Non è un buon clima

-di FRANCO LOTITO-

Venerdì 8 giugno. Il CNEL ha dato ospitalità ad un convegno internazionale ad un tema di importanza cruciale per il futuro del Pianeta: “Una giusta transizione alle nuove fonti di energia. Tecnologie, costi, geopolitica”. L’iniziativa era attesa da tempo negli ambienti che si occupano delle problematiche del Clima e del minaccioso processo di surriscaldamento, e bene hanno fatto la FEPS, la Fondazione che raggruppa i principali centri studi europei e la Fondazione Pietro Nenni a promuoverla.

La vivibilità del Pianeta; la sostenibilità della crescita economica; il ruolo dell’Europa sono stati i fili conduttori del dibattito che ha animato la prima delle due tavole rotonde in cui si è articolato il convegno. Il parterre è quello delle grandi occasioni di confronto e di approfondimento.

Il compito di svolgere la relazione introduttiva è stato affidato a Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Un intervento fortemente problematico ed a tratti provocatorio. I nodi della sostenibilità e della salvaguardia del clima – ha esordito – sono ormai da lungo tempo al centro di un vastissimo dibattito. “Ha prodotto appuntamenti di grande impatto sociale e di immagine con le conferenze di Rio De Janeiro, Kioto e – ultima – di Parigi, ma stenta ad entrare nell’agenda politica dei governi. Parlo dell’Europa, innanzitutto. L’Europa vanta un autentico primato dal punto di vista della elaborazione di una cultura ambientalista, purtroppo manca ancora di un’organica ed impegnativa politica comune”.

La dipendenza dai combustibili fossili,  è ancora troppo elevata. Il 75% del consumo energetico e ottenuto dal petrolio, dal carbone e dal gas e se non cambia davvero il trend di sostituzione con le fonti rinnovabili gli obiettivi fissati nella conferenza di Parigi appariranno come una montagna troppo dura da scalare. Purtroppo lo sfruttamento delle fonti innovabili – il sole, l’acqua, il vento e l’energia del sottosuolo, presenta ancora l’inconveniente dei costi molto elevati rispetto a quello richiesto tuttora dall’impiego delle risorse fossili. Per questo occorrono scelte politiche ben precise che rendano economicamente sostenibile la transizione energetica che ha nell’obiettivo della pressoché completa sostituzione delle fonti entro il 2050, il suo punto d’arrivo.

Corrado Clini, già ministro dell’Ambiente del governo di Mario Monti, è tornato sugli aspetti della dipendenza energetica europea, ricordando che oltre la metà delle risorse energetiche impiegate dai paesi dell’Unione proviene dall’esterno. “L’Europa – ha ammonito – ha dunque di fronte a se una doppia sfida, quella della de-carbonizzazione dell’economia e quella della riduzione della dipendenza energetica. In questo senso si dovrà pensare al Gas come ad una fonte di transizione verso l’adozione completa delle tecnologie e delle fonti rinnovabili”.

L’intervento di Said El Khadraoui, consigliere della Commissione europea per il Centro di strategia politica Europea, è partito da una domanda venata di  inquietudine. “Che cosa succederà dopo il 2030, quando dovremo fare i conti con il primo step della transizione immaginata alla conferenza di Parigi?” L’allarme per il ritardo con cui vanno avanti le politiche di sostituzione è solo una parte del problema. Qui l’oratore ci ha tenuto molto a sottolineare la necessita di un approccio “olistico” al problema energetico. “Occorre una nuova visione dell’Europa nella quale la definizione di una nuova politica energetica che unifichi  e restituisca fiducia nel futuro. Occorrono le nuove tecnologie, ma occorre sapere anche come cambiare gli stili di vita per consumare meno energia pro-capite. E poi è necessario che i temi dell’ambientalismo si presentino come una prospettiva di creazione di nuovi posti di lavoro.

Da parte sua Luigi Michi, responsabile della Divisione Strategia e Sviluppo di “Terna S.p.A.” ha posto in evidenza la necessità di guardare all’elettricità come al settore principale sul quale fare affidamento per cogliere l’obiettivo della de-carbinizzazione. Sulla stessa lunghezza d’onda si è poi mosso l’intervento di Andrea Villa rappresentante dell’ENEL in Eurelectric. “Il nostro obiettivo  è la completa de-carbonizzazione dell’energia elettrica. Attenzione però – ha ammonito – i problemi più grossi per quanto riguarda l’emissione di CO2 nell’ambiente, vengono dal settore dei trasporti, dove ancora la quasi totalità dei vettori impiega petrolio e si avvale di tecnologie ultra-mature (il diesel, tanto per fare un esempio).

Paolo Ghezzi, Direttore generale di Infocamere, ha offerto al convegno un intrigante fuori-pista parlando della banca-dati allestita dal suo Ente nella quale nella quale viene ricostruita l’anagrafe delle imprese registrate presso le Camere di Commercio: 6 milioni di aziende! L’uditorio è apparso molto attento alle descrizione delle potenzialità di questo strumento, specie quando l’oratore ha sottolineato che le aziende del settore energia sono le più dinamiche sia dal punto di vista della natalità di nuove imprese, sia sotto il profilo dei del loro apporto occupazionale.

Anche Jesse Scott, vice-segretario generale di Eurogas ha posto un forte accento sul nodo dei costi della transizione energetica. “Saranno molto alti, ma è bene sapere che i costi della non de-carbonizzazione sarebbero molto, ma molto più alti in termini di distruzione dell’habitat umano. Nel contesto della transizione necessaria il gas può offrire una risposta importante perché è una risorsa abbondante, perché può essere trasportato in modo efficiente e relativamente a costi contenuti, perché può essere agevolmente immagazzinato. “Ma la nostra attenzione  – ha rimarcato – è fortemente concentrata sul bio-gas, sulle bio-masse e sull’idrogeno. Di sicuro, ha concluso suggestivamente, l’unica prospettiva possibile davanti a noi è quella della de-carbonizzazione completa dell’energia. Non esiste un piano B, perché non abbiamo a disposizione un Pianeta B!”

 

 

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