Quanto conta la fiducia?

FIDUCIA-ANTONIO TEDESCO-

Quanto conta la fiducia? Alcuni sociologi spiegano gli effetti della fiducia sull’economia facendo riferimento al capitale sociale. Una società che ha una maggiore densità di capitale sociale ha un’economia più produttiva e maggiore benessere diffuso. Cioè dove esistono sentimenti e atteggiamenti favorevoli a “fare le cose insieme (con piacere)” ed ognuno mette a disposizione le proprie “risorse” , si determinano condizioni ottimali alla crescita economica.

Come sostiene Stiglitz, la fiducia e la buona volontà reciproche sono necessarie non soltanto al funzionamento dei mercati ma a qualunque altro aspetto della cooperazione sociale.

Ed è proprio in Italia che abbiamo conosciuto importanti esperienze comunitarie come i distretti industriali, sistemi locali capaci di valorizzare le tradizioni produttive con una forte vocazione innovativa.

Che cosa è successo negli ultimi anni?

Il 50% degli italiani, secondo i dati elaborati dal Legatum Institute, pensa che siamo un Paese non meritocratico, e se la maggioranza degli italiani pensano che contro la dilagante corruzione non si è mai fatto niente di serio, tocca allo Stato far cambiare idea. Stessa cosa per la ricerca del lavoro e l’economia in generale, la sfiducia c’è perché è stata alimentata da anni di politiche inefficaci.

Bisogna invertire la rotta, il governo deve ridare fiducia agli italiani con politiche serie e soprattutto dando l’esempio. Maggiore sobrietà, dedizione al lavoro, studio e competenza. Se la Camera dei deputati consuma come un terzo dell’intera città di Torino, non dà esempio di efficienza, di oculatezza e di rispetto verso i cittadini che pagano le tasse e fanno molti sacrifici. Dare l’esempio è l’unico modo per ridare fiducia agli italiani e rilanciare il Paese.

Una maggiore sobrietà servirebbe a far cambiare agli Italiani la percezione del proprio Paese? Potrebbe nascere una nuova cultura della legalità e un rinato senso civico? Penso di si.

Contemporaneamente servirebbe una nuova politica per i distretti produttivi in Italia capace di valorizzare le peculiarità territoriali con una forte connotazione tecnologica, rafforzando la cooperazione tra i soggetti produttivi, gli Enti locali e le Università con un respiro internazionale.

Nuova politica industriale, maggiore sobrietà (le cene di Renzi a mille euro non vanno in questa direzione) farebbero ripartire la fiducia dei cittadini nella cosa pubblica e rinascerebbe l’attaccamento al proprio territorio e alla Comunità.

Inoltre è necessario che le parole(parole, parole, parole) si traducano in fatti, altrimenti l’effimera “fiducia elettorale” si trasforma in malcontento, sfiducia.

 

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