di Rita Borelli
Nel turbolento crepuscolo della Germania nazista del 1933, mentre le tenebre dell’oppressione si addensavano su di un paese in preda al caos, le vite di due persone: il commerciante ebreo Leo Katzenberger e Irene Seidel, si intrecciarono in un modo che avrebbe sfidato il destino e ispirato la speranza in un mondo sconvolto dalla tirannia. Un intreccio di passioni, segreti e avventure che avrebbero scosso e cambiato il corso delle loro vite per sempre. La storia è un viaggio attraverso anni bui, di pregiudizio e intolleranza.
Il Caso Kaufmann non è solo uno spettacolo teatrale, ma una lezione sulla forza umana e il potere dell’amore. Esso rappresenta un richiamo all’importanza di combattere l’ingiustizia e l’odio, e di celebrare il coraggio di coloro che hanno sfidato le convenzioni sociali. Tocca profondamente l’animo umano, offrendo il ritratto di una storia realmente accaduta e un tributo all’amore, alla speranza e alla forza di spirito, che rimarrà impresso nella memoria per far si che tutto questo non accada in futuro.
È con Il Caso Kaufmann che il teatro Parioli ha aperto la nuova stagione. Lavoro tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Grasso, quella di Leo Katzenberger e Irene Seidel. Interpreti principali: Franco Branciaroli, Graziano Piazza e Viola Graziosi. Regia di Piero Maccarinelli.
Il teatro si fa buio. Una donna appare sul palcoscenico. Parla cercando di convincere se stessa più che gli altri che quanto ha fatto ai danni del cittadino ebreo Leo Kaufmann e Irene Seidel sia assolutamente giustificato.
In una scenografia che raffigura una cella di un carcere di massima sicurezza troviamo Leo. È condannato a morte e attende l’alba del giorno della sua esecuzione. Chiede al carceriere di poter parlare al cappellano cattolico Höfer perché vuole convertirsi. In realtà non è così, desidera solo strappare a quell’uomo di fede la promessa che recapiterà a Irene il suo ultimo messaggio d’amore. In quella cella buia e piena di dolore e rabbia i due uomini riescono ad aprire un dialogo che porterà Leo a raccontare la sua storia.
Siamo a Norimberga nell’anno 1933. Leo Kaufmann è un ebreo sessantenne, benestante e vedovo. È presidente della comunità ebraica e caratterialmente tende sempre a minimizzare ogni situazione e soprattutto quanto sta accadendo nella Germania di Hitler.
Kurt suo grande amico gli telefona per chiedergli il favore di accogliere nella sua casa la figlia ventiduenne Irene. La ragazza ha avuto una terribile delusione d’amore e deve lasciare Monaco. Irene è bella e di forte personalità. Quando arriva a casa di Leo, la sua presenza rinnova in lui la voglia di vivere che aveva perduto dalla morte della moglie.
Irene è subito attratta da quest’uomo molto più grande di lei, gentile e fascinoso. A sua volta Leo vede in Irene uno spirito libero e una gradevole compagnia. I due si frequentano, lui la incoraggia e la sostiene. Tra i due nasce una intensa relazione affettiva, inizialmente intellettuale, ma che pian piano diventa però desiderio, anche se mai consumato sensualmente.
La differenza di età tra i due e soprattutto il fatto che Irene è ariana mentre Leo è ebreo – quindi nemico della Germania -, contribuisce ad alimentare i pettegolezzi della gente, tanto da arrivare alla delazione che porterà alla cattura, detenzione e uccisione di Leo per mano del malvagio giudice Rothenberger, per inquinamento razziale.
Una storia d’amore drammatica che mostra la follia collettiva in cui precipitò il genere umano di quel tempo in uno dei periodi più oscuri, atroci e disumani. Ma che dimostra altresì come un sentimento di amore autentico resista al tempo e alle barbarie dell’uomo. Perché gli uomini sono fallaci, sia quelli che applicano la Legge sia coloro che hanno scritto la dottrina della Chiesa come afferma padre Höfer: “perché chi l’ha scritta sono uomini che hanno pensato di interpretare il volere di Dio… ma a volte ci sono riusciti e a volte meno”
La regia di Pietro Maccarinelli non è andata in profondità rispetto al testo. Di questo ne ha risentito, soprattutto la recitazione. Franco Branciaroli è risultato poco coinvolgente, senza profondità emotiva ed empatia. Non è riuscito a trasmettere le vene passionali del suo personaggio, e questo ha creato eccessiva distanza. Gli altri interpreti: Graziano Piazza e Viola Graziosi, pur impegnandosi non sono riusciti a brillare. Si è creata una mancanza complessiva di armonia e sincronia tra le interpretazioni che ha minato l’equilibrio dell’insieme. Ciò che ha compromesso la fruizione dello spettacolo nel suo complesso, rendendo arduo per il pubblico stabilire un legame di identificazione intellettuale ed emotiva con la storia ed i suoi personaggi.
IL CASO KAUFMANN
di Giovanni Grasso
Franco Branciaroli, Graziano Piazza,
Viola Graziosi
regia Piero Maccarinelli
e con Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Andrea Bonella
scene Domenico Franchi
luci Cesare Agoni
musiche Antonio Di Pofi – costumi Gianluca Sbicca
produzione Centro Teatrale Bresciano,
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona, Il Parioli