Il nuovo declassamento: un affronto all’Europa

Lo scorso 13 gennaio l’agenzia di rating Standard&Poors ha declassato il giudizio sul debito dell’Italia di un livello, passando da A a BBB+. La nuova valutazione interviene dopo neanche quattro mesi dal precedente declassamento, quando il rating del nostro Paese era passato da A+ ad A. E’ interessante fare qualche riflessione sul precedente e sull’attuale declassamento. Nel suo rapporto dello scorso settembre, quando il Primo Ministro era ancora Berlusconi, Standard&Poors adduceva come principali motivazioni del declassamento le seguenti: l’indebolimento delle prospettive di crescita del nostro Paese, le significative difficolta’ politiche nell’approvazione delle riforme finalizzate alla crescita, l’elevato indebitamento pubblico ed, infine, la limitata capacita’ del Governo di incidere sul fronte di riduzione della spesa. Nello stesso report, l’agenzia dubitava sulla capacita’ del Governo di mettere in sicurezza i conti pubblici tramite una manovra da 60 miliardi di Euro, spalmata su 2012 e 2013, in modo da arrivare al pareggio di bilancio a fine 2013.

Ebbene, da settembre ad oggi, molte cose sono cambiate. A Berlusconi e’ subentrato Monti; e’ stata approvata in Parlamento ed e’ legge una manovra finanziaria tale da assicurare il pareggio di bilancio nel 2013, con un avanzo primario in grado di ridurre in prospettiva il debito pubblico. Sono inoltre al vaglio del Governo misure di liberalizzazione in grado di rilanciare la crescita; qualche sforzo e’ stato fatto in termini di riduzione della spesa. Insomma, negli ultimi quattro mesi, l’Italia ha lavorato ed ha inciso su quelle debolezze evidenziate da Standard&Poors nel suo rapporto di settembre.

Quale il risultato di questa azione? Un nuovo declassamento. Questa volta, Standard&Poors evidenzia nel suo rapporto come il downgrading sia da ascriversi principalmente ad una maggiore vulnerabilita’ dell’Italia sul fronte del debito, derivante dalle maggiori difficolta’ che il nostro Paese potra’ incontrare sui mercati finanziari internazionali nel rifinanziare l’ingente debito pubblico man mano che giunge a scadenza.

Ad alimentare le prospettiche maggiori difficolta’ nel rifinanziamento del debito sarebbe – secondo Standard&Poors – soprattutto l’incapacita’ dei leaders europei di trovare un accordo per l’uscita dalla crisi.

Ma, se si considera che, da un lato l’Italia ha posto rimedio a quanto di negativo evidenziato dall’agenzia lo scorso settembre, e dall’altro lato la situazione in Europa lo scorso settembre non era migliore di oggi, il nuovo declassamento e’ quanto meno sospetto e potrebbe essere letto come un affronto all’Europa. Allora forse e’ il caso di attivarsi al più presto affinche’ l’Europa si doti, come a suo tempo proposto da Francia e Germania, di una propria agenzia di rating, che possa fungere da contrappeso al potere delle agenzie esistenti, di matrice anglosassone.

Anche se vi e’ da riconoscere che almeno su un punto Standard&Poors ha ragione nel suo rapporto della scorsa settimana con cui ha declassato l’Italia. I problemi finanziari che oggi l’eurozona affronta non sono tanto dovuti all’alto debito dei Paesi cosiddetti periferici, quanto, salendo più a monte, alla diversa competitivita’ ed ai crescenti squilibri nelle bilance dei pagamenti dei Paesi europei. Ed e’ su questo punto che i leader europei, e la Germania soprattutto, sono chiamati a trovare una soluzione.

Alfonso Siano

fondazione nenni

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