di Maurizio Fantoni Minnella
Nell’incondizionata difesa dello Stato di Israele da parte dell’Europa e degli Stati Uniti, ovvero dell’Occidente, pare evidente che la stessa Europa voglia prima di tutto, difendere se stessa, la propria presunta superiorità morale, culturale e tecnologica rispetto al mondo arabo e a quell’oriente che vede Cine e Russia come propri antagonisti.
Parliamo, quindi, di un’Europa che sta ancora portando dentro di sé il senso di colpa dell’Olocausto, nell’identificazione totale di Israele e il suo stato con il popolo ebraico e dunque trovandosi nella storica empasse, ossia nella non volontà di porsi criticamente o addirittura di opporsi alle responsabilità dei governi israeliani che si sono alternati negli ultimi venti-trent’anni e ai loro crimini e abusi (peraltro già denunciati dall’Onu) ai danni della popolazione palestinese, quasi a voler strumentalmente cancellare la storia magari partendo da quel 7 ottobre, il giorno del “pogrom ebraico”!… L’uso stesso, del tutto improprio, del termine, rimanda strumentalmente ad un passato antisemita il cui richiamo ancora una volta servirebbe a Israele per coprire i propri crimini. Infatti, non si nomina, ad esempio, la parola “genocidio” per i diecimila palestinesi uccisi che al massimo vengono dai media rubricati come vittime di guerra. Radio e televisioni mainstream. Essi, infatti, tengono metodicamente la conta dei morti con una freddezza che rasenta il puro cinismo. Ne consegue una sostanziale disonestà intellettuale nel non riconoscimento della verità storica dell’occupazione forzata dei Territori palestinesi che dura da oltre settant’anni e delle sue tragiche conseguenze che sono duplici e speculari: da una parte il ruolo di soccombente del popolo palestinese, imprigionato da oltre vent’anni in una striscia di terra senza sbocchi. Dall’altra la reazione violenta di Hamas, partito militarizzato il cui ruolo nella dinamica del conflitto israelo-palestinesi escluderebbe strette parentele con il terrorismo islamico sebbene l’attacco al kibbutz del 7 ottobre 2023 farebbe pensare ad una modalità molto simile alle stragi compiute a Parigi (Bataclan) e Tunisi (Bardo), tuttavia con sostanziali differenze: sebbene essa abbia suscitato la naturale e legittima indignazione del mondo intero, con buona pace di Israele che l’ha utilizzata politicamente e strategicamente per riprendersi Gaza deportando i suoi abitanti, magari trasferendovi a guerra terminata i coloni che da essa furono evacuati definitivamente durante il governo di Ariel Sharon (per il momento solo un’ipotesi verosimile) e chiudere i conti con Hamas, non vi è alcun risvolto religioso in quell’attacco, o almeno non evidente; inoltre esso presenta una doppia valenza, quella militare, (quale atto dimostrativo che anche la potenza israeliana non è invincibile e che si può perfino beffare con azioni mirate compiute dai miliziani di Hamas) e quella atta a rivendicare un senso folle e moralmente condannabile di giustizia riassumibile nel seguente pensiero: se voi ci uccidete indiscriminatamente, sappiate che allo stesso modo voi potete morire perché non siete intoccabili in quanto israeliani., sebbene uno di voi valga dieci palestinesi!…Parole dolorose che rimandano a un conflitto che non è più religioso ma di civiltà, purtroppo destinato, negli anni a venire, ad ingrandirsi fino a trasformarsi in scontro globale.
Come per la guerra russo-ucraina, il ruolo dei media è stato quello di cavalcare una parte (quella del più forte, nel caso di Israele e quella dell’alleato dell’occidente e degli Stati Uniti nel caso dell’Ucraina), mentre in questa apocalisse gazawi si falsificano i numeri dei morti israeliani, s’inventano bambini decapitati e si attribuisce ad Hamas la distruzione di un proprio ospedale (secondo fonti ufficiali israeliani), vendendo al mondo intero una menzogna confermata dal fatto che il razzo caduto sull’ospedale era di fabbricazione americana (parte delle forniture fatte a Israele da parte degli Stati Uniti) e che i kassam usati da Hamas non avrebbero la potenza deflagrante sufficiente per abbattere un intero ospedale. Ciò che più sconvolge in questa immane tragedia è la sostanziale cecità della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica che ripete senza capire e senza conoscere quello che i giornali (quelli di destra ma anche gli altri vicino al centro-sinistra), vogliono far loro credere. I luoghi comuni si moltiplicano a vista d’occhio: “Israele ha diritto di difendersi, questa è una guerra”. Ai palestinesi, invece, questo diritto è stato negato da sempre. “Se i gazawi scavano un tunnel, gli israeliani rivendicano il pieno diritto di costruire colonie in Cisgiordania”, “o sto con Israele perché è la sola democrazia nel Medio Oriente”, pur tuttavia sapendo che essa ha ben altra applicazione con i palestinesi, sia quelli residenti in Israele che quella di Cisgiordania e, ovviamente, di Gaza e ancora, sempre più rivelando ipocrisia e soprattutto ignoranza della storia politica di questo paese. Per non dire di certe dichiarazioni della piazza “salviniana” di sabato 4 novembre tra cui quella di una signora che allegramente dichiara di voler vedere tutti i palestinesi morti richiamandosi al tempo stesso alla pace (con un cartello in mano) ma solo per gli israeliani!… Questo è il popolo della destra che ci ripugna, quella più cinica e ottusa che fa dell’ignoranza il proprio vessillo, nel mentre la vediamo sorridere al proprio capo ritto in piedi sul palco come un manichino.
Dalla tragedia il passo alla tragicommedia è breve: dalla destra estrema governativa degli ultra-ortodossi giunge a sorpresa la proposta di sganciare un’atomica su Gaza e farla finita una buona volta con i palestinesi. Proposta subito scartata con forte imbarazzo da Benjamin Netanyahu e dai suoi vertici! Sul versante delle reazioni verbali e dei commenti dei media si giunge ad una sorta di contro-apocalisse biblica, ovvero il presunto conflitto in atto tra bene e male, tra il bene (rappresentato da Israele) e il male assoluto (ossia Hamas ormai identificato con il terrorismo islamico secondo un preciso piano messo in atto dallo stato ebraico). Ma da questa nuova e isterica crociata non avremo che dolore e sangue, disperazione e morte. E’ questo forse, il prezzo da pagare per la ”salvezza” dell’Occidente?