Dal Borneo al Congo fino alla Cambogia Un secolo di storia: dall’esploratore Cerruti al colonnello Kurtz, tra realtà e finzione

di Maurizio Fantoni Minnella

Io l’ebbi vivo in quel momento, dinanzi a me: non meno vivo di quanto non lo fosse mai stato: ombra giammai sazia di splendide apparenze e di realtà spaventose; ombra più cupa che non le ombre della notte nobilmente ammantata nei paludamenti di una magnifica eloquenza.

Joseph Conrad da Cuore di tenebra

 

Vi sono storie che migrano di epoca in epoca, da un luogo geografico all’altro e da uno specifico linguaggio all’altro. Storie che partendo dalla verità di fatti reali, vanno via via assumendo nel tempo connotati di pura invenzione sia essa letteraria o, nella contemporaneità, anche cinematografica. Parliamo della vicenda umana dai connotati eccezionali di Battista Cerruti (1850-1914), esploratore nel Borneo nella seconda metà del XIX secolo. Ligure nativo della città di Varazze, di famiglia benestante, il padre, infatti, è un commerciante di tessuti, cresce inseguendo il mito dell’avventura e al tempo stesso dell’impresa.

“Sono giunte quest’oggi a Genova, dalle lontane terre della Malesia, le spoglie del capitano Giambattista Cerruti, un esploratore la cui vita fu tutto un tessuto di romanzesche audacie e di quasi favolose vicende, nelle quali ebbero modo di rivelarsi appieno l’intelligenza, il coraggio e il sagace spirito di iniziativa di questo ligure di purissima tempra“. (1) Così iniziava, quasi in forma di elogio funebre, il resoconto di viaggio di Siro Giuseppe Gibelli, che di Cerruti fu amico e testimone oculare della fase terminale della sua esistenza avventurosa che lo vide estendere il proprio dominio pacifico su una tribù di selvaggi che praticavano il cannibalismo.

In parallelo ma su un’altra latitudine geografica uno scrittore inglese ma di origine polacca, Joseph Conrad (1857-1924), nel 1889 viaggiava nel continente africano, risalendo il serpeggiante fiume Congo con un vascello a vapore per conto della leggendaria Compagnia delle Indie Orientali con la qualifica di agente commerciale. Da quell’esperienza che fu per taluni versi traumatica, in quanto mise il futuro scrittore a contatto con la brutalità del colonialismo britannico, della povertà e della violenza da esso generate, nacque altresì un diario, il cosiddetto Diario del Congo, diviso in due taccuini, in cui la vita sul grande fiume è descritta fin nei minimi dettagli tecnici relativi alla navigazione e ai traffici. Secondo un’altra interpretazione, sarebbe stato un certo Casement, master della London Ship Society, menzionato nella prima pagina del “Diario”, la fonte d’ispirazione per il personaggio di Kurtz, sebbene essa non sembri molto credibile: “…Fatta conoscenza con il signor Roger Casement, cosa che in qualsiasi circostanza riterrei un gran piacere e che ora diventa una vera fortuna. Pensa, parla bene. Intelligentissimo e molto comprensivo….”.(2) .

Soltanto due anni prima, nel 1887, Conrad si trovava, invece, in Estremo Oriente, a veleggiare tra l’isola di Sumatra e il Borneo. In seguito a una forte burrasca, è costretto a ripiegare su Singapore. Nelle lunghe ore di ozio in quella città, secondo un’interpretazione storica tuttavia non unanime, egli sarebbe venuto a sapere dell’esistenza del Cerruti, ossia di un europeo che non solo viveva con una tribù di selvaggi della foresta del Borneo ma che di essa era diventato una sorta di re. Non esistono inoltre, prove o testimonianze concrete su un possibile incontro fra lo scrittore inglese e l’esploratore-avventuriero italiano, tuttavia è certo che quest’ultimo, nell’elaborazione fantastica conradiana, fosse già potenzialmente un personaggio letterario. E’ altresì curioso che il milieu letterario del breve romanzo Heart of Darkness (Cuore di tenebra, 1889) (3) affondi le proprie radici in quell’Africa coloniale fluviale, ancora avvolta nella tenebra dell’avidità, della schiavitù e dello sfruttamento dell’uomo nero. Egli, forse, aveva trasferito le suggestioni offerte da quel singolare personaggio le cui gesta passavano di bocca in bocca trasformandolo in un personaggio mitico, in un contesto, quello africano, più brutale e feroce, in cui avrebbe volentieri immaginato la sua presenza. Ma che cosa, in realtà, sapeva di costui, lo scrittore inglese, al punto di trasformarlo, con la forza della propria immaginazione, nella finzione letteraria, in una specie di eroe del male, ovvero nell’inquietante figura di Kurtz, oscuro mercante di avorio sulla cui identità si concentrano le narrazioni più atroci? Un personaggio di pura fantasia, del tutto estraneo alle peregrinazioni reali del giovane Conrad sul fiume Congo ma che tuttavia si alimenta dell’altro personaggio, quello in carne e ossa conosciuto nel Borneo. Ed è proprio nel complicato intreccio tra la figura di Kurtz e quella dei selvaggi cannibali che lo hanno eletto come loro dio, che riemergerebbe con forte evidenza l’altra figura, quella di realtà, ossia l’italiano Cerruti che in realtà pare proprio non avesse affatto il physique du rôle dell’eroe maudits. Scrive, infatti, Paolo Mathlouthi, studioso del Cerruti, che “..…la vicenda narrata da Conrad si svolge sulle sponde del fiume Congo  e il suo eroe, pur minato da una lucida follia e forse proprio grazie a essa, incarna un titanismo eroico,  che non è di sicuro nelle corde dell’esploratore italiano. Kurtz è sedotto dall’oscurità, “sceglie l’abominio”, mentre per Cerruti, perfettamente padrone delle proprie facoltà mentali nel momento in cui decide di compiere il passo, la via del bosco non ha nulla di prometeico e risponde più che altro a un desiderio di mimetismo epicureo” (4). Alberto Asor Rosa parla addirittura di eroismo virile quando scrive che “si potrebbe dire, forse, Kurtz è l’esemplare più alto più estremo, più anomalo, più deforme, più abietto di eroe virile. Questo significa che l’eroe virile, oltre una certa misura, – come tutte le cose del mondo, del resto, – degenera? Può darsi. Fatto sta che a Conrad interessa qui considerare e rappresentare questo esempio estremo (non tutti i grandi scrittori europei dell’Otto-Novecento lo hanno fatto). Oppure vuol dire che nell’eroe virile sono sempre presenti potenzialmente grandezza d’animo e abiezione?” (5). E’ dunque evidente che l’elaborazione fantastica attuata dallo scrittore abbia inteso combinare l’eccezionalità della condizione del Cerruti e della sua coesistenza con i selvaggi, con una più personale interpretazione del male e della sua incarnazione attraverso un personaggio di pura invenzione letteraria.

Pare evidente che lo scrittore, invece, profondamente turbato dalle contraddizioni e soprattutto dalla natura brutale del colonialismo, abbia inteso, in parte lavorando sulla propria esperienza africana, concentrare in Kurtz la più potente e ambigua delle rappresentazioni, tanto più simbolica quanto concreta nella sua discesi negli inferi dell’animo umano. Tutta la brutalità di un pensiero e di un’azione storica, perenne, declinata come umana come quella della sottomissione e della schiavitù, prerogativa di un occidente progredito, concentrata in una sola creatura, potente, che della propria disumanizzazione tra la sua forza evocando “l’orrore” come liberazione. Marlow il suo inseguitore, il suo giustiziere, non è che l’alter-ego dello scrittore che attraverso di lui sogni un’impossibile purificazione dall’essere stato contaminato dalla figura del male incarnata da Kurtz, l’avventuriero tedesco, colui che si pone al di là della morale borghese, del bene e del male. Marlow e Kurtz, a loro volta figure speculari della medesima cultura europea, in bilico tra civiltà e barbarie, finiscono per escludere, per potenza visionaria, il profilo dell’italiano che immerso nella sua particolarissima wilderness del Borneo, visse in pace e di arguzia con la “sua “tribù”.

Per volontà di un regista visionario (Coppola) e di uno sceneggiatore nichilista (Milius), che conoscevano il romanzo conradiano ma certamente non l’esploratore italiano, nel capolavoro cinematografico Apocalypse Now, 1979, si perpetua il processo di identificazione tra realtà e finzione. Il Marlow e il Kurtz questa volta sono lo stesso Coppola regista, che nel suo delirio filmico di onnipotenza, ora si crede Dio (Kurtz) rispetto agli uomini della troup (come testimonia il diario della lavorazione del film scritto dalla moglie del regista Eleanor Coppola, diventato in seguito un documentario) (6), ora invece colui che dovrà portare a termine il proprio compito, ossia uccidere Kurtz, ossia finire il film! (Marlow). Dalle foreste del Congo a quelle della Cambogia, dal colonialismo britannico al neo imperialismo americano basato sul capitale, sulla guerra e finanche sulla vittoria. Ma nel Vietnam non c’è vittoria né redenzione ma solo orrore e follia. E Kurtz è lì a dimostrarlo con il proprio delirio in cerca della fine che è anche la fine del fiume e insieme dell’Occidente!.

 

Note

  1. Siro Giuseppe Gibelli, Ultime gesta dell’esploratore Battista Cerruti in Malesia, Iduna edizioni, Sesto San Giovanni 2023, pag. XXVII
  2. Joseph Conrad, Diario del Congo, in Cuore di tenebra/Heart of Darkness, Ugo Mursia editore, Milano 1984, pag 225
  3. La prima traduzione italiana è del 1924 per i tipi di Mattioli editore.
  4. Paolo Mathlouthi, L’onere della corona, in Siro Giuseppe Gibelli, Ultime gesta dell’esploratore Battista Cerruti in Malesia, Iduna edizioni, Sesto San Giovanni, 2023, pag. XV
  5. Alberto Asor Rosa, L’eroe virile Saggio su Joseph Conrad, ovvero Trilogia della sconfitta, Giulio Einaudi editore, Torino 2022, pagg. 76-77
  6. Eleanor Coppola, Viaggio all’inferno – Heart of Darkness, a filmmaker’s Apocalypse, Feltrinelli Real Cinema 1991. All’origine il volume della medesima autrice Appunti dietro la cinepresa di Apocalypse Now, Edizioni il Formichiere, Milano 1981

Testi consultati

Joseph Conrad, Hearth of Darkness / Cuore di tenebre, cura e traduzione di Ugo Mursia, Mursia editore, Milano 1984

Cerruti Giovanni Battista, Tra i cacciatori di teste, Elliot, Roma 2022

Gibelli Siro Giuseppe, Ultime gesta dell’esploratore Battista Cerruti in Malesia, Iduna edizioni, Sesto San Giovanni 2023

‍N°155 del 02/08/2023

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi