Loi travail: quanto è lontano Mitterrand

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Forzando la mano e utilizzando lo strumento costituzionale dell’articolo 49-3 che consente di approvare un provvedimento senzapassare per il Parlamento, il governo francese di Manuel Vals, con la benedizione del presidente Francois Hollande, ha imposto la nuova legge sul lavoro. Hollande l’ha definita “l’ultima grande riforma del quinquennato”. La gestazione della legge è stata accompagnata da contestazioni e violenti scontri di piazza. A parere di molti, questo provvedimento è la definitiva pietra tombale sulle ambizioni (peraltro ormai molto sfumate) di rielezione dell’attuale Capo dello Stato e, probabilmente, un colpo decisivo alle prospettive elettorali del partito socialista francese già molto ammaccate. I riferimenti europei, peraltro, non lasciano ben sperare. Un altro socialista, Gerhard Schroeder, in Germania si dedicò alla riforma della legislazione sul lavoro e da allora (2005) l’Spd è tornato al governo soltanto come “ruota di scorta” di Angela Merkel. Siamo in presenza di una mutazione genetica del Psf mitterrandiano? Per provare a capirlo riproponiamo l’intervento di Francois Mitterrand tenne al congresso di Nantes del 19 giugno 1977. La sinistra del Programma comune a guida socialista era ormai ben lanciata verso la conquista dell’Eliseo.

-di FRANCOIS MITTERAND-*

…Noi assistiamo oggi, in questa ultima parte del XX secolo, alla fine della filosofia che ha sostenuto l’economia liberale..

I socialisti la sconfiggeranno, io credo, e quando non la dovessimo piegare, gli ideologi dell’economia liberale  sarebbero obbligati a rinnegare la loro dottrina, sarebbero costretti per governare, per controllare lo stato, a organizzare il contrario di quel che teorizzano: protezionismo, centralismo, monopoli, dirigismo! Questa è la legge ineluttabile del capitalismo, quella che è stata descritta dei primi teorici del socialismo. Noi siamo ancora là.

Fallimento dello strutture istituzionali della Francia… Fallimento della legge sulle regioni… Fallimento delle leggi sulle comunità locali… Fallimento di tutti i tentativi di decentramento. Fallimento obbligato perché la natura profonda dell’economia cosiddetta liberale, condizionata dalle sue contraddizioni, la logica profonda non può, io lo dicevo poco fa ma lo dico un’altra volta, che condurre l’economia liberale a sostituire all’organizzazione che si poggia sul consenso dei cittadini e  sull’accompagnamento dei lavoratori, i pareri degli esperti o dei grandi tecnici, in breve non può che rispondere alle difficoltà del modo d’essere della società liberale che attraverso l’accoppiata di tecnocrazia e dirigismo.

E’ perciò impossibile per essi sviluppare tutta una serie di proposte istituzionali tendenti ad affermare che bisogna tornare alla base, che ormai i francesi saranno sempre più responsabili, cittadini e lavoratori, copiando semplicemente le parole che sono nostre, cercando di simulare come sempre le attitudini, i comportamenti e qualche volta le idee della sinistra in cammino.

Ma naturalmente, questo è impossibile poiché essi come mezzi non hanno altro che la tecnocrazia e il dirigismo, essi stessi per natura antinomici con tutte le forme di responsabilità redistribuita al massimo alla base dal potere e dal sapere.

Lanciamo la sfida. I partiti al potere saranno capaci di proporre, di fronte al Programma comune, un programma, e io aggiungo, un programma di destra? Che lo facciano. Così tutto sarà chiaro. Io chiedo che lo facciano nell’interesse della democrazia. In breve, io chiedo loro di intendersi meglio.

Poiché essi non vogliono fare il programma comune della destra, noi, invece, andiamo a farlo!… Ancora un servizio che noi rendiamo loro!

E, come noi sappiamo far tesoro delle lezioni che ci vengono date e poiché non vogliamo che loro si sentano in una condizione di minorità di fronte a noi, è necessario che la lotta sia leale e aperta. Noi li conteremo. Che dico? Io l’ho fatto già.

Io indico, a partire da ora al congresso socialista e, oltre il congresso socialista, all’opinione pubblica francese, che io ho scrupolosamente – le pubblicheremo – annotato tutte le promesse assunte negli ultimi tre anni dai partiti al potere, comprese quelle del presidente della Repubblica, promesse che li impegnavano, promesse che non si sono trasformate in realtà. Come si chiama tutto questo? Traffico di illusioni o menzogne?

Io dico che bisogna fare la somma delle promesse, i numeri e noi potremo produrre un documento che sarà loro utilissimo.

Questo scheletrico programma comune (della destra, n.d.r.) per una volta con delle cifre provocherà un deficit nella finanza pubblica di 55 miliardi (di franchi, n.d.r.), nel 1980 di 117 miliardi, nel 1982 di 154 miliardi! E’ il conto delle promesse non mantenute che si determinerà di qui alle elezioni.

Quanto al Programma comune (della sinistra, n.d.r.), esiste, è stato firmato nel 1972 e non sarebbe né utile, né serio investire molto tempo per discutere della sua attualizzazione, cioè semplicemente per compiere quegli atti necessari per prendere in considerazione ciò che è avvenuto dal 1972 o per riformare il Programma nei casi in cui gli avvenimenti hanno in qualche maniera invalidato alcune affermazioni, insomma un lavoro abbastanza limitato.

Con il Programma comune noi andremo alle elezioni. Con il Programma comune noi andremo al governo, non dico questo a mo’ di profezia, è una prospettiva sufficientemente seria per richiedere la nostra attenzione e per mobilitare i nostri sforzi.

Il popolo deciderà. Io non faccio previsioni sulla sua decisione. Ma avendo osservato le scelte compiute alle cantonali e alle municipali, e alle elezioni legislative parziali, io dico che il nostro dovere è essere pronti.

Io dico che un buon metodo è di affrontare tutte le battaglie, di essere su tutti i terreni e il governo della sinistra, se sarà a direzione socialista, appena sarà composto, dovrà cessare di indirizzarsi solo ai francesi. Si ritroverà già nella necessità di occupare la tribuna della storia,  costretto, anche se non lo vuole, a essere a Bruxelles, all’Onu, in tutte le conferenze internazionali… e di essere dove non se ne parla e che sono le più importanti, voglio dire a Caracas e il diritto del mare. I due terzi del mondo sono ancora oggi vittime della lotta di potenza e di influenza e sono ancora divisi tra gli imperi, tanto che noi ci accontentiamo di balbettare qualche rivendicazione di diritto, mente miliardi di essere umani del Terzo Mondo continuano a essere spogliati.

È questa la politica di domani. Creiamo la dinamica. Siamo sicuri di noi e fieri del socialismo. Ma dobbiamo essere anche sicuri e fieri della Francia… ogni volta che ha potuto far incontrare la sua grande realtà con la giustizia tra i francesi, con una idea universale che non è solamente francese.

Voi ben sapete che la sua capacità profonda è intatta perché cominciamo a rimetterci del primo salasso napoleonico, seguito dal secondo della Guerra 1914-1918, dal terzo della guerra 1939-1945, con tutto ciò che si può immaginare  a livello di stanchezza dello spirito quando un corpo minato dalla fatica e dalla malattia si trascina da un posto a un altro mentre lo spirito che abita in quel corpo cessa di sperare nella giusta via.

Io credo nella strada di oggi, alla strada del presente per costruire e creare la strada del domani, che noi prolungheremo e porteremo un po’ più lontano.

Brano tratto da: Francois Mitterrand: Politique, Fayard Editore 1977, pagg 640

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