La Siria legittima gli interventi militari della Russia

-di MAGDA LEKIASHVILI-

Se fino ad ora la Russia non aveva l’appoggio ufficiale dai grandi alleati per giustificare i suoi interventi militari, la Siria da oggi è il primo nella lista a concederlo. Il governo siriano ha riconosciuto le due regioni della Georgia controllate dalla Russia – l’Abchazia e l’Ossezia del Sud – come stati indipendenti, accontentando la Russia e facendo arrabbiare la Georgia. Fra poco partiranno anche le pratiche per stabilire le relazioni diplomatiche con le repubbliche secessioniste.

Mentre un intero mondo occidentale già da anni avverte l’ingiustizia e l’illegalità dell’occupazione, la Siria decide di portare avanti la sua politica d’amicizia con la Russia. Il presidente siriano Bashar al-Assad ha rafforzato i legami, già stretti da molto tempo, con il suo omologo russo Vladimir Putin da quando la Russia ha inviato una potente forza di aerei e navi per sostenere il suo sforzo bellico nel settembre 2015. Dopodiché dalla Russia e da tutte le parti sotto il suo controllo non è arrivato altro che solidarietà e appoggio politico per il regime di Assad. Perciò, la decisione siriana è stata presa per ricambiare un favore alla Russia.

Erano solo alcuni gli stati a non dare peso all’occupazione dei territori georgiani e ucraini da parte russa, tra cui Venezuela, Nauru e Nicaragua. Sono proprio questi governi che riconoscono l’indipendenza dell’Abchazia e dell’Ossezia del Sud, territori appartenenti alla Georgia secondo la legge internazionale.

La risposta dello stato georgiano è stato immediata. Il ministero degli esteri della Georgia ha interrotto le relazioni diplomatiche con a Siria e ha fatto un appello agli alleati europei richiedendo una reazione adeguata al più presto possibile.

Per i paesi democratici l’attacco militare contro la Georgia nel 2008 e contro la Crimea nel 2014 è stato una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale di un paese democratico. Perciò, in molte occasioni gli alti rappresentanti della Nato e dell’Unione Europea hanno usato il palcoscenico politico per ricordare alla Russia l’irregolarità delle proprie azioni, richiedendo di avere rispetto per la legge internazionale.

 

 

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