com
Anche questa puntata di Francesca è di notevole interesse in quanto ci consente di apprezzare le capacità giornalistiche di Pietro Nenni anche su fenomeni non strettamente politici. Le ultime parole di Nenni riportate da Francesca mi fanno venire in mente quello che diceva mio padre a proposito della pena di morte: “non si devono mai uccidere persone, muoiono da sole”.
È un Nenni insolito quello che emerge dall’ultima puntata. Non possono passare inosservate espressioni come “assassinare legalmente” e “una sedicente civiltà che spinge la punizione fino al delitto”. Nenni sceglie accuratamente le parole per trasmettere pensieri chiari e comprensibili a tutti.
Mi piace anche questa puntata, perché ci permette di apprezzare aspetti umani di Nenni e ci fa riflettere sulla pena di morte, che ancora oggi , purtroppo, è presente in molti paesi del mondo.
Nel primo commento si ricorda la saggezza di chi ben diceva che non bisogna “uccidere” nessuno, perché
“le persone muoiono da sole”. E’ vero: chi commette il male, è stato ucciso già dal male compiuto.