Liberismo versus socialdemocrazia

Contrariamente a una sentenza diventata rapidamente un luogo comune, non è affatto vero che , dopo la bancarotta planetaria del comunismo, nel mondo occidentale regna il così detto “pensiero unico”. Esistono quanto meno due modelli di organizzazione sociale in competizione: quello centrato sul mercato autoregolato e quello sullo Stato sociale. E si tratta di due modelli incompatibili, dal momento che il primo è del tutto indifferente ai valori – l’eguaglianza sostanziale e la solidarietà – che sono al centro del progetto socialdemocratico. La loro incompatibilità è tale che J.J.Rosa , tipico “fondamentalista del mercato”, ha sentenziato con la massima perentorietà che “ lo Stato sociale che si fa carico degli individui dalla culla alla bara non si discosta molto dal Grande Fratello di George Orwell”.

Una sentenza, quella di Rosa, sbalorditiva per almeno due ragioni. La prima, che la devastante critica del totalitarismo comunista di Orwell era fatta in nome dei valori del Partito Laburista, nelle cui file egli militò sino alla fine dei suoi giorni. La seconda, che non pochi economisti e sociologi liberali – Soros, Stiglitz, Dahrendorf, Rifkin, Luttwak, Wolman, Judt , ecc. — hanno elogiato la socialdemocrazia per aver creato la più umana forma di capitalismo che la storia ricordi.

Meno perentoria ma identica nella sostanza la tesi che ha sviluppato Kenneth Minogue nel suo recente libro “La mente servile”. A suo dire, una insidiosa malattia sta corrodendo la fibra morale degli Europei ed essa nasce dal Welfare State, il quale, con il suo sistema di protezione, spoglia gli individui della responsabilità personale di provvedere al proprio futuro. Di qui la formazione della “mente servile”, ossia della disponibilità, sempre più diffusa, ad “accettare direttive esterne in cambio della rimozione dell’onere di esercitare una serie di virtù come la parsimonia, l’autocontrollo, la prudenza e la stessa civiltà”.

In realtà, le cose stanno in maniera completamente diversa da come Minogue le rappresenta. E’ stato lo sviluppo della democrazia sostanziale – la cui tappa fondamentale è stata l’istituzionalizzazione del Welfare State — che ha progressivamente sradicato la mente servile che caratterizzava l’Antico Regime, tutto centrato sulla deferenza degli “inferiori” nei confronti dei “superiori”. Ed è stato sempre lo sviluppo democratico che ha reso possibile il passaggio dalla figura del suddito alla figura del cittadino, titolare di un pacchetto di diritti che egli stesso fa rispettare attraverso la partecipazione alla vita delle istituzioni politiche (partiti, sindacati, ecc. ). Il che, poi, non significa che la mente servile sia del tutto sparita dall’Europa . Ma essa non può certo essere debellata con il nostalgico moralismo, tipicamente conservatore, di Minogue.

Luciano Pellicani

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