-di SANDRO ROAZZI-
Fra ansie e delusioni il 2015 delle piccole imprese ha però regalato qualche giorno in più di… libertà dal fisco. Lo sostengono gli artigiani della Cna: l’anno scorso il tax free day, giorno dopo il quale i soldi guadagnati restano finalmente in tasca, è caduto il 9 agosto, mentre nel 2014 era arrivato solo il 20 agosto. La tassazione complessiva scendeva inoltre sotto il 61% anche se quest’anno la previsione non autorizza a sperare in ulteriori cali. Resta però davvero oneroso il peso fiscale sulle imprese, ben 19,4 punti in più della media europea. Mentre un fisco per famiglie ed imprese orientato a favorire la domanda interna dovrebbe essere uno dei pilastri di una politica economica oltre alle scelte di tipo ”monetario” e da completare con ben più investimenti di quelli che si vedono in giro. Il fatto curioso dell’indagine Cna è che il fardello fiscale appare più gravoso al centro ed al sud, quando invece è proprio il Mezzogiorno d’Italia che avrebbe necessità di concentrare le risorse sulla crescita.
E’ infatti Reggio Calabria la città che si fregia del titolo di capofila dei capoluoghi a fiscalità più elevata: 73,2%. Poi Bologna, con il total tax rate al 71,9%. Segue Roma, al 69,8% incalzata da Catania, quarta, con il 68,5%. Firenze è quinta, con il 68,5%, Bari al sesto posto (67,9%) mentre Napoli si colloca al settimo posto (era terza), 67,8% . Di conseguenza, nota la Cna, le piccole imprese di Reggio Calabria devono lavorare per il fisco fino al 24 settembre, quasi un mese e mezzo oltre la media.
E’ anche questo un sintomo evidente della necessità di rimettere ordine nel fisco italiano. Un segnale positivo è giunto giorni fa, ma passò quasi inosservato, dalle Entrate con l’annuncio di concentrare maggiormente l’azione di recupero fiscale andando a scandagliare l’area della grande evasione fiscale. Scelta quanto mai opportuna visto che in passato proprio questa area si era trasformata in un buco nero dove erano stati inghiottiti tanti, ma proprio tanti, miliardi di tributi evasi anche se accertati e solo da riscuotere, con i quali probabilmente anche il nostro debito pubblico sarebbe potuto diventare un modello di…virtù planetaria.
Ma non basta. Alimentare il mercato interno soffocato dalla deflazione vuol dire anche riorganizzare il fisco, liberando risorse utili alla crescita. E tutto questo si può fare se si avrà il coraggio di metter mano alla riforma dell’Irpef e a rivedere il fisco locale. E’ una delle riforme strutturali di cui il Paese ha più bisogno. Intanto la nota Cna che anticipa il tax free day non può non far piacere a Renzi che da tempo tenta di ribaltare l’immagine di una “sinistra che tassa”. Anche se siamo alla classica goccia nel mare.