di Rita Borelli
“L’Amor che move il sole e l’altre stelle”. È l’amore la forza che illumina la nostra anima e le dona fiducia e serenità. Talvolta accade che alcuni non siano in grado di donare l’amore necessario ad un altro essere umano, sia questo anche il proprio figlio. Il bambino percepisce di non essere amato, ha la sensazione di sentirsi fuori luogo e porta sulle spalle questo pesante carico di dolore e l’amaro sapore di un amore inesistente.
Claire Dowie racconta tutto questo nel suo testo Benji Adult Child/Dead Child, in scena al Teatro Cometa Off, per la traduzione di Anna Parnanzini e Maggie Rose. La regia è di Pierpaolo Sepe, con Chiara Tomarelli protagonista unica.
C’è un silenzio sottile che permea l’aria prima che l’artista entri sul palcoscenico, dove come solo elemento c’è una sedia, quasi a simboleggiare il vuoto dell’affetto mancante nella vita della giovane protagonista.
Lo spettacolo che ci accingiamo ad esplorare è un delicato intreccio di emozioni e drammi familiari, un’occhiata all’abisso che si apre quando i genitori non riescono a tessere il filo dell’amore intorno al cuore di un bambino. Una narrazione che ci sfida a esaminare il significato dell’amore genitoriale e il peso delle sue assenze. Una storia che affonda le radici nell’esperienza di chi si sente invisibile e fuori luogo in quella che dovrebbe essere la sua “casa”, luogo dove risiedono gli affetti più cari e importanti.
In passato anche altri autori hanno raccontato a proposito di questo tema. Lo fece Florence Montgomery nel suo Incompreso, da cui Luigi Comencini trasse il film. Alberto Savinio in Tragedia dell’infanzia. E come dimenticare Dickens? E chissà quanti altri che sarebbe lungo elencare.
Entra dalle quinte una giovane donna. Si siede e dopo un lungo sguardo sugli spettatori inizia a raccontare la sua storia. È una donna adulta ora, i dolori e le sofferenze che l’hanno segnata, seppure ancora presenti nel suo animo, le consentono di descrivere i demoni del suo passato.
Memorie dolorose che hanno lasciato cicatrici profonde nella sua psiche. La donna esplora in modo toccante come le esperienze della sua infanzia, – specialmente quelle traumatiche -, riescano a influenzare l’esistenza di un individuo anche da adulto. Quanto accade nei primi anni di vita plasma la nostra identità e il nostro modo di affrontare il mondo.
Attraverso questa narrazione coraggiosa, lo spettatore viene guidato in un viaggio emotivo che riflette sulla capacità della resistenza umana al dolore. Il racconto mostra anche che quando tutto sembra perduto, la forza interiore che abbiamo può aiutarci a superare le sfide più grandi, e
la guarigione nonostante le ferite del passato, è possibile, e ognuno può redimersi e trovare una pace interiore.
Quella utilizzata dalla Dowie è una struttura drammaturgica non lineare. Vengono infatti mescolati ricordi del passato a momenti del presente, e questo consente al pubblico di immergersi nell’esperienza del personaggio cogliendone le connessioni. L’argomento è sicuramente forte, e mostra quanto il teatro possa essere uno strumento utile per esplorare la complessità della vita umana e divenire testimone di storie laceranti. Tuttavia, il testo è apparso poco lieve. Nel teatro, come in ogni forma d’arte, la leggerezza è la chiave fondamentale che fa brillare anche i temi più seri.
Straordinaria l’interpretazione di Chiara Tomarelli che ha dato vita a una performance coinvolgente, portando il personaggio alla vita con profondità e delicatezza. Ha catturato l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine. È stata una prova di talento e impegno artistico che ha rivelato le grandi potenzialità di questa attrice.
Cometa Off
10 | 15 ottobre 2023
BENJI
Adult Child- Dead Child
di Claire Dowie
traduzione Anna Parnanzini e Maggie Rose
interprete Chiara Tomarelli
regia Pierpaolo Sepe
costumi Barbara Bessi
prodotto Da Ass.Cult. Inarte