Occhio alla penna

 Ecco, questa proprio ci mancava, ma adesso l’abbiamo: Giorgio Napolitano stalinista. Lo dice Cesare Battisti. Lo dice sul serio e noi dobbiamo prenderlo sul serio. Anche perché con questa sua affermazione dichiara di non sentirsi in resipiscenza, di nessun genere.

Cesare Battisti è serio perché fa il gioco duro. In questo caso egli si espone come “esponente” da conferma di un’argomentazione che è stata argomentazione di fondamento, allora, come elaborazione di giustificazione legittimante della lotta armata; e che, ora, è ripresa per essere riproposta come valida tuttora.

Ai tempi di allora, la new left (come in quegli anni era mondanamente beneficiata dalla pubblicistica ufficiale) amava presentarsi come critica superatrice della old left, perché questa, nella sua presunta obsolescenza, diffidava, disapprovava, redarguiva il nuovo corso che si proponeva come vincente. E la pubblicistica ufficiale approvava.

L’acqua passata sotto i ponti ci esime dallo star qui a rifare di queste prese di posizione una questione di merito da discussione d’aggiunta. Qui, ora, in era postcomunista già da tempo avviata, ci basta segnalare l’episodio del Battisti come dato segnaletico di una presenza ancora attiva di un’impostazione delle cose che dichiara di non doversi considerare superata.

Può non essere per niente una manifestazione individuale d’albagia. La “serietà” della cosa deriva direttamente dal fatto che la presa di posizione di Battisti, proprio perché presentata in forma “sfrontata” (che, peraltro, semmai, personalmente lo danneggia), intende essere indizio, e lo è, di una sottostante rivalutazione di una stagione evidentemente tutt’altro che rinnegata: anzi rivendicata e riproposta. Rivendicazione e riproposta non circoscritta al solo Battisti.

La conclusione da trarre è sbrigativa: “Occhio alla penna”, comunque. Battisti, peraltro, è uno scrittore alla moda.

Ma, a parte ciò, la specificità della frase pronunciata a carico del presidente della Repubblica, quale esempio dell’assurdo in sé e per sé, porta a pensare che se il migliorismo è identificabile con lo stalinismo, allora vuol dire che il confusionismo da cortocircuito mentale, cui la left-left di vecchio e nuovo conio è arrivata, può essere visto come una componente non secondaria delle distorsioni concettuali della presente epoca. Ecco perché si diceva che la “questione Battisti” va considerata come questione seria.

 Cesare Milanese

 

 

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One thought on “Occhio alla penna

  1. Le strutture mentali, a livello di identità personale e collettiva, sopravvivono molto più a lungo della lettera delle ideologie. Ora, può ben essere sostenuto che Napolitano ha semplicemente traghettato sotto nuove bandiere un approccio ed un atteggiamento che ha denotato, in Italia e non solo, i fans del regime stalinista. Ma Battisti sotto questo profilo mi sembra restare altrettanto schiavo della sua storia e della sua mentalità, qualsiasi cosa pensi oggi della modesta e confusionaria esperienza di lotta armata cui ha partecipato negli anni settanta.

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