Slow politics

La fiducia nei partiti è ai minimi storici. Solo l’8% degli italiani si “fida” dei partiti. L’attuale governo tecnico “neutro”, come ci suggerisce Giuseppe Tamburrano, ha messo in luce la crisi profonda di tutti i partiti e della politica. Senza dubbio è profondamente in crisi la nostra democrazia rappresentativa. I partiti di massa della prima repubblica garantivano degli spazi di socializzazione alla politica, avevano una solida struttura partecipativa organizzata, offrivano un’identità attraverso una mobilitazione diffusa e radicata sul territorio. Oggi lo scollamento tra politica e società civile sembra insuperabile. Per colmare le lacune lasciate dai partiti negli anni 90′ e fino a qualche anno fa in Italia si sperimentarono nuove forme di partecipazione, da Agenda 21 al “bilancio partecipato”, nel tentativo di canalizzare l’associazionismo in azioni concrete per il bene comune ma anche di responsabilizzare i cittadini e di stimolarne la partecipazione politica e di migliorare la qualità della governance locale. Un grande patrimonio di esperienze che aveva visto in questi strumenti la possibilità concreta di aprire la macchina istituzionale, in un ottica di superamento delle forme tradizionali di relazione con i cittadini di carattere meramente consultivo. In alcuni comuni italiani si erano creati degli spazi dove le tensioni sociali si trasformavano in progetto condiviso all’interno di spazi autogestiti dalla società civile, partendo dal principio che il comune è la cellula base della democrazia. Oggi sembra che siano state completamente accantonate queste esperienze di democrazia diretta ed assistiamo spesso ad un nuovo autoritarismo, ad un accentramento della politica nella figura del sindaco eletto direttamente dai cittadini senza una solida struttura organizzata alle spalle e sempre più leader autoreferenziale.

Spesso il rapporto cittadini/società civile e amministrazioni locali è di tipo verticistico, dove si conservano delle dinamiche gerarchiche, di potere che creano un tipo di interazione dall’alto verso il basso.

Con internet negli ultimi anni assistiamo a delle interessanti evoluzioni.Da un lato, la rete riveste un importante ruolo di canale di informazione, potendo così creare un cittadino informato e consapevole (prerequisito di ogni democrazia); dall’altro Internet sembra che possa diventare anche il luogo delle decisioni collettive, dove tutti potrebbero essere consultati ed esprimere on line il loro orientamento.

La rete diventa una nuova metafora di democrazia: da un lato si allargano le possibilità di realizzare una democrazia del popolo, con l’opportunità di realizzare procedure di decisione popolare; dall’altro si costata la presenza di una serie concreta di rischi e limiti, come la difficoltà di riorganizzare le “comunità umane”.

Credo che sia necessario che la sinistra ripensi all’idea di egemonia culturale riorganizzandosi per una nuova “slow politics”, ripartendo dal territorio, dall’aggregazione, senza l’ansia del consenso, ma capace di operare per il bene comune, poiché oggi non è in crisi solo la fiducia nella politica e nelle istituzioni ma soprattutto la fiducia inter-personale.

Fidarsi costituisce una parte imprescindibile della vita sociale. La fiducia riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo del capitale sociale(e quindi dello sviluppo culturale politico ed economico). La fiducia interseca tutte le dimensioni della cooperazione, della legittimità e del consenso Per questo è necessario puntare su una nuova cultura politica, radicata sul territorio. Per emergere dall’empasse culturale è necessario ripartire dal proprio quartiere, con la creazione di spazi condivisi che permettano l’aggregazione.

Le scuole potrebbero diventare centri del bene comune della collettività, aperte, polifunzionali e luogo di incontro transgenerazionale.

Antonio Tedesco

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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