Il tema di questi giorni, su cui si concentrerà anche l’attenzione del vertice europeo dei Capi di Stato e di Governo del 23 ottobre, è quello di decidere come risolvere la crisi greca e come provvedere alla ricapitalizzazione delle banche maggiormente esposte. La linea che sembra prevalere è quella franco-tedesca che prevede un default selettivo della Grecia. In base a tale proposta sarà chiesto alle banche coinvolte, in prevalenza istituti finanziari francesi e tedeschi, di rinunciare ad una parte del credito vantato verso la Grecia. La percentuale, inizialmente stimata nel 21% del debito insolvibile, sembra ora poter salire fino al 50% o 60%, corrispondente alla cifra monstre di oltre 140 miliardi di Euro. Per le banche europee, che a valle della svalutazione dei crediti verso la Grecia potrebbero registrare consistenti perdite di esercizio, la conseguenza sarà l’urgente necessità di ricapitalizzare il proprio patrimonio. Ciò anche al fine di raggiungere il rapporto tra patrimonio ed attivo del 9%, a cui le banche saranno tenute ad adeguarsi entro la metà del 2012. In parallelo alla rinuncia delle banche, dovrebbe essere sbloccata da parte degli Stati europei la nuova tranche dei finanziamenti sovrani alla Grecia per oltre 100 miliardi di Euro. In questo modo si conta di risolvere il problema dell’insolvenza della Grecia e di fatto riuscire a bloccare gli attacchi speculativi condotti verso altri Paesi dell’area Euro, in particolare nei confronti di Portogallo, Irlanda, Italia e Spagna. Ma è questa una soluzione credibile? Molto dipenderà dal modo come le banche saranno ricapitalizzate. Qui le posizioni di Francia e Germania divergono. Se, come auspicato dalla Germania, in soccorso delle banche interverranno capitali privati, allora effettivamente la soluzione proposta dai leaders eur opei potrà apparire credibile agli occhi dei mercati, dal momento che non peserà totalmente sulle finanze pubbliche. Si potrebbero esaminare altri corollari, come quello di dover aprire l’azionariato delle banche europee ai capitali arabi. Ma, al momento, tale conseguenza ê considerata di secondaria importanza. Se invece, come inizialmente proposto dalla Francia, la ricapitalizzazione delle banche sarà a carico soltanto degli Stati sovrani o del famoso Fondo di Stabilità Europeo (FESF) allora, gravando sulle già appesantite finanze pubbliche europee, apparirà molto meno credibile e forse non sarà sufficiente ad arrestare gli attacchi speculativi contro l’area Euro. Due osservazioni finali. Nei test a cui sono state sottoposte le banche dall’Autorità bancaria europea la scorsa estate era stato considerato un rapporto pari al 5% tra patrimonio ed attivo. Perciò molte banche come la franco-belga Dexia, oggi in crisi ed in via di smembramento, erano riuscite a superar e il test. Ma potrebbero ancora farlo oggi? Infine gli interventi di cui si discute ormai da mesi in sede europea riguardano il salvataggio di un’economia, quella greca, tutto sommato marginale nel contesto europeo. Cosa succederebbe se in gioco ci fosse l’Italia?
Alfonso Siano