Democrazia e Intelligenza Artificiale: Sfide e Opportunità

di Maria Anna Lerario

 

Nell’eterno dibattito tra apocalittici e integrati, l’intelligenza artificiale (IA) sta rapidamente guadagnando terreno nel nostro mondo, influenzando diversi aspetti della nostra vita.

Ma come può essere conciliata con i principi democratici che costituiscono la base delle nostre società? La relazione tra democrazia e IA è un tema di crescente importanza che richiede una riflessione attenta.

Le opportunità dell’IA nell’esercizio della democrazia

Che l’IA possa essere, in potenza, uno strumento formidabile per rafforzare la democrazia è indubbio. La capacità generativa delle intelligenze artificiali applicata alla vita quotidiana ha in sé tutti i numeri per estendere l’esercizio della democrazia. Dall’accesso ai dati e alle informazioni, all’analisi persino predittiva di fenomeni e mutamenti sociali. Uno strumento, insomma, dalle grandi potenzialità.

L’IA può essere un prezioso strumento per migliorare la partecipazione democratica. L’uso di piattaforme online e applicazioni mobili può rendere più accessibile il voto e coinvolgere i cittadini in dibattiti politici. Gli strumenti di partecipazione online possono consentire ai cittadini di esprimere le proprie opinioni e fornire feedback in modo più diretto.

Avere un facile accesso alle informazioni, lo abbiamo visto con lo sviluppo del web e della società delle piattaforme è fondamentale: maggiori conoscenze portano maggior dibattito e a sviscerare temi e argomenti in modo più analitico e inclusivo.

Ad esempio, gli algoritmi di intelligenza artificiale possono analizzare grandi quantità di dati per identificare tendenze, problemi emergenti e punti di vista contrastanti. Ciò può consentire ai cittadini di prendere decisioni più informate e partecipare attivamente al processo democratico.

Inoltre, l’IA può migliorare l’efficienza dei servizi governativi. I chatbot e gli assistenti virtuali possono rispondere alle domande dei cittadini in modo rapido ed efficace, riducendo i tempi di attesa e migliorando l’accesso ai servizi pubblici. L’automazione di alcune funzioni governative può ridurre il rischio di corruzione e garantire una maggiore trasparenza nell’erogazione dei servizi pubblici.

Non è, però, tutto oro quello che luccica.

Se è vero, come abbiamo visto, che l’IA ha un enorme potenzialità di sviluppo proattivo nelle società odierne e dell’avvenire, è anche vero che, in quanto strumento, può essere utilizzato in maniera poco etica. E può diventare uno strumento pericoloso, soprattutto laddove non esiste una conoscenza reale di ciò che può o meno fare e determinare.

L’IA diventa contemporaneamente opportunità e pericolo.

Ed è così che da viatico per un rafforzamento delle potenzialità democratiche, diventa un pericolo stesso per la democrazia e un supporto non indifferente per i regimi e l’avvento di movimenti totalitaristi.

La stessa informazione può diventare propaganda in un modo veloce e subdolo: lo abbiamo visto, del resto, con il fenomeno delle fake news.

 Su quali evidenze verrà a costruirsi quel legame di fiducia che ci induce a votare, ad esempio, per questo o quel partito?

Siamo prossimi a varie tornate elettorali: buona parte del mondo si confronterà, nel 2024, con nuove elezioni, a partire dall’Unione Europea, fino alle elezioni negli Stati Uniti e in India. E molte, anzi tutte, le strategie elettorali stanno trovando nell’IA terreno fertile.

Immagini, video, discorsi, dibattiti, sono già prodotti o preparati con la magia dell’algoritmo. Una giungla di informazioni, controinformazioni, dati, affermazioni che si accavallano le une alle altre e che, grazie alla potenza virale dei social media, ci raggiungono a raffica, senza garantirci un efficace sistema di “controllo” della verità.

Il rischio che l’IA possa essere utilizzata per manipolare l’opinione pubblica è elevato: gli algoritmi di social media e di raccomandazione dei contenuti possono amplificare le convinzioni esistenti e isolare le persone in camere echo, impedendo il dibattito pubblico e la comprensione reciproca. Questo può minare la democrazia se le persone non sono esposte a diverse prospettive e vengono bloccate in una bolla informativa che conferma solo ciò che già credono. Il filtro delle informazioni alimentato dall’IA è diventato un problema critico per la democrazia, poiché può portare a una polarizzazione crescente e alla diffusione di disinformazione.

Del resto, l’uso dell’IA nei processi decisionali potrebbe portare a discriminazioni o ingiustizie: gli algoritmi possono essere influenzati dai pregiudizi presenti nei dati con cui vengono addestrati. Ad esempio, se un sistema di IA previsionale viene addestrato su dati che riflettono discriminazioni razziali o di genere, esso potrebbe perpetuare tali discriminazioni nei risultati che produce. E alimentare una catena di ignoranza – nel senso etimologico del termine – realmente pericolosa.

Se poi consideriamo il risvolto economico, produttivo e commerciale dell’IA possiamo facilmente vedere come un utilizzo sbagliato, o meglio, strumentale dell’intelligenza artificiale sia essa generativa, analitica o predittiva possa portare a divaricare ancora di più la forbice tra i ricchissimi e i poverissimi. Aumentando le disuguaglianze.

Come ci si difende? Imparando a conoscere l’IA.

Evitando di averne timore. Lasciando che se ne parli e la si regoli, come sta iniziando a fare l’UE (entro il 2024 dovrebbe già entrare in vigore il primo AI act del Parlamento Europeo che affronta il tema dell’utilizzo dei dati biometrici). Per affrontare queste sfide, è necessario sviluppare regolamentazioni e linee guida chiare per l’uso dell’IA nei contesti politici e sociali. Gli organismi di regolamentazione devono collaborare con gli esperti di IA per stabilire normative che garantiscano l’equità, la trasparenza e la responsabilità nell’uso dell’IA. È importante anche sviluppare strumenti di audit e controllo per garantire che gli algoritmi siano conformi a tali regolamentazioni.

L’intelligenza artificiale, per essere realmente strumento positivo di rafforzamento e anche, perché no, evoluzione della democrazia in forme ancora più alte e raffinate, deve poter essere conosciuta e ri-conosciuta da tutti e, soprattutto, deve essere progettata per rispettare i principi di non discriminazione e giustizia.

Infine, anche l’alfabetizzazione digitale e l’educazione pubblica sono essenziali per aiutare i cittadini a comprendere l’IA e le sue implicazioni. Gli individui devono essere in grado di valutare criticamente le informazioni generate dall’IA e riconoscere la disinformazione. Per le prossime campagne elettorali, Google si è imposta delle nuove regole al fine di informare gli utenti con etichette, tag o watermark sull’origine artificiale o meno di immagini, audio o altri elementi.

È già un primo passo. Ma il più deve necessariamente venire da noi e dalle nostre, ancora ineguagliabili, capacità di discernimento, ragionamento, creatività.

Per il futuro, poi, è importante che le scuole e le istituzioni educative integrino nei programmi l’educazione sull’IA per preparare le future generazioni a comprendere e utilizzare in modo responsabile questa tecnologia.

In conclusione, l’IA offre sia opportunità che sfide per la democrazia. È importante riconoscere il suo potenziale per migliorare la trasparenza e l’efficienza dei processi democratici, ma allo stesso tempo affrontare le questioni etiche e sociali che essa solleva.

La chiave per un futuro di successo è trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la tutela dei principi democratici fondamentali. È essenziale che governi, organizzazioni, e cittadini collaborino per garantire che l’IA sia un alleato della democrazia, piuttosto che una minaccia. La via da seguire richiede attenzione, responsabilità e la costante ricerca di soluzioni che possano migliorare la vita di tutti in modo equo e giusto.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi