Rita Borelli
La grande musica, è notizia certa, mette in azione ogni nostro senso emozionandoci e suscitando passioni profonde che spesso descriviamo come da: “brivido”. La musica classica in particolare viene spesso utilizzata a scopo terapeutico, perché riesce a stimolare la produzione di serotonina, ormone del buon umore, che riduce ansia e lo stress; e soprattutto ci rende felici.
Ma i benefici della buona musica non sono una esclusività degli esseri umani. Alcuni studi hanno dimostrato che anche piante e animali ricevono grandi benefici dall’ascolto della musica, e manifestano persino precisi gusti. Per esempio, le piante sembrerebbero apprezzare moltissimo le sinfonie e le sonate per pianoforte, mentre le mucche e le pecore la musica sinfonica, grazie alla quale aumenterebbero la produzione di latte mostrandosi rilassati.
La musica accarezza e muove le corde del nostro cuore, trasportandoci in universi inesplorati e profondi dell’animo, riuscendo a lenire dolori e paure. Fu fondamentale nella vita di Gustav Mahler. Austriaco di origine, iniziò giovanissimo a studiare musica e grazie al suo talento entrò quasi subito nel Conservatorio di Vienna e dopo breve tempo incominciò la sua carriera di direttore per poi assumere la direzione dell’Opera di Vienna. Dedicò non moltissimo tempo alla composizione a causa dei suoi impegni come direttore d’orchestra; tuttavia riuscì a comporre una notevole quantità di opere: nove sinfonie, la decima rimasta incompleta, diversi cicli di lieder per voce e orchestra.
Mahler trovò rifugiò e conforto nella musica perché da bambino non ebbe una infanzia serena. Come leggiamo dal libro di Fedele d’Amico: I Casi della Musica, “Mahler era un piccolo, cagionevole ebreo, nato in povertà in una delle tante isolette di germanesimo ch’erano allora nel cuore della Boemia. «Tre volte straniero, come ricordò una volta Mahler stesso: tedesco di fronte ai boemi, austriaco di fronte ai tedeschi, ebreo di fronte a tutti». Soffrì moltissimo di nevrosi più o meno gravi per tutta la vita e fu paziente di Freud”. Da bambino assistette ad una scena che lo segnò moltissimo: vide il padre picchiare brutalmente la madre. Corse via di casa terrorizzato. La musica nella quale cercò di ritrovare la quiete lo aiutò moltissimo ma ovviamente non del tutto. La forza di un grande direttore di orchestra è nella calma. Mahler non possedeva questa virtù, era un grandissimo direttore ma aveva in sé una carica di ansia che lo soffocava e che fu la causa della sua prematura morte a soli cinquant’anni. Nelle sue composizioni è racchiusa una forza e grandiosità prodigiose. L’alternarsi di movimenti fatti di dolci e armoniose melodie si alternano a momenti di inteso furore musicale.
Il Concerto Finale della sessantaseiesima edizione del Festival dei Due Mondi si è chiuso con i Lieder eines fahrenden Gesellen (Canti di un giovane in viaggio) per voce e orchestra e la Sinfonia n. 1 in re maggiore Titano di Mahler sotto la direzione di uno straordinario Antonio Pappano con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
La voce solista del mezzosoprano ha meravigliato e incantato Piazza Duomo con la sua voce soave, limpida e pulita in ogni passaggio, rendendo la partitura leggera e accattivante. Pappano ha diretto in modo strepitoso le Opere in programma, restando aderente alla partitura. La ricchezza dell’esecuzione non è solo dovuta all’esperienza che un grande direttore come Pappano ha guadagnato sul campo, ma ad una concezione del suono che diventa forma. Nelle sue mani, la bacchetta si muoveva all’unisono con tutto il suo corpo in gesti ordinati e accorti nei momenti di quiete, decisi e incisivi – saltando addirittura sul podio – nei momenti di massima intensità. Un concerto splendido che ha saputo regalare momenti di soave quiete nell’animo, alternando attimi di commozione, gioia ed ebbrezza come solo la grande e bellissima musica sa fare.
In una Piazza Duomo gremitissima al termine del concerto sono stati tributati meritatissimi e ripetuti applausi ai maestri dell’Accademia di Santa Cecilia, a Sasha Cooke e Pappano. Ma un grazie particolare va certamente a Gustav Mahler, che nel cielo di Spoleto, insieme al garrito delle rondini che si univa alle sue note, hanno creato un meraviglioso accordo permettendo al Nostro compositore di godere delle sue magnifiche creazioni, in una quiete dell’anima da lui tanto desiderata e finalmente riconquistata.
Spoleto – Festival dei Due Mondi 2023
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano
Concerto finale
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
direttore Antonio Pappano
mezzosoprano Sasha Cooke
Gustav Mahler
Lieder eines fahrenden Gesellen
(Canti di un giovane in viaggio)
per voce e orchestra
Sinfonia n. 1 in re maggiore Titano
produzione Spoleto Festival dei Due Mondi