Un’altra autentica porcheria si sta consumando alla Biennale di Venezia. L’attuale presidente Paolo Baratta, di origini socialiste (fu già silurato da Craxi dalla presidenza del risanato Crediop perché estaneo alla sua “corte” e vicino alla sinistra) ha fatto benissimo rendendo addirittura autosufficiente al 90 % sul piano finanziario la Biennale di Architettura in corso con vasta eco internazionale e restituendo prestigio a tutta l’istituzione. Essendo in scadenza il suo mandato, si pensava che, per ragioni oggettive di merito, sarebbe stato rinnovato. Invece no. Il ministro dei Beni culturali, Galan, che da governatore veneto aveva molto apprezzato il ritorno di Baratta alla Biennale (dov’era già stato nel 1998-2001 prima di esserne cacciato dal secondo governo Berlusconi, in primo luogo da Giuliano Urbani), ha candidato uno dei più stretti amici di Silvio Berlusconi, il manager della pubblicità Giulio Malgara, titolare della Chiari&Forti che produce gnocchi (attenzione, con la i), polenta, pasta fresca, olii, farine, ecc.
La città di Venezia – a cominciare dall’ex sindaco Cacciari e dall’attuale sindaco Orsoni – si è sollevata, il quotidiano “La Nuova venezia” ha promosso un appello che in pochi giorni ha raccolto 3.500 firme, molte di personaggi della cultura (a cominciare dal direttore della Modern Tate Gallery di Londra, da esponenti del Moma e così via), ma tante di semplici cittadini di Venezia e del Veneto indignati per questa nuova offesa lla meritocrazia. Servirà? Mercoledì la commissione Cultura della Camera dovrà dare un parere consultivo sulla nomina di Malgara, contestatissima. Correvano voci di un dissenso della Lega. Placato, così scrive Toni Jop sull’Unità, dalla promessa di Galan di dare più fondi all’Arena di Verona a guida leghista. Così va (a rotoli) l’Italia.
Vittorio Emiliani