-di RITA BORELLI-
L’ispettore Generale di Gogol (in scena al Quirino per la regia di Leo Muscato e Rocco Papaleo nei panni del Podestà) è un capolavoro di commedia satirica, che continua a conquistare il pubblico per la sua intelligenza e l’umorismo senza tempo. Gogol attraverso una lente penetrante e spietata, ci offre uno sguardo pungente sulla corruzione e la meschinità della burocrazia russa dell’epoca zarista.
È la storia di un piccolo distretto periferico russo, in cui la corruzione, l’ipocrisia e la codardia regnano sovrane, sconvolto per la notizia dell’arrivo imminente di un ispettore generale in incognito. Si scatena il panico tra i corrotti funzionari locali, svelandone vizi e debolezze in una sequela di situazioni divertenti.
La genialità di Gogol consiste nel disegnare personaggi che rappresentano, ognuno di loro, aspetti e funzioni differenti della società russa dell’epoca. Il podestà e i suoi collaboratori di ogni distretto (scuola, giustizia, sanità, istruzione e territorio) sono ritratti con una precisione ironica che li rende sia comici che tristemente verosimili pur avendo alcuni lati volutamente, e logicamente, caricaturali.
Mentre lo spettatore si immerge nella dinamica della commedia, Gogol gli pone domande sulla condizione umana e la moralità, facendolo riflettere se ciò che sta osservando è ancora attuale, perché la corruzione e la falsità sono universali e trascendono il tempo. Tutti questi aspetti penosi, proprî di una società malata,vengono raccontati con leggerezza che, unita alla comicità e ad una volontà di critica sociale, fanno di questa pièce un lavoro intramontabile per i tanti addentellati che si possono individuare con la nostra contemporaneità (politica e sociale tout court).
La regia di Muscato, però, è sembrata mancare di spessore e di slancio innovativo. Egli si è limitato a seguire passivamente il testo dell’opera. La critica sociale, fulcro centrale della pièce, è stata trascurata lasciando spazio a gag superficiali poco coerenti con l’intentio operis. Ciò ha fatto si che anche la recitazione degli attori risultasse di poche sfaccettature nei ruoli, con la conseguente perdita di intensità e vena umoristica.
Rocco Papaleo, il Podestà gogoliano, a causa di tale impostazione di regia non è riuscito a trasmettere adeguatamente i tratti del suo personaggio: autorità, vanità, ingenuità, insicurezza: qualità che si sarebbero potute, e dovute, giocare su un registro espressivo buffo. La sua interpretazione è apparsa piatta, poco variegata e priva di un mordente proprio dell’attore comico brillante e irriverente che lui è. Un approfondimento emotivo avrebbe portato la sua recitazione ad un livello superiore. Doti espressive che Papaleo ha mostrato in altri lavori teatrali.
Bravo ed efficace è stato Daniele Marmi nel ruolo di colui creduto erroneamente l’ispettore generale. Ha dimostrato ottima padronanza del suo strumento attoriale per ciò che concerne abilità e versatilità espressive. Ma anche lui, a causa della regia così come è stata impostata, è risultato poco incisivo.
La scenografia, estremamente minimale, pur non rievocando gli ambienti tipici della Russia del XIX secolo, con le stanze prive di qualsiasi suppellettile, ha creato un’atmosfera sinistra e lievemente spettrale, sottraendo all’ironia originaria di Gogol quel poco che era sopravvissuto in questo allestimento.
Un Ispettore Generale che, infine, non è riuscito a cogliere, ricreare e trasmettere, per noi individui del XXI secolo, quella satira sociale e politica pungenti tipiche di questa commedia.Muscato ha realizzato uno spettacolo godibile, malgrado i suoi limiti (e ciò è innegabile).
Ma Gogol, pensandoci bene, non voleva suscitare indignazione nel pubblico pur facendolo divertire?
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman
Stagione 2023/2024
31 Ottobre – 5 Novembre
Teatro Stabile Di Bolzano
Teatro Stabile Di Torino – Teatro Nazionale
Teatro Stabile Del Veneto – Teatro Nazionale
presentano
ROCCO PAPALEO
L’ISPETTORE GENERALE
di Nikolaj Gogol
con:
Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele
Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Gennaro Di Biase, Marco Gobetti,
Daniele Marmi, Michele Schiano Di Cola, Marco Vergani
scene Andrea Belli
costumi Margherita Baldoni
luci Alessandro Verazzi
coreografia Nicole Kehrberger
regia LEO MUSCATO