di Rita Borelli
Sebbene vesta i panni di Gaio Caligola, io sono tutti gli uomini e nessun uomo allo stesso tempo e quindi sono Dio. Caligola.
Al Teatro Parioli di Roma i bravissimi Allievi dell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio d’Amico per la Regia di un altrettanto valentissimo Andrea Baracco, hanno portato in scena il testo di Albert Camus: Caligola.
Il sipario si apre e le luci illuminano un palcoscenico spoglio di arredamenti che riproduce una stanza di specchi e come unico elemento una sedia sulla quale è seduto un tribuno. Nella sala diversi soggetti parlano tra di loro: “Non è ancora tornato? No” Due personaggi dialogano in un’atmosfera di incertezza e sospetto che si protrae attorno ad un solo soggetto: Caligola. “Aspettiamo. Se non torna, bisognerà rimpiazzarlo. Detto tra noi, gli imperatori non ci mancano. No a mancarci sono le personalità. E se torna di cattivo umore? È ancora un bambino, lo faremo ragionare. E se non intende ragioni? Allora? Allora cosa facciamo? Sono tre giorni che è sparito”.
La vicenda ripercorre gli anni in cui Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico, meglio conosciuto con il soprannome di Caligola, succede a Tiberio diventando il sovrano di Roma a soli 25 anni. Caligola diventa imperatore godendo dell’appoggio di tutte le componenti sociali: l’esercito, il popolo e il senato. Gode di grande popolarità in quanto figlio del valoroso generale Germanico. I timori dei senatori sembrano inizialmente infondati poiché Caligola si mostra ragionevole e rispettoso dell’ordine senatoriale. Poco tempo dopo, a seguito di una brutta malattia, la sua personalità muta totalmente e si acuisce ancora di più con la morte dell’amante-sorella Giulia Drusilla.
Questo ulteriore dolore lo fa sprofondare in una profonda depressione e sfiducia nei confronti del mondo: “è ridicolo pensare che l’amore possa rispondere all’amore. La gente muore intorno, tutto qui. Questo mondo così com’è non è sopportabile. Gli uomini muoiono e non sono felici”.
L’opera di Camus, nelle varie versioni tra il 1938 e 1958, non ci mostra solo una tragedia storica, ma soprattutto esistenziale di un uomo che soffre per una perdita che non riesce a sublimare e cerca vendetta. Caligola nella sua assurdità vuole colpevoli, vittime, anela alla purificazione attraverso il delitto, desidera la libertà. Una libertà che è la coscienza della morte che cancella ogni altro pensiero doloroso e ogni tormento: “Non esiste che una sola libertà, quella del condannato a morte. Perché tutto gli è indifferente al
di fuori del colpo che farà scorrere il suo sangue”.
Caligola provoca ed esaspera ognuno con la sua tirannia, si spinge sempre oltre per verificare fino a che punto tutti siano schiavi e lo assecondino. “Come tutti gli esseri senz’anima, non potete sopportare chi ne ha troppa. La gente sana detesta i malati. Chi è felice non può vedere chi soffre. Troppa anima! Che seccatura, no? Allora si preferisce chiamarla malattia: e tutti sono in regola, contenti.” Alla fine cerca di attirare su di sé l’ostilità dei Senatori desiderando quasi che questo suo atteggiamento lo conduca a morte certa. Non ha timore di morire, la paura e il dolore sono momenti fugaci che cessano con la morte. Alla fine questa gli sarà inferta dal gruppo di senatori guidati da Cherea.
Un bellissimo testo interpretato e messo in scena dal registra Andrea Baracco che è riuscito a coglierene in modo perfetto la complessità, la crudeltà e la follia del personaggio Caligola così come tratteggiato da Camus. Una rappresentazione corale con meravigliosi giovani attori che hanno dato vita ad una performance di altissimo livello, emozionando ogni spettatore presente in sala. Ognuno ha donato intensità e spessore a ciascuno dei personaggi interpretati. Lorenzo Ciambrelli è stato straordinario nel ruolo di Caligola. Ne ha tratteggiato la follia e la crudeltà estrema, donando anche intensi e commoventi momenti di fragilità che ne hanno evidenziato la solitudine e l’infelicità di un uomo tormentato e solo. Nessuna incertezza nella recitazione, voce potente, sprezzante e carezzevole nei giusti momenti di tristezza. Come non menzionare un eccezionale Vincenzo Grassi, che interpreta il personaggio di Elicone. Ne fa risaltare la fedeltà e condiscendenza. Riesce ad essere duro e severo ma anche amorevole con Caligola. Lui che è “troppo intelligente per pensare”. Protegge e mette in guardia Caligola esaudendone anche l’ultimo suo desiderio: donandogli la Luna. Pregevolissima anche l’interpretazione della Cesonia di Anna Bisciari. Dolce compiacente e protettiva, ma anche severa e strafottente, ama (ma forse non è più ricambiata?) Caligola, a cui donerà, senza opporsi, la vita quando questi la ucciderà. Uno spettacolo che meriterebbe, per qualità drammaturgica, di regia e di recitazione una programmazione non di fine stagione. Assolutamente da consigliare.
Teatro Parioli
Caligola di Albert Camus Dal 5 al 7 giugno 2023
Regia Andrea Baracco
Con (in ordine alfabetico): Anna Bisciari, Lorenzo Ciambrelli, Doriana Costanzo, Federico Fiocchetti, Vincenzo Grassi, Ilaria Martinelli, Sofia Panizzi, Marco Selvatico, Giulia Sessich.
Adattamento Maria Teresa Berardelli
Musiche Giacomo Vezzani
Scene Francesca Tunno
Costumi Laura Giannisi
Luci e Direzione di scena Javier Delle Monache
Aiuto Regista Danilo Capezzani
Assistente alla regia Andrea Lucchetta
Foto di scena Manuela Giusto
N°135 del 22/06/2023