di Rita Borelli
Albert Einstein diceva: “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”. È infatti solo così che non saremmo costretti a raccontare tutte le atrocità commesse dall’uomo durante i vari conflitti.
Non dovremmo così raccontare quanto avvenuto alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia in una parte di territorio chiamato Ciociaria, tra Lazio e Campania, e che già nell’Ottocento veniva chiamata “Cioceria”.
In questi luoghi ameni, fatti di piccoli paesi arroccati quasi a difesa da chissà cosa, come se un destino crudele facesse presagire quanto poi realmente accaduto; paesi che all’imbrunire, con le loro luci accese, somigliano ancora oggi a dei piccoli presepi abitati, allora come ora, da persone semplici ed oneste dedite per lo più al lavoro dei campi o alla pastorizia e il cui unico svago ai tempi era giocare a “morra” (che consisteva nel saper indovinare la somma dei numeri da uno a dieci, e mostrati con le dita simultaneamente dai due giocatori): lì, in quei luoghi, avvennero le atrocità raccontate nello spettacolo andato in scena ieri sera al Teatro Vittoria da Ariele Vincenti: Marocchinate.
È la storia di Angelino, (Ariele Vincenti) un pastore, marito di Silvina, la più bella fanciulla del paese che al tempo dei fatti narrati era la sua fidanzata, poi divenuta sua moglie e madre di Silvestro, loro figlio.
Angelino ripercorre con dolore, in una conversazione con Enzo Biagi (nello spettacolo chiamato Professore, poi Enzo, e solo alla fine per intero: Enzo Biagi), i fatti che avvennero nella primavera del “44: di come la tranquilla vita contadina di quei paesi fu sconvolta dalle incursioni delle truppe marocchine, che in avanscoperta di quelle alleate di liberazione, avevano il compito di “bonificare” i territori dalle truppe tedesche, le quali avevano allestito in quei luoghi la linea difensiva “Gustav”, su disposizioni di Hitler, allo scopo di dividere in due la penisola italiana.
Le truppe marocchine, aggregate agli eserciti alleati, come parte dell’esercito francese, dopo aver sfondato la linea tedesca di Montecassino, ebbero quale ricompensa per il buon lavoro portato a termine, cinquanta ore di carta bianca; e quindi di “diritto di preda”.
Chi ovviamente ne fece le spese furono i fragili e gli indifesi di quei paesini, ai quali le truppe marocchine rubarono e depredarono ogni cosa, violentando ed uccidendo senza pietà donne e uomini innocenti senza il minimo scrupolo. Stavano riscuotendo il loro dovuto premio.
Anche a Silvina toccò la sorte dello stupro. Nessuno poté salvarla: né suo fratello, che fu ucciso a bruciapelo; e neppure Angelino, che nel tentativo di sottrarla alla violenza fu salvato miracolosamente da un soldato americano. Silvina e le altre donne oggetto di tali orrori persero per lungo tempo il loro sorriso. Ma soprattutto la loro dignità agli occhi dei loro mariti, padri, fidanzati, fratelli, che tornati dalla guerra, apprendendo l’accaduto, invece di proteggerle e consolarle, le colpevolizzarono addossando loro la colpa di quanto successo ed obbligandole in alcuni casi addirittura a non dormire nei loro letti, chiamandole “Marocchinate”.
Nulla fu fatto dal Governo di allora per risarcire moralmente quanti ebbero a soffrire di tali crudeltà. Anzi: i fatti furono talmente minimizzati che, invece delle migliaia di donne e bambine stuprate ed uccise dalle truppe marocchine, vennero ufficialmente dichiarate abusate solo tre donne.
Una storia crudele che ci dovrebbe far riflettere sulle ingiustizie avvenute in un passato poi non così lontano da noi, ma che anche oggi purtroppo si ripropone coi medesimi meccanismi, sia in territori di guerra che, talvolta, nella vita quotidiana, dove le violenze sulle donne sono notizia giornaliera.
Questo perché l’essere umano, uomo o donna, in situazioni di oggettiva difficoltà o di completa libertà, si sente in diritto di operare scelte dettate dal lato oscuro della propria anima.
Spettacolo scritto con sapienza, ricco di particolari, con una attenta e minuziosa ricerca dei fatti realmente accaduti.
Ariele Vincenti ha saputo interpretare il personaggio di Angelino in modo intenso, efficace, creando tensione ed interesse nello spettatore. Ottimi i suoi tempi di recitazione.
Uno spettacolo bello. Da non perdere.
ROMA – TEATRO VITTORIA
Stagione 2022/2023
MAROCCHINATE – L’ALTRA FACCIA DELLA LIBERAZIONE
Di Simone Cristicchi e Ariele Vincenti
Con Ariele Vincenti
Costumi di Sandra Cardini
Luci Marco Laudando
Aiuto Regia Teodora Mammoliti
Voci Massimo De Rossi – Elisabetta De Vito – Aurora Guido
Regia Nicola Pistoia
N°114 del 10/05/2023