Un socialista all’Eliseo

Qualche mese fa, Mario Draghi ha dichiarato che il modello sociale Europeo è superato. Quell’efficace modello di equilibrio tra governance democratica, libertà economiche e solidarietà sociale, che pure tanto ha contribuito a dar lustro all’identità europea, non è più sostenibile. La frase, pur nella sua durezza, non ha scosso più di tanto gli animi. Nessun coro di dissenso si è alzato. Quasi che quanto affermato da Draghi fosse la cosa più logica e naturale al mondo.

Fortunatamente, però, qualcuno in Europa sembra stia cominciando a porsi il problema: François Hollande, il candidato socialista alle presidenziali francesi. Dice di ispirarsi a Mitterand. “Sarò il presidente di chi soffre e spera” ha affermato in una delle prime uscite pubbliche. La priorità: andare incontro ai “dimenticati, alle classi meno abbienti, quelli che più soffrono della crisi economica”. Il suo programma si chiama “Sessanta impegni per la Francia”. Prevede: una grande riforma fiscale, ai fini di una più equa distribuzione del carico, con aumenti delle aliquote per i redditi più alti; riforma del lavoro e rilancio della scuola pubblica, perché “la conoscenza, il sapere, l’istruzione non sono semplici spese, ma investimenti”; riduzione dei costi della politica e abbattimento dei privilegi; voto comunale agli immigrati per favorire l’integrazione e interventi in campo bioetico. Last but not least, lotta contro gli eccessi della finanza deregolata e riforma del sistema bancario, con divisione tra attività di credito e speculative. Così in un’intervista a “Il sole 24 ore”: “Non ho denunciato il sistema finanziario nel suo insieme ma gli eccessi della finanza deregolata, le derive della speculazione e del capitalismo incontrollato. Voglio che la finanza smetta di avere il controllo dell’economia, della società, delle nostre vite. Deve ritrovare il suo ruolo prioritario, che è quello di finanziare l’economia, gli investimenti delle imprese”. “Sarò il Presidentedella fine dei privilegi – ha concluso alla presentazione del suo programma – non posso ammettereche, mentre quelli si arricchiscono senza limiti, la miseria si aggrava e otto milioni di persone vivono sotto la soglia della povertà. L’eguaglianza non è l’egualitarismo, ma la giustizia”. Le critiche sono state immediate: fa promesse più grandi di quelle che potrà mantenere. Staremo a vedere. Ma per adesso compiacciamoci per un Hollande che parla un linguaggio diverso rispetto a quello prevalente finora in Europa, e che si sforza di guardare i problemi anche da un’altra angolazione. Il che è sempre un bene, visto che osservare i problemi da prospettive diverse è uno dei tratti caratteristici delle moderne democrazie liberali.

Ed è importante anche per il futuro dell’Europa quello che accadrà oltralpe. La politica e l’economia hanno ormai abbattuto i confini nazionali, e in quelle elezioni non saranno in gioco solo due visioni della Francia, ma due visioni dei mercati e dell’Europa. Ecco che la vittoria di Hollande potrebbe essere l’inizio di un’inversione di rotta. Un’alternativa all’egemone linea della “contrazione espansiva” e del rigore recessivo, con cui potrebbe ritornare in auge un’Europa che, come afferma ancora Hollande, parli anche di “lotta alla speculazione finanziaria”, di “crescita”, “di controllo democratico da parte dei cittadini, di “solidarietà”. Un’Europa attenta sì alle importanti questioni economiche e di bilancio, ma anche alla sicurezza sociale, alla giustizia e all’allargamento del benessere. E chissà che sull’onda europea non si possa intravedere la strada per la tanto attesa rinascita socialista anche in Italia. Il nostro paese quanto l’Europa ne avrebbero urgente bisogno. Per un futuro dove il modello sociale europeo abbia ancora molto da dire e dove quel civile connubio tra meriti e bisogni ritorni a essere un messaggio attuale.

Sabatino Truppi

fondazione nenni

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