di Rita Borelli
Una vita che potrebbe essere un romanzo quella di Anna Mae Bullock. Sapete di chi stiamo parlando vero? No? In questo caso vi racconto la sua storia. Anna Mae Bullock è il vero nome di Tina Turner. L’icona della musica rock mondiale, ma anche una donna dotata di stile e discrezione.
Se n’è andata qualche giorno fa nella sua casa in Svizzera dove viveva da più di venti anni dopo una lunga malattia. Aveva 83 anni.
Tina Turner ha avuto una vita tormentata. Nacque il 26 Novembre del 1939 a Brownsville (Tennessee) negli Stati Uniti. Già all’età di dieci anni Little Ann così la chiamavano, cantava nel coro della chiesa di Brownsville dove il padre Richard era pastore. Era stata una figlia indesiderata e per questo in tutta la sua vita ha inseguito invano l’amore che nessuno le aveva donato. Nel 1956 i genitori si separano e così Anna Mae e la sorella Alline andarono a vivere a Saint Louis. Qui Anna Mae appena diciassettenne, conobbe il musicista Ike Turner e con lui intraprende un sodalizio sia artistico che amoroso. Tina all’epoca era già divenuta mamma di un bimbo (Craig) avuto da una fugace relazione con il sassofonista Raymond Hill che la tradì con un’altra, lasciandola da sola e incinta. Tina e Ike si sposarono nel 1962, con una fugace cerimonia a Tijuana, in Messico, il musicista Ike adottò Graig. L’anno successivo la cantante diede alla luce il suo secondo figlio Ronnie. Successivamente i coniugi adottarono altri due bambini Ike Junior e Michael.
Tina e Ike, negli anni sessanta, erano o almeno sembravano essere una coppia affiatata sia sul palco che nella vita privata. Erano famosissimi nel panorama musicale rock con il nome di Ike & Tina Turner. Dietro quella immagine di coppia perfetta, la vita matrimoniale era però un inferno.
Ike beveva, si drogava, riempiva Tina di botte. In una sua autobiografia del 2018 My Love Story Tina afferma: «Mi ha gettato caffè bollente in faccia, provocandomi ustioni di terzo grado. Ha usato il mio naso come un sacco da boxe così tante volte che ho potuto sentire il sangue che mi scorreva giù per la gola quando cantavo. Mi ha rotto la mascella. E io non riuscivo a ricordare com’era non avere un occhio nero». Tina rivela in seguito che per sfuggire alla violenza del marito (morto di overdose nel 2007) arriva addirittura a tentare il suicidio, considerando la morte come unica via di uscita da quella vita d’inferno.
Era giovane, ma si sentiva vecchia, bloccata in un rapporto matrimoniale distruttivo. Era sempre più difficile nascondere le botte e i lividi. Quando incideva in sala di registrazione tutti la guardavano con compassione. Un giorno un tecnico le chiese se conoscesse il buddismo. Qualche mese più tardi Ike invitò a casa una sua amica che incominciò a parlare di buddismo. Forse che l’universo le stesse inviando un messaggio? La sua vita era un tormento, la sua anima greve. Iniziò così a interessarsi alla pratica del buddismo e pian piano ne comprese la filosofia Nam myoho renge kyo. Nella vita non è importante ciò che accade in quanto incontrollabile e al di fuori dalla nostra volontà, ma è importante invece il modo in cui ognuno reagisce all’accadimento. La chiave di tutto è guardare avanti, reagire alla sofferenza senza farsi schiacciare da questa. Comprese che tutto quello che le era capitato, di bello o brutto, era l’opportunità che la vita le dava per rafforzare se stessa e far nascere in lei il seme della speranza. Nel buddismo questa pratica si chiama trasformazione interiore. In sintesi come cambiare se stessi. Tina fino a che non comprese pienamente gli insegnamenti del buddismo non si separò da Ike. Nel 1976, dopo un concerto a Dallas, tornando in albergo Ike per l’ennesima volta la massacra di botte per strada. La mattina successiva una Tina ormai diversa e consapevole della sua forza interiore fugge via con in tasca soli 36 centesimi. Chiede il divorzio, che ottiene il 29 marzo 1978. A quasi quarant’anni Tina inizia da capo a cantare nei bar e nei locali di periferia, ma solo per un breve periodo perché il suo talento e la sua bravura la fanno diventare la star planetaria che tutti conosciamo.
È una donna coraggiosa Tina, verso la metà degli anni ’80 trova la forza di raccontare la sua storia e la lotta sostenuta per superare gli abusi e i tradimenti. Diventa l’eroina di tutte quelle donne che nel mondo come lei si trovano a vivere una situazione pesantissima, ma ora lei può insegnare loro come tornare a vivere e sorridere. La prima fondamentale cosa da imparare è amare se stessi, perché se non ci si ama non si può dare amore a nessuno.
Qualche anno dopo Tina incontra per caso in una conferenza Erwin Bach, un dirigente tedesco della casa discografica Emi. Lei quarantaseienne e lui trentenne. La differenza di età non provoca nella coppia alcuna inibizione. Vivono serenamente il loro amore. Tina sembra avere raggiunto finalmente la pace e l’amore che ha inseguito in tutta la sua vita. Il destino talvolta ci pone davanti ostacoli e dolori immensi. Il 4 luglio del 2018 a soli 59 anni Craig Raymond Turner, primogenito della cantante si suicida. Lo scorso 9 dicembre 2022 anche il secondogenito Ronnie, 62 anni, figlio di Tina e Ike muore a Los Angeles dopo una lunga malattia. Anche Tina ha avuto una vita martoriata da gravi malattie. Nel 2013, a pochi giorni dal suo secondo matrimonio con Erwin Bach, ebbe un ictus dal quale ne uscì solo dopo un lunghissimo periodo di riabilitazione. Nel 2016 le fu diagnosticato un cancro intestinale.
Ora ci ha lasciato. Ma lei grandissima icona del rock mondiale rimarrà indelebilmente nei nostri cuori. Ha vinto in carriera ben 12 Grammy Awards, di cui otto competitivi e quattro onorari, oltre a tre Grammy Hall of Fame e un Grammy Lifetime Achievement Award. Ha venduto oltre 150 milioni di copie di dischi in tutto il mondo, è una delle artiste di maggior successo nella storia della musica rock contemporanea.
Come non ricordare solo alcuni dei suoi maggiori successi:
River Deep – Mountain High, del 1966 cantata assieme al suo ex marito Ike.
Proud Mary del 1971 è una cover di successo di Tina Turner e del marito Ike. Con questo brano Tina vince anche un Grammy. È una armonia che racchiude in se diversi generi, il blues, soul e pop. Perfino alcuni artisti italiani, come Mia Martini, Eros Ramazzotti e recentemente Marco Mengoni, hanno provato a cantare questo brano.
L’album Private Dancer del 1984, da cui è stato estratto il singolo omonimo che ottiene un successo straordinario sia dalla critica che commercialmente.
We don’t need another hero del 1985, che la Turner canta nel film Mad Max – Oltre la sfera del tuono interpretato da Mel Gibson e dalla stessa Turner che fa parte del cast.
The Best, meglio nota come Simply the best del 1989. Anche questa è una cover del brano cantato da Bonnie Tyler. Questo pezzo è sicuramente il successo più rappresentativo della cantante, perché ne mette in evidenza le sue immense capacità vocali, la sua forza e presenza scenica.
Tina Turner ha deciso di ritirarsi dalle scene nel 2009 quando aveva quasi 70 anni, al termine del suo: Tina! Tour dei 50 anni. Questo tour ha avuto circa 90 date e ha toccato ben 12 Paesi. Tina ha ballato e dato il meglio di se in ognuno di essi. La sua voce limpida e la sua incredibile resistenza li ha profusi in ogni canzone interpretata con passione e intensità. L’ultima data del tour si è svolta a Sheffield in Inghilterra il 5 maggio 2009. A chi le chiese perché avesse deciso di smettere rispose: “Questo era il momento di farlo perché volevo finire con i miei fan che mi ricordavano al meglio. Non volevo che venissero a uno spettacolo tra un anno o due anni e pensassero Oh, era brava. C’è un’espressione saggia: lascia la festa prima che sia finita”. The end!!!
N°128 del 11/06/2023