Il diavolo si nasconde nei dettagli

legge elettorale

 -ALFONSO ISINELLI-

Dunque si sarebbe arrivati al punto: una legge elettorale, l’Italicum, che garantisce la governabilità, che consente agli elettori di sapere, come vuole la vulgata corrente in questo momento, chi ha vinto e chi ha perso, effetto che non sarebbe cattivo in sé. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli e allora esaminiamoli.

Partiamo dal problema delle preferenze: il Parlamento eletto con la nuova legge elettorale sarà composto esclusivamente da nominati, come dal 2006 in poi con il famigerato Porcellum. E’ vero che la Corte Costituzionale nella sua sentenza ha sdoganato un sistema che preveda circoscrizioni di dimensioni ridotte con un “numero di candidati esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi”, ma la questione resta in piedi, i parlamentari saranno nominati dalle segreterie di partito, contro un comune sentire dell’opinione pubblica.

Renzi ha affermato che con questa legge verrà eliminato il potere di veto dei piccoli partiti, visto lo sbarramento al 5% per chi dovesse presentarsi in coalizioni e dell’8% per chi volesse presentarsi da solo. Ma è del tutto evidente che per raggiungere la soglia del 35% che fa scattare il premio di maggioranza, evitando il ballottaggio (peraltro a stare ai risultati delle ultime elezioni molto lontana dall’essere raggiunta, visto che la coalizione “vincente”, Italia Bene Comune, ha preso il 29,5%) PD e Forza Italia dovranno allearsi con le forze politiche minori, che si apparenteranno per raggiungere la soglia oppure avranno loro candidati nei listini dei due partiti principali (come ha fatto ad esempio il PSI alle ultime politiche). Dopo le elezioni ognuna di queste forze farà il suo gruppo parlamentare, avrà i suoi ministri, insomma condizionerà come oggi la linea politica del governo di cui fa parte.

E veniamo al punto più discutibile: il premio di maggioranza del 18% scatta per la lista o le coalizioni che ottengano il 35%. La nuova legge elettorale è come la precedente, proporzionale e la Corte è stata chiara: “qualora il legislatore adotti il sistema proporzionale, anche solo in modo parziale, esso genera nell’elettore la legittima aspettativa che non si determini uno squilibrio sugli effetti del voto, e cioè una diseguale valutazione del peso del voto ai fini dell’attribuzione dei seggi”. Un premio equivalente al 50% dei voti ottenuti non è da considerarsi uno squilibrio? E nel caso, non impossibile, che due liste presenti nella coalizione raggiungano il 4,9%, dunque non prendendo nessun seggio, potrebbero con i loro voti contribuire a far scattare il premio di maggioranza che andrebbe tutto ad una lista che avrebbe preso il 26% dei voti, cosa che lo renderebbe ancora più abnorme di quello del Porcellum. Dubito fortemente che una legge così fatta possa superare non solo il vaglio della Corte, ma addirittura la firma del Presidente della Repubblica. (La sinistra ha dimenticato la furibonda battaglia del 1953 contro la legge truffa, che assegnava un premio di maggioranza a chi avesse superato il 50,01%!).

E per finire ammesso che il pacchetto di riforme renziano “prendere o lasciare” (dunque comprese le riforme costituzionali del Senato e del Titolo V) vada a compimento, nell’anno ed oltre necessario per portarle a compimento cosa si farà? Il governo Letta, nella forma attuale o rimpastato, continuerà ad essere sbeffeggiato dal suo azionista di maggioranza? Quali riforme porterà avanti? Oppure al primo tassello che salta in Parlamento, come dice Renzi, salta tutto l’impianto delle riforme? Andremo ad elezioni con il proporzionale puro? E Grillo in tutto questo?

Alfonso Isinelli

fondazione nenni

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