Hic Rhodus, hic salta

L’Europa o chi per essa (la Germania con tutta evidenza) ciò che chiede ora all’Italia è la continuità con la linea Monti, da rendere consolidata e sistematica: da mantenere e da perfezionare finché ce ne sarà bisogno. I fatti futuri diranno quando il “cessata emergenza” permetterà più libertà dall’agenda dell’austerità. La richiesta investe direttamente e totalmente il PD: ha vinto le elezioni, in poco o in tanto che sia, quindi si attenga. Il compito, di per sé, non è per niente difficile o complesso. Si tratta solo di aderire, di conformarsi e di allinearsi. L’ordine europeo lo esige. Un atteggiamento diverso è velleità da sognatori in pieno sonno della non politica.
Si dice: con questo parlamento, eletto dallo tsunami sotto il cielo delle cinque stelle, non è possibile. E con ciò? Anche rifacendo le elezioni, il risultato sarebbe sempre a ricalco del precedente: il PD (o chi per esso), che da decenni occupa la posizione centrale della scena politica, anche se aritmeticamente in posizione di minoranza, dovuta alla parentesi congiunturale (per quanto ventennale) della berlusconità, in caso di nuove elezioni, potrebbe vincere con più larghezza, ma il diktat teutonico rimarrebbe tale e quale.
Anzi, i teutonici, per bocca del leader socialdemocratico, che non ama le sfumature, sono venuti incontro al PD con il giudizio espresso sui due clown in scena, volendo dire che il PD va benissimo, purché sulla linea Monti. Stop a ogni altro argomento. Infatti, di argomenti altri, ora come ora, non ce ne sono . Questa non solo è la situazione del momento, questa è la politica del momento. Lo stretto di Rodi da saper saltare, Grillo o non Grillo. Il quale, di per sé, è salterino di natura.
E non è neanche questione di abilità da governance della tattica: la questione è di strategia e quindi di dottrina. Certo è che se il PD mette davanti a se stesso, o al centro di se stesso, Mario Tronti, il maestro di Toni Negri, e Stefano Rodotà, il teorico dei diritti soggettivi individuali e dei doveri oggettivi dei beni comuni come variabili indipendenti rispetto al sistema della realtà, che per forza dialettica delle cose sono variabili in tutto; se prosegue cioè nel delirio di tali teologie, fuori dal tempo e dallo spazio, il reale politico non è cosa che gli concerna, abbia o non abbia le maggioranze parlamentari che vuole.
In sintesi: o Mario Tronti o Mario Monti. Decida. Il suo momento è ora. Deve scegliere ora. Costi quel che costi. Se ci fossero altri al suo posto, il problema “oggettivo” rimarrebbe lo stesso. Europa vult!
Nota a margine: il presente appunto non è una presa di posizione a favore della linea Monti. Monti è il prodotto, sempre “oggettivo”, di un paradigma oggettivo posto dalla realtà, la quale impone, nel momento d’ora, il salto di Rodi tanto vantato da poter essere compiuto da chi intenderebbe compierlo: il Pd e nessun altro.

Cesare Milanese

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