Il Corriere della Sera del 24 ottobre dà, a pagina 9, due notizie interessanti: Franco Monaco, “prodiano del PD”, propone una scissione consensuale (“tra buoni amici”) del PD. L’infaticabile Aldo Tortorella (benchè novantenne) ha promosso un convegno su “I ritorni di Marx” nel quale la rivisitazione di Marx alla luce della crisi del capitalismo (interessante il successo, grande ma labile, ottenuto da “Il capitale nel XXI secolo” di Piketty) è accompagnato da rilievi critici che tendono – a mio parere – a renderlo attuale.
E’ nota l’inquietudine – che sta diventando una pochade – della sinistra del PD che sfoglia la margherita: usciamo o restiamo. Intanto Renzi va avanti come un bulldozer infischiandosi dei tremori della “sinistra”.
“Che fare?” si domandò Lenin prima di dare il via alla rivoluzione.
Io ho più volte invitato i gruppetti socialisti organizzati a promuovere un incontro nel quale confrontarsi e contarsi. Se non sapessi che cade nel vuoto, sarei tentato di rivolgere un invito al PSI a farsene promotore, rinunciando alle briciole governative.
Non facciamoci intimidire dalla paura (certezza?) di essere pochini. Quando il partito nacque a metà agosto 1892 a Genova dove si celebrava l’esposizione colombiana, non se ne accorse nessuno: qualche giornale pubblicò poche righe giudicando l’evento uno dei tanti incontri nei quali socialisti e anarchici litigavano fino a venire alle mani.
E’ vero che vi sono avvenimenti che segnano un inizio – le nascite – e avvenimenti che segnano la fine – la morte – . Tranne che la morte sia già avvenuta e i vari circoli, club, associazioni siano fuochi fatui, io penso che l’esigenza della giustizia e della libertà per tutti (come afferma Marx nel Manifesto) sia un sentimento largamente diffuso, universale.
La verità è forse che non vi sono profeti, condottieri, personaggi con il carisma necessario per soffiare sulle fiammelle che può darsi non siano fuochi fatui, ma fuocherelli vivi che bisogna alimentare con un nuovo inizio.
Mi auguro che l’iniziativa per la rinascita socialista tenutasi a Roma all’Hotel Aran Mantegna
produca gli effetti che tante iniziative “personali” non hanno sortito fin ora.
Caro Giuseppe Tamburrano credo che l’intera area che si ispira ad un intendere Democratico sostanziale e progressista debba cercare e trovare soluzioni di intendimento e cooperazione operativa all’interno di una organizzazione che sappia accogliere e valorizare un moderno intendere e pensare laico, andando oltre la semplice rappresentazione del classico pensare ispirato alla <> Mrxsista per una ragione estremamente semplice, che è quella che indica e descrive la complessità dell’intendere e relazionarsi del mondo attuale, ben oltre l’idea di una <> di possibile schierarsi di classi, che non hanno quella possibilità di definizione come si venne a determinare in tutto il periodo di sviluppo di tipo meccanico industriale. Tenendo conto che le conoscienze e le cognizioni anche conquistate con il metodo <> in Marx come per chiunque altro sono cristallizzate in un <> a cui manca tutta la conoscienza (che è anche dal punto di vista sostanziale oltre che metodologico almeno in una percentuale del 50%) dell’ultimo mezzo secolo di storia moderna. Ed è per questo dato oggettivo che è ragionevole intuire, intendere e pensare che le teorie (non di certo i valori di ispirazione) di un intendere ed operare politico non possano non essere rielaborate con metodo scientifico e conizioni congrue in chiave più avanzata e di superamento delle metodologie ed analisi del Marxsismo stesso. E dunque tenendo conto anche di un <> conservatorismo di molti (progressisti) che si ispirano al pensiero Marxsista e Socialista in generale è inevitabile che si debba ritrovarsi in uno spazio comune di pensiero e agire politico che sappia e possa essere grande spazio di riforma e ridefinizione del pensare progressista stesso, altrimenti qualsiasi riproporsi diventa sterile e di scarso rilievo ed interesse, perchè anche se soltanto intuitivamente la maggior parte degli onesti lo sentono, lo considerano e lo vivono come esausto intendere e pensare accademico, e molto poco adatto ad un congruo possibile progetto di futuro, in cui anche sperimentare idee, metodologie e proposte inedite di sviluppo umano, sociale ed economico produttivo ed ambientale.
Caro Giuseppe, leggo il tuo pezzo e non posso non cogliere come positivo,l’invito a ritrovarsi, come quell ‘ Agosto1892 a Genova. Non è certamente un richiamo nostalgico a tempi e condizioni del tutto diversi da oggi, ma certamente si sottintende una forte esigenza a dare al nostro Paese una rappresentanza politico culturale. Non sono le forme partitiche che si vogliono riesumare, ma il pensiero socialista resta valido nella sua struttura e completezza.La capacità di visione e rilettura dei cambiamenti della società. Mi chiedo e pongo la domanda: non certo possiamo ripensare alla Sala Sivori ,luogo di nascita, ma un sostitutivo. Se immaginassimo la RETE nelle se forme. Perché non mettere in circolo punti di grande interesse e bisogno della società. Perché non usare le (nostre) App per mettere a disposizione di tutti il nostro Riformismo? App che mettono a conoscenza e a confronto attività di Comuni che danno servizi a basso o nullo costo. Un’ idea che lascio al primo accenno. Questo è certamente meglio che accontentarsi delle “briciole” che il Pd lascia cadere da un tavolo dove non siamo rappresentati.