Le Cinque Rose di Jennifer – recensione

Rita Borelli

Sempre più spesso sentiamo parlare dai media che in Italia il teatro versa in un momento di profonda crisi. Volendo individuarne i motivi, sicuramente potremmo dire che un primo e importante problema risiede nelle esigue o addirittura inesistenti sovvenzioni da parte dello Stato verso questa forma di cultura. Ma sarebbe ingeneroso addossare la colpa di questa decadenza solo ai mancati finanziamenti. Un altro grande problema è  infatti il ricambio generazionale che vive il teatro. Molti registi e produttori dimostrano di possedere poca audacia nell’affidare a talentuosi e giovani interpreti ruoli in nuovi spettacoli,  che vengono invece quasi sempre ricoperti da attori famosi e popolari, sebbene bravi. Questo fa si che tutti quei giovani che frequentano accademie prestigiose, non possano dimostrare il loro talento e sono costretti ad esibirsi quasi sempre nel finale di stagione, per pochissimi giorni e solo in minuscole sale di periferia.

Al Teatro Duse di Roma è stato messo in scena dagli allievi dell’Accademia Silvio d’Amico uno spettacolo bellissimo, Le Cinque Rose di Jennifer di Annibale Ruccello, per quella che è stata l’esercitazione del  III anno del corso di I livello in Regia, affidata al talentuoso giovane regista Enrico Torzillo, e la supervisione artistica di Arturo Cirillo. Gli straordinari giovani attori sono: Paolo Madonna nel ruolo di Jennifer, Domenico Pincerno nel ruolo di Anna e Maria Grazia Trombino in quello della speaker e cantante.

La scenografia mostra una stanza con mobili minimali ma dai colori vivacissimi dove sono appoggiati una miriade di telefoni. Un piccolo armadio contiene abiti colorati e un pochino trashy. In prossimità del palcoscenico una consolle di una radio trasmette musica. L’opera è degli anni ’70 con canzoni dell’epoca, che il regista Torzillo ha deciso però di attualizzare utilizzando canzoni più vicine ai giorni nostri. Al centro della stanza c’è Jennifer. È un  travestito molto triste e depresso. Vive in un monolocale in un quartiere di Napoli dove un serial killer commette da qualche tempo efferati delitti. Questo però non turba assolutamente Jennifer. Lei sta aspettando da più di tre mesi una telefonata da Franco, un uomo con cui ha avuto una relazione e che le ha promesso di tornare e di sposarla. A complicare la situazione, un guasto telefonico che connette sulla linea di Jennifer chiamate destinate ad altre persone. Suona alla porta di Jennifer Anna, un altro travestito che vive nella sua stessa zona. Anche lei aspetta una telefonata a seguito di un annuncio che ha messo sul giornale. Le due parlano della loro immensa solitudine. Jennifer a causa di Franco, Anna per sventure che le sono capitate e che l’hanno fatta diventare una convinta credente, e del rapporto speciale che ha con la sua gattina, Rosinella.

Squilla ancora il telefono e Jennifer, non essendo Franco l’interlocutore, chiude la comunicazione non chiedendo neppure se la persona volesse parlare ad Anna. Questa, offesa, se ne va. L’attesa è sempre più estenuante per Jennifer che cerca conforto nella sua amica Janice. Riappare improvvisamente Anna, è in preda ad una crisi di nervi. Il killer le ha ucciso la sua adorata gattina Rosinella. Questa accusa Jennifer di essere lei il killer  e cerca perciò di ucciderla. Anna chiede poi a Jennifer di poter rimanere a casa sua perchè ha paura che il killer possa farle del male. Jennifer la manda via senza tanti complimenti perché vuole credere che Franco stia tornado da lei. Un’ennesima telefonata di un seccatore che la importuna ogni giorno con scherzi e prese in giro provoca in  Jennifer il desiderio di porre fine alla sua vita, afferra la pistola e si spara in bocca. Il telefono squilla ancora, ma Jennifer ora non può più rispondere.

È la storia di una solitudine che va al di là di quella che vivono le persone cosiddette “diverse”. È la solitudine e la disperazione delle persone che non sono in grado di apprezzare la vita per ciò che è. È la solitudine di persone che non sanno realizzare progetti e non credono nei propri sogni e nella loro realizzazione. È la solitudine di tutti coloro che individuano la felicità nell’amore non comprendendo che se non si è felici dentro, se non ci si ama non è possibile né amare né tantomeno essere amati. Jennifer è una persona passiva, priva di aspettative che impiega ogni minuto della sua triste giornata nella vana attesa di una telefonata che non arriverà mai forse. Jennifer rappresenta il vuoto che sta contaminando la nostra attuale società. Una società incapace di trovare gli stimoli giusti che la possano guarire dalla piaga della sempre più devastante cupa depressione.

Paolo Madonna ha interpretato il ruolo di Jennifer tratteggiandone in modo eccellente la sensibilità e donando al personaggio anche intensi e commoventi momenti di fragilità che ne hanno messo in evidenza la solitudine e l’infelicità. Ha saputo utilizzare sapientemente la voce con la giusta intonazione e esprimendo l’insicurezza propria del suo personaggio.  Molto bravo anche Domenico Pincerno nel ruolo di Anna, che la tratteggia in modo quasi delirante, evanescente e delicato al tempo stesso. Brava anche Maria Grazia Trombino, che ha svolto il ruolo di speaker radiofonica e cantante, rivelando ottime capacità vocali e anche una buona presenza scenica di simpatia e garbo.

Un’eccellente regia questa di Enrico Torzillo.

Rita Borelli

Teatro Duse

LE CINQUE ROSE DI JENNIFER

di Annibale Ruccello

Esercitazione del III anno del corso accademico di I livello in Regia

Allievo regista: Enrico Torzillo

Supervisione artistica Arturo Cirillo

con:

Paolo Madonna

Domenico Pincerno

Maria Grazia Trombino

 

Light Design:

Pasquale Mari

 

Scenografia:

Dario Gessati

Costumi:

Maria Sabato

Composizioni originali di:

Riccardo Ranzani 

 

Coreografie:

Elisabetta Mandalari

Supervisione canora:

Joana Estebanell Milian 

Assistente alla regia:

Maria Vittoria Perillo 

 

Trucco e parrucco:

Anna Fontana

Direttore di scena:

Alberto Rossi

Sarta di scena:

Loredana Spadoni

 

Fonico:

Laurence Mazzoni

 

Assistente compositore:

Sevjiddulam Erdene-Ochir

 

Assistente costumista:

Flavia Andreozzi 

 

Creazione scenografica:

Alessandra Solimene 

 

Sartoria:

Il Costume

 

Foto di scena:

Manuela Giusto

 

Foto di locandina:

Vincenzo Palladio

 

 

 

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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