Rita Borelli
Nel quieto labirinto dei pensieri, rifugio della sua solitudine, la mente di Reder affronta un mistero inatteso: una scimmia appare nella sua mente. Danza tra la realtà e l’illusione spingendo il protagonista a scrutare nel profondo dell’animo umano e inducendolo ad indagare le sottili linee che separano la ragione dalla follia, l’enigma irrisolvibile di questa creatura sfuggente è il luogo dove Kafka ci guida in un intricato labirinto di riflessioni sulla natura dell’identità e della percezione umana.
In questo contesto così complesso, Giuliana Musso ha elaborato la sua bellissima versione del racconto breve di Franz Kafka: La scimmia – Una Relazione per un’Accademia.
La storia narra dalla prospettiva di un gorilla catturato in Africa e successivamente addestrato a diventare un essere umano. Il gorilla racconta all’Accademia il suo processo di trasformazione, inizialmente guidato dalla sua volontà di adattarsi alla società umana per sfuggire alla gabbia di una vita selvaggia. Nel racconto, il gorilla descrive come ha imparato pian piano, osservando gli umani, a parlare, vestirsi, mangiare e comportarsi come un uomo, sacrificando quasi completamente la sua natura animale.
L’ironia e il senso di non autenticità emergono in modo vivido man mano che il gorilla riflette sulla sua nuova identità di quasi uomo e sulla sua adozione dei modi umani, nei quali non si ritrova fino in fondo. Infatti non sente di appartenere più alla razza animale essendosi in parte evoluto, né tantomeno uomo avvertendo comunque ancora istinti di animale.
Prova per se stesso disgusto addirittura del suo odore che non è più ora né di animale né di uomo.
Alla fine, si rivolge all’Accademia per condividere la sua storia, mettendo in discussione il suo io profondo e la complessità dell’adattamento sociale, che lo ha portato ad una sorta di “domesticazione” che nega la sua vera natura e che soprattutto lo ha deluso perché non è riuscito a trovare la dimensione di una libertà totale.
L’idea drammaturgica di Giuliana Musso e Monica Capuani per questo racconto breve di Kafka è sicuramente originale. Contrariamente ad altre versioni, questa è una “scimmia” elegante, che rammenta il mito di Charlot: icona culturale conosciuta in tutto il mondo per la sua abilità nel mescolare comicità e sentimento.
Come Charlot, la scimmia della Musso è vestita: frak, bombetta e bastoncino. Si muove sinuosa sul palcoscenico, ammiccando verso il pubblico, simulando smorfie proprie dell’animale, ma con sobrietà e grazia, con sorrisi e strizzatine d’occhio, cercando di interagire con gli spettatori presenti. Ogni movimento è studiato ed eseguito non solo attraverso le movenze del corpo, ma con il viso e soprattutto con una recitazione vocale lieve ed efficace al tempo stesso, che ha offerto al personaggio ironia e delicatezza.
Una regia sapiente e innovativa curata dalla stessa Giuliana Musso, e Eva Geatti come assistente. La scenografia era minimale, il palcoscenico completamente disadorno di ogni elemento, fatta eccezione per una sedia da regista e sullo sfondo nero delle lampadine bianche a disegnare la sagoma di una porta che all’occorrenza e secondo necessità scenica vengono accese.
Il racconto si snoda in modo efficace e delicato anche nelle parti riguardanti la descrizione delle brutte esperienze vissute dalla scimmia, catturando l’attenzione e il coinvolgimento del pubblico, che al termine dello spettacolo ha tributato all’artista moltissimi e meritati applausi.
Rita Borelli
San Ginesio – Ginesio Fest 2023
18 agosto 2023
Ore 21:30 – Chiostro Sant’Agostino
La scimmia
di e con
Giuliana Musso
testo originale di
Giuliana Musso
liberamente ispirato al racconto
Una Relazione per un’Accademia
di Franz Kafka
traduzione e consulenza drammaturgica di
Monica Capuani
musiche originali composte ed eseguite da
Giovanna Pezzetta
movimento a cura di
Marta Bevilacqua
assistente alla regia
Eva Geatti
direzione tecnica
Claudio Parrino
costumi
Emmanuela Cossar
trucco
Alessandra
Santanera
produzione musicale
Leo
Virgili
costruzione elementi scenici
Michele
Bazzana
assistente alla produzione
Miriam
Paschini
foto
Adriano
Ferrara,
Manuela
Pellegrini
produzione
La Corte Ospitale
coproduzione
Operaestate Festival Veneto
con il sostegno del
Teatro Comunale Città di Vicenza
(progetto
Residenze 2018 – We art 3)
e con il sostegno di
MiC
e
Regione Emilia-Romagna
consulenza scientifica
Valeria Vianello Dri,
Annamaria Rossetti,
Giovanna Bestetti
un particolare ringraziamento a
Tiziana De Mario,
Annalisa Carrara,
Anna Periz,
Paolo Nicli,
Compagnia Arearea,
Damatrà Onlus,
Comune di Premariacco