Nella clandestinità nacque l’idea d’Europa

-di ANTONIO TEDESCO-

Dopo una seduta plenaria si è deciso che io (Colorni) prenda la direzione del movimento. Spero di esercitare la mia funzione con soddisfazione di tutti”. Nel maggio del 1943 a Roma si costituisce clandestinamente il primo “Comitato direttivo del Movimento federalista” che nomina Presidente il filosofo socialista Eugenio Colorni, appena fuggito rocambolescamente dal confino in Basilicata.  Altri esponenti del comitato direttivo provvisorio sono Ursula Hirshciman, Gigliola Spinelli, Mario Alberto Rollier (Responsabile Milano), Guglielmo Usellini, Cerilio Spinelli e Fiorella Spinelli. Si decide di uscire con un giornale “L’Unità Europea”.

            Un Comitato ancora privo di una base popolare, in forte relazione con Altiero Spinellli ed Ernesto Rossi, esponenti di spicco dell’antifascismo italiano e illustri pensatori dell’idea federalista europea, ancora reclusi.

            Tutti giovani che abbracciano le idee federaliste e curano con entusiasmo “L’Unità Europea” stampato e distribuito alla fine di maggio del 1943; nel primo numero del giornale si leggono una sintesi delle tesi federaliste, concepite nel Manifesto di Ventotene: “Alla fine di questa guerra l’unificazione d’Europa rappresenterà un compito possibile ed essenziale. La divisione in stati nazionali dell’Europa è oggi il nemico più grave della impostazione e soluzione umana dei nostri problemi: la minaccia esterna, fantastica o reale, turba tutti i processi e apre la via a tutte le forze reazionarie, all’assurda marcia verso l’assurdo, verso la guerra, degli ultimi settant’anni”.

            Dopo la caduta del Governo Mussolini, il 25 aprile del 1943 folle esultanti si riversano per le strade, acclamando il re e Badoglio chiedendo pace e libertà. I simboli del regime vengono abbattuti, i fascisti sembrano scomparsi. I giovani federalisti improvvisano comizi      Eugenio Colorni parla a Piazza Venezia, mentre altri distribuiscono il giornale “L’Unità Europea”.

            Il 30 luglio Luisa Villani, Cerilo Spinelli ed Eugenio Colorni distribuiscono in  migliaia di esemplari un appello in Italia alla lotta partigiana contro i tedeschi. Questo manifesto a firma del “Movimento federalista”, viene largamente diffuso a Roma nelle università, in alcune fabbriche, nelle stesse strade. I tre giovani, impegnati nell’attività di volantinaggio, vengono intercettati dall’esercito e Cerilo Spinelli insieme a Guglielmo Usellini sono tratti in arresto, mentre Eugenio  Colorni riesce a sfuggire miracolosamente alla cattura.

            Sia Cerilo che Guglielmo riusciranno ad evadere dal carcere solo a metà novembre del 1943, mentre Roma è occupata dai nazifascisti, grazie alla moglie di Usellini, Luisa che riesce a corrompere alcuni funzionari della polizia fascista.

            La polizia alla fine di luglio del 1943 rinviene numerosi volantini firmati dal Comitato Direttivo del “Movimento italiano per la Federazione europea”: in via XX Settembre, a Villa Borghese, nel Rione San Giovanni, in Via Vittorio Veneto, nelle cassette delle poste o all’interno di condomini.

            Il tema centrale dei volantini è che la strada della pace, la strada dell’unità europea ha per insegna: FUORI I NAZISTI!

            Il Movimento guidato da Eugenio Colorni, gia nel mese di luglio, indica con chiarezza la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica a collaborare per gettare le basi per la realizzazione della federazione europea:

Molte cose, oltre al fascismo, devono ancora cadere in Italia e fuori, perchè l’Europa possa diventare veramente libera. Ricordiamoci: non ci saranno pace e libertà, non ci saranno conquiste stabili e durature, finché l’Europa sarà soggetta all’attuale assurda visione di Stati nazionali l’unico modo per non uscire definitivamente vinti e prostrati da questa guerra è che gli italiani collaborino attivamente alla fondazione di una organizzazione unitaria europea”.

            Il movimento federalista a Roma riscuote la convinta adesione dei giellisti (Giustizia e Libertà). I federalisti provano a coinvolgere i militanti del Partito d’Azione, che abbracciano le proposte, e soprattutto trovano terreno fertile tra i giovani del Partito socialista.

            La diffusione negli ambienti della Resistenza delle tesi Federaliste, che avvenne soprattutto grazie al periodico clandestino “L’Unità Europea” , in tutto otto numeri clandestini dovevano assolvere al compito fondamentale di promuovere e diffondere il più possibile i principi e l’attività del movimento, avvia un ampio dibattito in vista della ripresa della vita democratica alla fine del conflitto e coadiuvare la raccolta di fondi per il rafforzamento del movimento stesso.

            Intanto Eugenio Colorni, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi si rivedono a Roma ad agosto e decidono di convocare per il 27 e 28 agosto a Milano il Congresso di fondazione del Movimento Federalista Europeo

            Il Congresso fondativo si tiene nella villetta di Mario Alberto Rollier, trentaquattrenne, valdese, libero docente di chimica al Politecnico di Milano;  arrivano da tutta Italia entusiasti e convinti partecipanti.

            Ad aiutare il movimento federalista a Roma si mobilita anche l’intellettuale Leone Ginzburg, amico di lunga data di Eugenio Colorni.

            Un gruppo di Giovani visionari, pionieri dell’Unione Europea, che vedevano nell’Unione dei Popoli europei la meta, l’ideale che li spinse a lottare con grande eroismo contro l’oppressione nazifascista e politicamente contro gli schemi dottrinali dei partiti che guardavano con grande entusiasmo all’Unione Sovietica.

            Nel frattempo Rossi e Spinelli lasciano l’Italia nel settembre del 1943 per raggiungere la Svizzera. A combattere per le idee federaliste in Italia ci sono Colorni, Zagari, Solari, Ruffolo, Matteotti, Gizsburg ed alcune decine di giovani valorosi.

Dopo l’otto settembre, assieme a Braccialarghe e ad Eustachio, Eugenio Colorni costituisce una banda partigiana del Movimento Federalista. Una ventina di giovani, per lo più ebrei, che però ben presto si discioglie e si aggrega al Partito Socialista.

L’impegno dei giovani federalisti è febbrile. Il nove settembre In  Piazza Montecitorio, arriva a tutta  velocità un camioncino, guidato da Felix Dessì, Eugenio Colorni e Mario Zagari, carico di moschetti e di bombe; il camioncino viene assalito da una folla impaziente di usare i fucili contro i tedeschi.

            Come racconta Pietro Nenni Roma è una città che vive sentimenti di paura, di angoscia ma anche di speranza e di ribellione: “Ci si direbbe al prologo di insurrezione popolare, mentre siamo invece all’epilogo di un’insurrezione mancata”.

Verso le ore 18 del 9 settembre Eugenio Colorni  tiene un comizio con Lussu, Bonomi e Scoccimarro a Piazza Colonna.

            L’8 ottobre 1943 Eugenio Colorni, con Luisa Villani, prova a far saltare in aria un pilone della radio nei pressi della Basilica di San Paolo ma il tentativo fallisce: “tutto procede bene, la mina viene piazzata, ma al momento dell’accensione della miccia, Eugenio e Luisa vengono avvertiti che le SS, scoperto il tentativo, presidiano il luogo.”

            I socialisti si sono riorganizzati fondando il PSIUP (nell’agosto del 1943) ed organizzano militarmente in 8 zone Roma, e ad Eugenio Colorni fu affidata la direzione della III zona (Flaminio, Parioli, Savoia, Nomentano, Val Melaina, Montesacro, Pietralata, Settecamini), direzione che egli tenne fino al 15 novembre. Contemporaneamente collaborava alla organizzazione delle squadre d’azione dei ferrovieri socialisti, una grossa organizzazione di ben 142 elementi, animata dal ferroviere socialista Alessandro Sideri, che operava presso lo Scalo Tiburtina un po’ il fiore all’occhiello dell’organizzazione militare del PSIUP con il compito precipuo del sabotaggio dei trasporti militari tedeschi. L’organizzazione dei ferrovieri nasce per iniziativa di Eugenio Colorni e di Enrico Di Pietro. Raggruppa un centinaio di elementi, divisi in nove gruppi, operanti nelle varie stazioni della città, con il compito di controllare il traffico ferroviario tedesco da e per il fronte di Anzio e di Cassino, e di sabotarlo come possibile. L’attività di sabotaggio produce buoni risultati, tanto che il Comando tedesco è costretto a impiegare nelle stazioni romane alcune centinaia di tecnici e di soldati per garantire una maggiore sicurezza, non solo fuori della città ma anche dentro Roma, dei trasporti di uomini e materiale bellico verso il fronte di Anzio e di Cassino. Tra le azioni più importanti compiute dai partigiani ferrovieri:

‐ la liberazione, nella Stazione Tiburtina, di circa 300 giovani che stanno per essere portati in Germania per il Servizio obbligatorio del lavoro, con la complicità dellʹinterprete tedesca della Stazione, signora Mimi Loeb;

‐ la distruzione di alcuni vagoni carichi di esplosivo il 18 febbraio 1944 alla Stazione Ostiense;

‐ l’asportazione, il 29 aprile 1944, di sedici casse di dinamite e di due fusti di benzina da un deposito della Stazione di Trastevere.

            Per diffondere meglio le tesi federaliste il gruppo di federalisti romani decide, nel gennaio del 1944, di stampare un volumetto delle tesi federaliste concepite nel Manifesto di Ventotene. Colorni con l’aiuto di Gizburg nella tipografia clandestina improvvisata a Monte Mario a Roma stampano in 3.000 copie il volume  “Problemi della Federazione europea”; ma ne vengono distribuite solo 500. Il volumetto confezionato è arricchito da una bella prefazione di Eugenio Colorni.

            Eugenio Colorni e Gizburg  lavorano su un dattiloscritto probabilmente del 1942 che allora era in circolazione tra i socialisti, quindi su una versione del Manifesto precedente alla prima edizione a stampa. Dattiloscritti del manoscritto federalista realizzati grazie all’opera di riproduzione di Ursula, Ada Rossi e le sorelle di Spinelli, Gigliola e Fiorella e da Arialdo Banfi. I giovani federalisti sono convinti che si debba fare breccia all’interno dei Partiti e soprattutto fra i giovani impegnati nella Resistenza.

            Il contributo spontaneo dei giovani durante la Resistenza, segno del grande fermento, specie alla fine del fascismo, è notevole; un gruppo particolarmente attivo nella Capitale è quello di Unione Proletaria, sorto verso la fine del 1939, il cui nucleo originario era formato da Mario Zagari, Aldo Valcareghi, Giovanni Barbera; a questi si unirono Giuliano Vassalli, Vezio Crisafulli, Edoardo Perna, Tullio Vecchietti, Achille Corona. Giovani legati a socialisti più anziani come Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Carlo Andreoni ma capaci di imporre elementi innovativi e una propria funzione autonoma. Quello del MUP, che poi si fuse nel 1943 con il Partito socialista ufficiale, rappresenta un caso unico di un Movimento giovanile sorto spontaneamente, in modo autonomo nel Paese il quale si inserisce in un partito tradizionale, portandovi un’ impronta e taluni caratteri propri, particolari.

            Alla fine del 1943 sono molti i giovani militanti socialisti, tra cui Leo Solari, Mario Zagari, Giuliano Vassalli, Tullio Vecchietti, Achille Corona, Giovanni Barbera, già orientati su posizioni europeistiche.

            Viene istituita anche una scuola politica, messa in piedi da Colorni con la collaborazione di Giovanni Barbera – che diventa naturalmente una fucina di conoscenze europeiste. Tra i docenti Tullio Vecchietti

            Eugenio nella tarda primavera del 1944 è molto preso dalla riorganizzazione della storica Federazione giovanile socialista, fondata a Firenze il 6 e 7 settembre 1903 e poi sciolta nel 1921 dopo il Congresso di Livorno.

            In un appartamento di Corso Trieste 189, a casa di Oreste Lizzadri, nel residenziale quartiere dei Paioli a Roma fu tenuta nella tarda primavera del 1944 la riunione costitutiva per definire i programmi d’azione della nuova organizzazione. In quella riunione Matteo Matteotti fu designato segretario generale, a Leo Solari veniva affidato il compito di curare la propaganda e l’attività partigiana ed al Conforto veniva affidato l’incarico dell’organizzazione politica. A Lauchard fu attribuito il compito di collaborare con Leo Solari nella direzione e redazione del giornale ufficiale della FGS e di curare i collegamenti con gli altri movimenti giovanili. Dopo poco tempo a Roma il Movimento Giovanile Socialista ebbe oltre trecento iscritti.

            L’impostazione politica della F.G.S. risente dell’influenza intellettuale di Colorni, “al quale erano legati da venerazione ed affetto i maggiori dirigenti dei giovani socialisti”, risultava caratterizzata fortemente dall’ internazionalismo e dall’idea federalista.

            La vocazione europeistica della F.G.S. precorse di molti anni un orientamento dei Partiti socialisti.

            La concezione europeistica della componente legata al gruppo di Roma – con le inevitabili implicazioni in termini di indisponibilità ad avallare l’idea di Stato guida e la mitologia sovietica, di appello all’azione autonoma delle forze socialiste, di istanze libertarie – stabiliva un quadro di riferimento entro cui posizioni come quella europeista venivano a saldarsi tra di loro in una visuale caratterizzata da un’  ‘inequivocabile rivendicazione della autonomia socialista e di una missione inalienabile del Partito Socialista”.

            Una concezione come quella federalista, volta a rappresentare un nuovo angolo visuale in base a cui era da riconsiderare ogni idea politica in un ottica socialista con un forte atteggiamento autonomista.

            Siamo nell’aprile del 1944, Roma è soggetta ad inasprimento delle persecuzioni nazi-fasciste. Viene colpito in maniera pesante il Partito Socialista che in poche settimane perde più della metà dei quadri della sua organizzazione militare. In uno spazio di poche settimane l’Esecutivo della F.G.S. riuscì a creare quattro zone militari, raggruppando un numero, non rilevante inizialmente, ma decisivo, di giovani”.

Grazie a Solari, Colorni, Matteotti che l’Organizzazione giovanile colmò il vuoto lasciato dall’apparato militare del Partito e ad un certo punto nell’aprile del 1944 tutto il peso dell’organizzazione militare fu assunto dai giovani con la formazione delle prime squadre G.A.P.

            È proprio in un incontro dell’esecutivo della FGS con Eugenio e Mario Zagari che – nell’aspettativa che era progressivamente riemersa nonostante il trauma delle Fosse Ardeatine – si addivenne alla decisione di costituire una prima brigata Matteotti con l’inquadramento in essa dei giovani socialisti di Roma. Questa iniziativa trovò subito l’entusiastico sostegno di Sandro Pertini, che divenne poi l’anima della germinazione delle brigate Matteotti nelle parti non ancora liberate del paese. Le forze della F.G.S ebbero così un inquadramento militare effettivo, anche se con una dotazione relativamente modesta di armi e munizioni.

            Notevole fu anche l’attività agitatoria sviluppatasi con comizi volanti, diffusione in grande stile di Manifestini e con la distribuzione di “Rivoluzione Socialista”. In quel primo maggio, in cui i comandi di polizia, erano allarmati per un imminente sciopero i giovani socialisti circolavano con grossi pacchi di copie del primo numero del giornale Rivoluzione Socialista. I primi due numeri di Rivoluzione socialista, come alcuni numeri dell’Avanti!, d’Italia Libera, Unità Europea, sono stampati nella tipografia clandestina organizzata da Eugenio Colorni a Monte Sacro con la collaborazione della F.G.S., tipografia che poi venne scoperta ed invasa dagli agenti del P.A.I. e dalla Polizia.

            L’impegno dei giovani federalisti, per lo più socialisti, a Roma si sviluppa fino alla Liberazione della Capitale il quattro giugno. Un impegno che ha portato al sacrificio della vita di alcuni di loro, tra cui il loro punto di riferimento, la loro guida intellettuale e spirituale Eugenio Colorni, fermato da una pattuglia della Banda Koch nei pressi di Piazza Bologna il 28 maggio 1944 e colpito a morte.

La sua perdita è per noi irreparabile ed è dolorosa per la cultura italiana ed europea”(Pietro  Nenni).  

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Altiero Spinelli,Come ho tentato di diventare saggio, Bologna, Il mulino , 1988. Rognoni Vercelli Cinzia Mario Alberto Rollier : un valdese federalista,prefazione di Giorgio Spini Milano,Jaca book, 1991.

Antonio Tedesco, “Il Partigiano Colorni e il grande sogno europeo”, Editori Riuniti, 2014, Roma.

Diari / Pietro Nenni ; a cura di Giuliana Nenni e Domenico Zucaro, Tempi di Guerra Fredda, Diari 1943-1956, Milano, SugarCo , 1981-1983

Edmondo Paolini, Altiero Spinelli, dalla lotta antifascista alla battaglia per la federazione europea 1920-1948: documenti e testimonianze. Il Mulino, 1996 Bologna.

Giovanni De Luna, STORIA DEL pARTITO D’aZIONE 1942-1947,Editori Riuniti, 1997.

Leo Solari, Eugenio Colorni, Ieri e Sempre, Marsilio Eitore, Venezia, 1980.

Oreste Lizzadri, Il Regno di Badoglio,

Paolo Monelli, Roma 1943, Tipografie del Senato, Roma, 1945.

Ruggero Zangrandi, L’Italia tradita, 8 settembre 1943, Biblioteca di Storia Contemporanea Mursia, Milano, 1971.

Sandro Gerbi, Tempi di malafede, Una storia italiana tra fascismo e dopoguerra Guido Piovene ed Eugenio Colorni, Einaudi , Tornio, 1999.

Trent’anni di vita del Movimento Federalista europeo, a cura di L. Levi e S. Pistone, Franco Angeli Editore, Milano, 1973.

FONTI DA STAMPA

L’Unità Europea” 1943-1944

Avanti 1943-1944

Rivoluzione socialista 1944

FONTI D’ARCHIVIO

Archivio Centrale dello Stato: , M.I.PS. (RSI), B. 7 / DGPS, Stampa Sovversiva, 1943.

Fondazione Pietro Nenni: Archivio storico Leo Solari, Archivio storico Pietro Nenni.

 

Antonio Tedesco

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