Per una vera emancipazione dall’emarginazione e dalla povertà

Mostra Al Semaforo-ANTONIO TEDESCO-
 
Ogni politica redistributiva va incoraggiata; il bonus mensile di 80€, insieme ai tagli dei compensi ai manager pubblici, rappresenta un buon punto di partenza per il “giovane” Governo guidato dall’ex Sindaco di Firenze. Politiche in discontinuità con gli ultimi governi (Monti in primis) che hanno sostenuto politiche economiche “trickle down”; cioè partivano dall’idea che lasciando più denaro ai ricchi si avvantaggerebbero tutti portando con il tempo, a cascata, un maggiore benessere per tutti; in altri termini,se il ricco compra la Ferrari ci saranno migliaia di lavoratori a produrla e per questa ragione non bisogna aumentare la pressione fiscale sui grandi patrimoni (Un esempio di questa politica è l’abolizione della tassa sulle barche).
 

Se pur condizionato dalle regole economiche nel campo della produzione, alle quali si deve ubbidire, il legislatore, è questo è assodato, è libero di spostare le risorse economiche all’interno di un determinato territorio.

Oggi siamo dinanzi ad un’urgenza di perequazione economica. Redistribuzione per attutire gli effetti perversi dell’economia capitalista, dove le disuguaglianze sono all’origine, dove chi nasce a Scampia non ha le stesse opportunità di chi ha la fortuna di crescere nel centro di Bologna.

 

La sfera di azione non si deve limitare alla tassazione ed agli schemi di carattere redistributivo, come i servizi alla persona, ma si deve estendere a tutto il raggio d’azione degli interventi statali.

Sarebbe più opportuno trattare i temi della povertà, della dispersione scolastica, non come un fenomeno endogeno oppure come il risultato di una mentalità o di una specifica cultura ma come il prodotto delle contraddizioni del capitalismo a cui la politica deve rimediare.

 

È necessario individuare dei parametri di benessere minimo, provvedere ad una determinazione scientifica degli standards minimi delle condizioni di vita e studiare dei metodi di produzione e distribuzione per assicurarli a tutti i componenti della collettività, ad esempio si possono ipotizzare alcune forme d’intervento: diritto alla casa (almeno 40m²), diritto all’istruzione (alzare l’obbligo a 18 anni), social card per generi alimentari di prima necessità, salario minimo di sussistenza(400 €) etc. .

 

Quindi con questo nuovo approccio si renderebbe necessario ribaltare la fisionomia e l’impostazione ideologica e politica del welfare state, delle politiche sociali. Il tema della povertà, il disagio sociale, l’emarginazione, la dispersione scolastica sono tutti fenomeni che vanno affrontanti allo stesso tempo e dalla stessa organizzazione dedicata a misurare e a favorire livelli di benessere individuale.Non solo gratificazione economica, ma è necessario garantire la gratificazione intellettuale, e quindi l’accettazione sociale, garantendo a tutti condizioni di vivibilità minime, che possano favorire l’integrazione e la socializzazione.

 

Le politiche sociali, dovrebbero chiamarsi politiche per il benessere diffuso individuale e collettivo.

Un nuovo approccio, che rimedia alla nascita, non mera dipendenza assistenzialista, che mira al controllo sociale dell’individuo. Dev’essere l’uomo( il lavoratore) ad avere gli strumenti minimi necessari per emanciparsi dalla propria condizione.

I costi per garantire un benessere minimo diffuso sarebbero inferiori rispetto ai costi sociali provocati dall’emarginazione e dalla povertà.

 

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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