-di MAGDA LEKIASHVILI-
Nell’ottobre dello scorso anno, nella camera del parlamento, si sentivano i canti separatisti della celebrazione, quando l’intero gabinetto ha cantato per la vittoria dopo la loro illegale dichiarazione di indipendenza dalla Spagna. Successivamente il parlamento catalano a Barcellona restò vuoto per più di 80 giorni. Il palazzo, rimasto senza funzione, ha ospitato solo il personale delle pulizie e i gruppi scolastici in gita.
L’altro ieri, i parlamentari catalani sono tornati per la riapertura, in seguito alle elezioni improvvise che si sono svolte il 21 dicembre. I tre partiti separatisti della regione (Junts per Catalunya – JxCAT, di centrodestra, Esquerra Republicana – ERC, di sinistra e la CUP – estrema sinistra) torneranno a governare, dopo aver vinto 70 dei 135 seggi disponibili. In futuro potrà anche nascere una coalizione fra i tre. Nelle seduta costitutiva del nuovo parlamento, l’ex presidente Carles Puigdemont e altri quattro dirigenti indipendentisti “spostati” in Belgio hanno rinunciato a chiedere il voto delegato per evitare il ricorso da parte del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy. È stato invece accettato il voto delegato dei tre deputati indipendentisti in carcere: Junqueras, Joaquim Forn e Jordi Sanchez. Il risultato della votazione è stata l’elezione di quattro membri indipendentisti su sette totali previsti per la Mesa del Parlamento, incluso l’incarico di presidente che è stato affidato a Roger, il deputato della sinistra repubblicana.
Sarà infatti Torrent ad annunciare al Parlamento se proporre Carles Puigdemont come principale candidato alla presidenza della Catalogna, nonostante che quest’ultimo si trovi nella capitale belga in esilio autoimposto.
Puigdemont rifiuta di tornare in patria anche perché, tornando, dovrà fare i conti con la giustizia. Con le accuse di sedizione e ribellione rischia l’arresto e fino a 30 anni di carcere.
La squadra dell’ex presidente si affida alle innovazioni tecnologiche e crede che il signor Puigdemont potrà governare anche da lontano, via Skype, Facebook e i social media. Ciò gli ha attribuito il sopranome di “presidente dell’ologramma” nelle pagine della stampa spagnola. La portavoce del Puigemont, Joan Maria Piquè dice che è perfettamente plausibile la governance a distanza e sottolinea come il presidente statunitense Donald Trump utilizzi Twitter come fonte primaria di comunicazione.
“È possibile governare da Bruxelles, mentre dal carcere sicuramente non potrei farlo”- dice Carles Puigemnot.
L’avvertimento da Madrid è già arrivato. Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy avvisa che qualsiasi tentativo di nominare Puigemont porterà alla continuazione del governo di emergenza da parte di Madrid. Neanche la costituzione spagnola prevedere un presidente in esilio.