di Rita Borelli
Luisita Barzizza detta ISA se n’è andata pochi giorni fa, in silenzio con grande dignità, eleganza, e riservatezza, così come ha vissuto tutta la sua vita.
Isa nacque un venerdì del 22 novembre 1929. Il papà era un famoso direttore d’orchestra, si chiamava Pippo Barzizza e ebbe grande successo negli anni dal 1930 al 1940 con la sua orchestra Blue Star, e poi con l’Orchestra Cetra. Ma è stato soprattutto un pioniere del jazz in Italia. La mamma di Isa si chiamava Tatina Salesi, donna semplice ma amorevole e comprensiva.
Isa studiò al Liceo classico Vincenzo Gioberti di Torino, ma come ci raccontò Lei in una intervista “già a otto dirigevo il mio teatrino dei burattini e mi esibivo per tutti gli amici di famiglia. Uno di questi disse a mio padre che la compagnia di Elsa Merlini stava cercando una bambina per un piccolo ruolo e così, l’inverno del 1937 feci il mio debutto al Teatro Carignano. Fui così brava che tutte le compagnie che passavano da Torino chiedevano di scritturare la figlia del Maestro Barzizza”.
Poi scoppiò la guerra e la famiglia di Isa dovette lasciare per qualche tempo una Torino bombardata, per fare ritorno a Sanremo: “Scappammo da Torino, con la camicia da notte sotto il cappotto e la paura nel cuore. Solo molti anni dopo sono tornata a Sanremo per fare delle fantastiche gite in mare, in motoscafo assieme a giovani amici tra cui Italo Calvino”.
A sedici anni contemporaneamente agli studi, e contrariamente a quanto avrebbero desiderato i genitori e in particolare papà Pippo, Isa partecipa ad alcune rappresentazioni teatrali di prosa in ruoli minori, ma sempre al fianco di attori importanti, come Ruggero Ruggeri, Elsa Merlini ed Eduardo De Filippo. Di Quest’ultimo Isa ricorda in una intervista: “Mi spiegava come piangere in scena, diceva: un attore non deve sentire lui le emozioni che esprime, ma deve essere capace ad esprimerle, facendo commuovere le persone. Io ho fatto soprattutto commedie, ero la “pupa” del comico, ho sempre seguivo il consiglio di De Filippo”.
Al termine degli spettacoli mi fece molti complimenti, e Eduardo si sa, era uno talmente esigente che se un attore non gli andava a genio lo invitava tranquillamente a cambiare mestiere. A Isa invece disse che era molto portata e la invitò a seguirlo anche a Bologna. Il primo viaggio di Isa in treno con la mamma, albergo e ristorante pagato dalla compagnia: una favola.
Il lancio vero e proprio di Isa accadde però al termine degli studi liceali ad opera del grande Erminio Macario. Isa racconta questo episodio “Mio padre provò a dissuaderlo in ogni modo: vede Erminio, mia figlia è stata rimandata in terza liceo, non può trascurare gli studi per lo spettacolo. Ma io scappai di casa e alla fine papà si convinse. Per stare tranquillo mi mise alle calcagna uno “chaperon”, una governante sempre tra i piedi. Debuttai con lo spettacolo Le educande di San Babila nel 1947, successivamente in Follie di Amleto”.
Isa era una ragazza elegante e molto avvenente aveva anche una vivace ironia. Una vita vissuta sempre con il sorriso sulle labbra, come una diva di Hollywood, «anche se io diva non mi ci sono mai sentita ». Diventò entro pochi anni una delle attrici più amate del teatro leggero e musicale del dopoguerra italiano; nonché la musa-attrice della compagnia comica di Macario e successivamente del principe della risata, Totò. Di Lui dice: “Un genio Totò, con lui ho girato undici film. Un gran signore che ci teneva alla sua nobile riservatezza. Non l’ho mai sentito alzare la voce con nessuno della troupe, trattava alla stessa maniera gli attori come le maestranze. Totò è il nostro Charlie Chaplin, uno che nell’universo dello spettacolo vive in un pianetino a sé stante e noi possiamo solo osservarlo da quaggiù”.
Il contesto storico in cui Isa Barzizza muove i suoi primi passi di attrice sono a ridosso della fine della Seconda guerra mondiale. L’Italia di quegli anni era un paese dilaniato, che versava in gravissime condizioni. Distrutto sia materialmente che moralmente. Necessitava di essere riorganizzata l’economia, le istituzioni politiche dopo un ventennio di dittatura fascista, nonché il vuoto di potere creatosi dopo l’armistizio. La ricostruzione fu gestita dalle forze politiche protagoniste della guerra di liberazione. La Democrazia Cristiana, il Partito socialista e comunista, ed altre forze antifasciste. Anni molto complicati per l’Italia e gli Italiani. Il 2 giugno del 1946 ci fu il voto a suffragio universale (il referendum per scegliere tra monarchia o repubblica). Votarono per la prima volta anche le donne.
Nel mondo intanto era scoppiata la cosiddetta “guerra fredda”: le tensioni tra i paesi filoamericani e quelli filosovietici. Periodo costellato da grandi tensioni anche in Italia.
In questo quadro così complesso inizia la ricostruzione economica Italiana. Negli anni dal 1958 e 1963 l’Italia godette del cosiddetto “boom economico”, che trasformò il paese Italia da prevalentemente agricolo con condizioni economiche decisamente arretrate, ad un paese via via sempre più industrializzato che rese ancor più evidente gli effetti della ripresa. Il famoso “miracolo economico”!
Nel 1954 nacque la televisione. Questo apparecchio divenne immediatamente l’elettrodomestico più desiderato di quegli anni e quello che contribuì alla diffusione di consumi di massa e per certi versi, riuscì ad unire un paese culturalmente diverso tra regione e regione. Ma questo benessere non interessò tutta l’Italia, anzi si acutizzò il divario tra Nord e Sud e questo favorì l’enorme migrazione interna di persone dalle campagne meridionali e isole alle città industrializzate del Nord.
Il 3 Gennaio del 1954, giorno d’inizio dei programmi RAI, è proprio Isa Barzizza che debutta come protagonista con una commedia teatrale di un atto unico di Carlo Goldoni, Osteria della posta. Isa ha recitato tanto in teatro e fatto oltre 30 film di cui ben undici con Totò. Ha avuto come compagno di palcoscenico addirittura un giovane e acerbo Luca Ronconi, divenuto successivamente un grande regista. La vita ha regalato ha Isa moltissime gioie. Il grande amore per il marito, il regista Carlo Alberto Chiesa. Uomo moderno e intuitivo: fu lui che comprese per primo l’importanza di inserire spot pubblicitari prima della proiezione dei film nelle sale cinematografiche. Una figlia, la dolcissima Carlotta, una bambina bellissima e coccolatissima da entrambi i genitori.
Poi arrivò anche per ISA il grande dolore per la prematura e inattesa morte per incidente stradale di Carlo Alberto. A soli trenta anni Isa si trova dinanzi ad un bivio: seguitare la carriera con un dolore straziante dentro oppure dedicarsi a Carlotta amore della sua vita? Ovviamente prevalse la seconda via. Ma Isa pur ritirandosi dalle scene rimase sempre attiva nell’ambiente del cinema, fondando una società di doppiaggio. Tornò al teatro solo nei primi anni novanta con la commedia La pulce nell’orecchio per la regia di Gigi Proietti e Arsenico e vecchi merletti per la regia di Mario Monicelli. Nel 1995 partecipò al Festival di Spoleto con L’ultimo Yankee di Arthur Miller e nel 1999 interpretò una riduzione teatrale del romanzo Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi. Ma Isa non riprese solo a fare teatro, ma anche il cinema nel 2012 nel film Viva l’Italia, e televisione con Fabio Fazio in Mai dire mai, e in due serie della fiction di Rai 1 Non lasciamoci più.
Da circa quaranta anni aveva deciso di vivere a Palau in Sardegna, per essere vicina alla sua adorata figlia Carlotta.
Ora Isa ci ha lasciato. Siamo tutti un po’ più soli perché quando un’anima bella vola via è così che ci si sente. A qualcuno che qualche anno fa le chiese se avesse paura della morte Lei rispose “La morte? Alla mia età non mi fa paura, perché so che in qualche maniera rimarrò qui, magari solo come un granello di questo immenso universo. Mi incuriosisce invece vedere quanto ho contato in quel mondo effimero dello spettacolo. A volte mi chiedo: chissà se quel giorno che vi saluterò per sempre mi riserverete solo un trafiletto o invece un’intera pagina con il mio nome stampato a caratteri cubitali? Chissà…”
N°129 del 13/06/2023