di Rita Borelli
Sono le 02:50 dell’11 Febbraio 2012. Un uomo chiama il Beverly Hilton Hotel di Los Angeles e chiede in modo concitato di controllare la Suite 434 dove abita la sua ex moglie che non risponde al cellulare ed ha mancato all’appuntamento che avevano. Gli addetti della reception salgono al piano e dato che l’ospite non risponde aprono la porta. Una scena agghiacciante è davanti ai loro occhi: una donna è riversa nella vasca da bagno e non dà segni di vita. È morta così, sola e infelice Whitney Elizabeth Houston, l’artista la cui voce è stata definita la più bella nel panorama mondiale del soul e della popular music. Una potenza vocale incredibile, estensione e interpretazione struggenti. Sono solo alcune delle caratteristiche di questa icona della musica che troppo presto ha lasciato la nostra terra. Criticata talvolta anche dai suoi stessi fans perché la sua voce era considerata né troppo nera, né troppo bianca.
«Nessuno mi fa fare qualcosa che non voglio fare. È una mia decisione. Il mio più grande dèmone sono io. Io sono il mio miglior amico o il mio peggior nemico.», dichiarava Whitney Houston in una intervista rilasciata a Diane Sawyer, Primetime, ABC, il 4 dicembre 2002. Parole che sembrano essere più la disperata difesa di una donna che per tutta la vita ha subìto decisioni prese da altri. Una vita fatta di successi planetari ma anche segnata da sofferenza. Due facce di una medesima esistenza: quella di una cantante di fama mondiale considerata la “Fidanzatina d’America” per il suo visino pulito che aveva conquistato le copertine di riviste di moda, scalato le classifiche musicali dell’intero pianeta e conquistato Hollywood con la sua voce inconfondibile, “The Voice“, come l’aveva soprannominata Oprah Winfrey. Dall’altra, il fallimento della sua vita privata come donna. Un dualismo che le ha logorato l’anima trascinandola verso la morte a soli quarantotto anni.
Whitney Elizabeth Houston nasce a Newark, New Jersey, il 9 agosto 1963. Ha due fratelli: Michael e Gary. È figlia d’arte perché eredita la sua bellissima voce dalla madre Cissy, cantante gospel. Whitney fin da piccolina accompagna la mamma nei locali, vivendo l’adrenalina del palcoscenico e talvolta addirittura esibendosi con lei. A nove anni, Whithey e il fratello Gary di sette subiscono un trauma terribile. I due – come rivelato da Gary – sono oggetto di abusi sessuali da parte della cugina Dee Dee Warwick. Questo episodio lascia nell’animo di Whitney un profondo dolore e rabbia, che genera turbamenti mai superati. A soli 11 anni diviene solista nel coro della chiesa New Hope Baptist. A 14 le viene proposto un primo contratto discografico da Michael Zager. La madre Cissy però rifiuta in sua vece la proposta perché vuole che la figlia termini gli studi. Nel 1978, quando Whitney compie 15 anni, inizia a muovere i suoi primi passi da cantante, come voce di sottofondo del singolo di Chaka Khan I’m Every Woman, canzone che in seguito diviene famosa ed è la colonna sonora del film The Bodyguard.
A Whitney non è mai stato concesso di esprimersi ed essere se stessa. Ne è la prova la relazione d’amore con l’assistente e amica Robyn Crawford. Una storia durata più di 20 anni. Le due si conobbero nel 1980, durante un campeggio estivo ad East Orange nel New Jersey. Erano inseparabili, celando a tutti la loro relazione. Subirono violente pressioni da parte della famiglia Houston e soprattutto dalla madre Cissy che non considerava “naturale che due donne fossero così vicine”, come dichiarò in una intervista rilasciata a Oprah Winfrey, dopo la morte della figlia, nella quale ammise che le “avrebbe dato assolutamente fastidio se Whitney fosse stata considerata gay” e l’avrebbe “presa a schiaffi”. Inoltre questa relazione avrebbe potuto causare ripercussioni negative per la carriera di Whitney che tuttavia pur di rimanere vicina a Robyn pretese ed ottenne che diventasse la sua assistente artistica.
Nei primi anni Ottanta un fotografo nota Whitney mentre canta in un locale con la madre e le propone di diventare modella. I genitori si rendono conto delle sue grandi capacità artistiche e decidono di avviarla alla carriera di cantante, oltre a quella di modella che già praticava.
La vita sentimentale di Whitney nel corso degli anni ottanta è piuttosto complicata. Si lega sentimentalmente al giocatore di football americano Randall Cunningham e all’attore Eddie Murphy. Ma in nessuna di queste persone trova il compagno ideale. Nel 1989, durante la cerimonia dei Soul Train Music Awards, conosce il cantante r&b Bobby Brown. Lo sposerà nel 1992, nonostante la disapprovazione dei familiari e degli amici. Bobby aveva molti precedenti giudiziari inoltre aveva tre figli avuti da relazioni con tre donne diverse, Whitney invece era vista da tutti come una ragazza seria, pulita. Provano ad avere un bambino, ma la prima volta Whitney abortisce spontaneamente durante le riprese del film Guardia del corpo. Nel 1993 nasce la sua unica figlia, Bobbi Kristina Brown.
A differenza della vita sentimentale complicata, quella artistica negli anni ottanta rappresenta per la Houston una serie infinita di successi. Conquista mercati musicali preclusi alle cantanti afroamericane e i suoi brani rimangono stabilmente in vetta a tutte le classifiche internazionali. In particolar modo nella Billboard Hot 100 statunitense, è riuscita ad inserire ben sette singoli consecutivi nella prima posizione, battendo il record detenuto dai Bee Gees con sei singoli. È stata una delle cantanti con maggiori successi discografici, nonché la quarta per numero di vendite negli Stati Uniti, con oltre 55 milioni di dischi. Le sue vendite di album e singoli sono state di oltre 220 milioni di copie. Tra i tanti record, detiene anche il primo posto nella classifica degli artisti afroamericani di maggior successo di sempre insieme a Michael Jackson, e nel 2006 il Guinness dei primati l’ha dichiarata “l’artista più premiata e famosa di tutti i tempi”. Whitney Houston ha vinto ben otto Grammy Award e ventidue American Music Awards.
Il marito di Whitney, Bobby Brown, continua ad avere numerosi problemi con la legge per molestie sessuali, guida in stato di ebbrezza e lesioni. È in questo periodo che iniziano a trapelare le prime notizie sull’uso di droga e alcool anche da parte di Whitney. Nel 2003, durante un ennesimo litigio, Bobby picchia brutalmente la Houston tanto che la polizia per frenare la sua violenza e arrestarlo deve usare lo shock elettrico. Dopo vari scandali per infedeltà, arresti per droga e alcool e problemi vari, Whitney nel 2006 si separa da Bobby e contemporaneamente cerca di disintossicarsi per ben due volte dalla dipendenza di alcool e droga. Ottiene il divorzio e l’affidamento e custodia della figlia. Bobby impugna il divorzio dichiarandosi indigente e depresso. Non si presenta però all’udienza fissata e viene abbandonato anche dai suoi avvocati.
Tutto in Whitney sembra perfetto: la sua voce meravigliosa, il suo aspetto fisico, i dischi venduti, i suoi film. Ma non era così che lei si vedeva, e la sua vita ha iniziato a precipitare. Il vuoto profondo che provava, le pressioni psicologiche subite fin da bambina per dare una immagine diversa da quella che era realmente, il peso di piegarsi agli stereotipi, di essere “The Voice” e di ricoprire un ruolo cucitole addosso, che non ha mai sentito suo per gran parte dei suoi 48 anni, le segnano l’anima.
Sul palcoscenico Whitney Houston appariva la cantante forte e sicura dalla voce straordinaria, ma una volta terminato lo show, tornava ad essere la donna fragile, provata dalla depressione e dall’ansia che cercava di contrastare assumendo droga, alcool e farmaci. Una donna che viveva una esistenza fatta di bugie, una prigione dorata da cui sarebbe voluta evadere ma dalla quale non riusciva a fuggire, almeno fino a quell’11 Febbraio del 2012.
Le cause del decesso non vennero immediatamente individuate, anche se la polizia affermò subito che “non erano presenti sul luogo del ritrovamento segni che facessero ipotizzare un omicidio”. A fine 2012 il caso della morte della cantante venne riaperto a seguito di illazioni lanciate da un investigatore privato, il quale affermò di essere a conoscenza che la cantante era stata assassinata per debiti di droga. Furono eseguiti nuovi accertamenti sul corpo della Houston, che ne confermarono la causa: morte per annegamento dovuta ad un infarto prodotto da farmaci e droghe di cui faceva largo uso.
I funerali di Whitney furono celebrati nella chiesa battista di Newark, nel New Jersey, dove da piccola l’artista aveva incominciato a cantare nel coro gospel. Molte star dello spettacolo parteciparono: Kevin Costner, Elton John, Stevie Wonder, Mariah Carey, Beyoncé, Oprah Winfrey, la cugina di Whitney, Dionne Warwick e Jesse Jackson. Anche l’ex marito della cantante, Bobby Brown, partecipò, ma andò via in anticipo per il troppo dolore.
Whitney riposa – ci auguriamo in pace – nel cimitero di Westfield, nel New Jersey, al fianco del padre John Russell Houston e alla figlia Bobbi Kristina, morta dopo sei mesi di coma a soli ventidue anni ed a tre di distanza dalla morte della mamma. Anche Kristina, per una drammatica analogia del destino, fu trovata priva di conoscenza in una vasca da bagno nella sua villa di Atlanta in Georgia.
N°156 del 09/08/2023