-GIUSEPPE TAMBURRANO-
Nessuno si è posto seriamente il quesito: qual è lo scopo dell’Isis? Nemmeno il pur documentato volume del Corriere della Sera. Non è solo una guerra interna al mondo islamico (sunniti contro sciiti) altrimenti non si capirebbero gli attacchi in Occidente (Parigi….). Non è una guerra all’Occidente capitalistico quale fu quella di Al Quaeda (l’attacco alle Torri gemelle).
L’Isis è un Califfato (califfo Al-Baghdadi), cioè un potere politico e un territorio: uno Stato. Il quale non combatte una guerra di religione all’interno dell’Islam. I suoi kamikaze non attaccano né Ankara, né Teheran, né Riyad. Hanno attaccato Assad che è il più “laico” anche se si rifà alla corrente alauita-sciita. E lo hanno attaccato soprattutto perché in difficoltà con una rivolta interna e per costruire un territorio per il Califfato, così come hanno attaccato l’Iraq indebolito dalla stupida e criminale guerra di Bush.
E il nostro dinamico Renzi che fa? L’Europa (Francia, Germania, Inghilterra) si mobilita per combattere l’Isis in Siria. Tranne l’Italia che si è limitata ad una alzataccia di Renzi che ha visto Hollande alle otto del mattino, mentre chiudeva la valigia. Fa parte dell’impegno europeo anche la Germania che fin ora si è astenuta dal prendere parte alle iniziative belliche occidentali.
Se il rifiuto di Renzi fosse stato motivato con il disimpegno europeo in Libia l’avrei forse capito e l’argomento che l’Italia ha seimila soldati presenti in varie zone non tiene conto che l’impegno bellico è quasi inesistente. Ma l’indifferenza dell’Europa per il problema libico, a cominciare dalla sorella latina, avrà qualche motivazione: indifferenza perchè è un problema che riguarda soprattutto l’Italia?! Eppure quella libico diventerà la questione principale europea.
Non si è riflettuto abbastanza che quella che combatte il Califfato è una guerra di religione il cui nemico secolare è il cattolicesimo. Cioè il Vaticano e quindi Roma.
Ho scritto varie volte che l’Isis ora si rafforza e poi si occuperà maggiormente della Libia e sconfinerà in Tunisia – ove ha già compiuto tre gravissimi attentati – perché la Libia, e ancor più la Tunisia, sono vicine all’Italia. Ho già ricordato che Gheddafi nel 1983 lanciò un missile su Lampedusa e – scusate se mi ripeto – all’Isis non sarà difficile ricostituire un arsenale da allora sicuramente potenziato. Le ultime notizie che leggo sui giornali di oggi 30 novembre confermano in pieno la mia tesi.
Qual è il significato degli attentati in Tunisia se non per impiantarvisi e avvicinarsi all’Italia?
Oltre il fronte siriano avremo un fronte africano che avrà di mira Roma, la capitale del cattolicesimo, dell’antico, millenario nemico religioso contro cui il Califfato promuove la sua crociata nel mentre cerca di rafforzarsi nel suo stato.