Otto ore di sciopero, cinque manifestazioni: Uil e Cgil in prima linea

di Maria Anna Lerario

5 giornate di mobilitazione e manifestazioni in 58 piazze e un centinaio di presìdi, a partire dal 17 novembre e in tutta Italia, a sostegno delle rivendicazioni sindacali, portate avanti da Uil e Cgil, con uno sciopero di otto ore.

Ed è sempre più percettibile l’atmosfera di crescente malcontento tra i lavoratori. Un malcontento che Uil e Cgil hanno colto, dalla diretta voce dei loro rappresentati, dando il via a una mobilitazione massiccia, a capofitto verso l’obiettivo di tutelare diritti, salari, futuro.  Il tutto, però, senza la Cisl, che pur condividendo buona parte delle rivendicazioni, ha scelto di percorrere una strada meno tempestosa.

Le richieste dei sindacati

È innegabile, tuttavia, come lo sciopero di otto ore proclamato da Uil e Cgil sia la rappresentazione chiara del disagio economico e sociale che sta affliggendo lavoratori dipendenti e pensionati. Queste mobilitazioni, del resto – ci ha tenuto a ricordare il Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, nel corso della conferenza stampa di questa mattina proprio sulla mobilitazione sindacale – sono il culmine di iniziative che si sono susseguite fin dal mese di maggio e ruotano attorno a temi cruciali: lavoro, fisco e previdenza.

Lavoro e salari

Per Uil e Cgil, la manovra di bilancio proposta dal governo non affronta in modo adeguato i problemi del Paese, anzi, alcuni – è il caso delle pensioni – li peggiora.

Sulla prima riga dell’agenda delle rivendicazioni, ci sono lavoro e retribuzioni: secondo i leader di Uil e Cgil, Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri, i lavoratori e i pensionati hanno perso il 10% del loro potere d’acquisto negli ultimi due anni. Un calo significativo che richiede soluzioni immediate che, tuttavia, non si vedono. È vero: il Governo Meloni ha ridotto il cuneo fiscale (altro punto sul quale i sindacati hanno battuto un ferro caldissimo, fino a raggiungere un risultato concreto), ma si tratta di una misura insoddisfacente, poiché rappresenta una soluzione temporanea che non risolve il problema strutturale della perdita di potere d’acquisto. Inoltre – ha precisato sempre Bombardieri – non ci sono aumenti nelle buste paga dei lavoratori.

I sindacati avevano, inoltre, chiesto il rinnovo dei contratti, la detassazione degli aumenti contrattuali e una maggiore attenzione alla contrattazione di secondo livello. Tuttavia, le risposte da parte del governo sono rimaste fumose, per non dire inesistenti. La situazione salariale in Italia richiede un approccio più strategico per garantire che i lavoratori possano sostenere adeguatamente le spese quotidiane e pensare realmente al futuro.

La situazione attuale, con una manovra sostanzialmente insufficiente, ingessa le opportunità, allarga la forbice delle disuguaglianze e crea povertà anche in chi lavora. Senza contare il problema, ormai enorme, del precariato che questo Governo ha contribuito ad acutizzare intrappolando soprattutto giovani, donne e lavoratori più fragili in un’infinita corsa al contratto, con retribuzioni ancora più basse e senza futuro certo.

Sempre restando nell’alveo del lavoro, a mancare seriamente nella manovra Meloni, sono azioni e misure concrete per la salute e sicurezza sul lavoro. Nonostante gli incontri con il governo e le dichiarazioni di intenti, la manovra di bilancio non contiene misure specifiche per affrontare questa vera e propria piaga quotidiana, che presenta un conto inaccettabile: la vita.

Altro aspetto cruciale riguarda la sanità pubblica in Italia. I sindacati chiedono investimenti più consistenti nel Sistema Sanitario Nazionale e si oppongono all’uso di gettoni per ridurre le liste d’attesa. Tuttavia, l’attuale manovra di bilancio sembra non prevedere investimenti significativi nel settore sanitario, un fatto che preoccupa i cittadini. La mancanza di investimenti adeguati può avere conseguenze gravi sulla qualità della vita delle persone.

Fisco

Dure, inoltre, le critiche sulla politica fiscale del governo e, in particolare, sulla lotta all’evasione fiscale, un problema che costa all’Italia circa 100 miliardi di euro all’anno. L’evasione fiscale è un problema che affligge molte economie e riduce le risorse disponibili per i servizi pubblici e il benessere della società. La lotta all’evasione fiscale è un obiettivo importante che richiede azioni concrete e – soprattutto – coraggiose da parte del governo ma che non viene realmente affrontato, a danno della collettività.

Sul banco degli imputati anche la riforma del fisco, che porterebbe nelle tasche dei lavoratori aumenti da 6 a 20 euro, per redditi da 15 a 30mila euro. Uno sforzo enorme in termini di risorse ma, di fatto, irrisorio.

L’approccio alla politica fiscale dovrebbe essere orientato verso una maggiore equità e giustizia, riducendo l’evasione fiscale e promuovendo una tassazione progressiva.

Previdenza

Le pensioni sono un altro punto di forte tensione. Molti lavoratori vedono peggiorare le loro condizioni con l’introduzione di nuove regole e requisiti per l’accesso alle pensioni. In una battuta, si è riusciti a peggiorare la già peggiore Legge Fornero. Un pasticcio, insomma, di ingegneria sociale.

Soluzioni come l’Ape Social e l’Opzione Donna con questa manovra si rendono meno eque e meno convenienti, mentre il requisito di età per la pensione, inesorabilmente, aumenta. Queste modifiche stanno creando incertezza e preoccupazione tra i lavoratori, che si stanno chiedendo quale sarà il loro futuro finanziario quando raggiungeranno l’età pensionabile.

Anche i giovani sono toccati da queste riforme: le richieste di una “pensione di garanzia” non sono state ascoltate dal governo e rappresentano un problema enorme sul quale si decide di non decidere, lasciando ai posteri il dovere di sbrigare questo grosso grattacapo.

La situazione economica in Italia, insomma, è critica, e i lavoratori stanno cercando di far sentire la loro voce in modo deciso. Gli scioperi e le mobilitazioni dimostrano il profondo disagio che molti italiani stanno vivendo e la necessità di un dialogo costruttivo tra il governo e i sindacati per trovare soluzioni che migliorino le condizioni di vita e lavoro della popolazione.

Otto ore di sciopero fanno rumore, in una realtà in cui le proteste si ridotte e indebolite sotto i colpi delle incertezze e delle insicurezze. Uil e Cgil hanno avuto il coraggio, o forse la sana incoscienza, di rompere il tabù dello sciopero, portando avanti rivendicazioni che fanno il paio con i grossi problemi dell’industria italiana (pensiamo all’ex-Ilva o al ritardo gravissimo sulla transizione digitale e energetica) e delle relative politiche industriali e di sviluppo. Uno scenario che fa gelare le vene nei polsi, soprattutto in un contesto di cambiamento generale e nel bel mezzo di due grandi e sanguinosi conflitti, quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese.

Perchè lo sciopero, dunque?

La riposta viene direttamente dalle lavoratrici e dai lavoratori: se non ora, quando?

 

fondazione nenni

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