di Maurizio Fantoni Minnella
Per gran parte di coloro che si definiscono paladini della democrazia liberale, l’antifascismo oggi non avrebbe più alcun significato.
Da elemento portante non solo della transizione dalla dittatura alla democrazia ma anche in seguito, per almeno due decenni, della nuova repubblica, avrebbe smarrito, secondo una vulgata divenuta purtroppo maggioritaria, la propria ragion d’essere. Ma con quali argomentazioni si è giunti a questo risultato?
- Non esisterebbe nel nostro paese alcun pericolo di sovvertimento dello Stato in senso fascista.
- In un’epoca di revisionismo e di pacificazione la stessa dicotomia fascismo-antifascismo (come recitava già un giovane La Russa in una piazza milanese negli anni settanta! – presenza evocata nel film di Marco Bellocchio Sbatti il mostro in prima pagina – 1972), sarebbe ormai vecchia e superata.
- Oggigiorno tutti gli ex partigiani sono morti e chi non ha vissuto la Resistenza non sarebbe legittimato a tenere in vita un’associazione nazionale come l’Anpi. Semmai a garantire la democrazia nel paese basterebbe semplicemente una buona gestione del libero mercato.
- La responsabilità per le vittime delle Fosse Ardeatine sarebbe da attribuire ai partigiani che si rifiutarono di presentarsi al comando nazista in qualità di responsabili dell’attentato di via Rasella.
Più che di giudizi, si tratta piuttosto di luoghi comuni assimilati al mainstream pensiero che ormai dilaga come legge intossicante.
In parallelo, un’altra vulgata, sebbene minoritaria, affermerebbe, invece, che il vero pericolo autoritario non sarebbe interno ma giungerebbe dall’Europa della finanza e della Banca Centrale, quindi, non un’Europa dei popoli ma del puro capitale che detterebbe legge, esercitando una sorta di pressione o un vero e proprio diktat sulle scelte politiche ed economiche dei singoli Stati d’Europa.
In alcuni casi le due opzioni possono trovare perfino un terreno comune proprio nel non riconoscere, ancora una volta, all’antifascismo (sia esso ufficiale o militante), lo statuto di forza politica trasversale il cui scopo, innanzitutto, è quello di tenere vivo, specialmente, nei giovani, la memoria storica e la coscienza critica rispetto a ciò che fu il regime fascista, la sua ideologia e le conseguenze nefaste della sua politica. Insomma, per i sostenitori dell’anti-europeismo, non ci sarebbe altro pericolo che il potere di banchieri e multinazionali. Altro che revival fascistoidi!
Per altri, invece, parlare di fascismo oggi e quindi, di antifascismo, significherebbe evocare un manipolo di imbecilli adoratori del Duce a Predappio, ossia ultra minoranze sparute comparabili alle minoranze altrettanto sparute, le cosiddette “formiche rosse”, ovvero i nostalgici della falce e martello.
Ecco dunque delinearsi il ritratto del presunto democratico dell’era post-ideologica, colui infatti che assimila i due estremismi uguali e contrari come cariatidi del passato, forte della sua idea di democrazia del capitale, praticabile senza scosse né incidenti laddove si garantiscano mercato e proprietà privata. A costui poco interessa che talora dietro il rispetto dei suddetti valori si sia ucciso, torturato, privato i cittadini delle loro fondamentali libertà. Ma non quelle di Dio, del mercato e della proprietà privata. Così durante il fascismo, così nella dittatura cilena del generale Pinochet. Perché allora, dichiararsi democratici significa essere anticomunisti giacchè il comunismo per tutto il secolo XX°, fu l’eccezione rispetto alla regola non solo democratica ma anche totalitaria.
Fascismo, nazismo, franchismo, pinochetismo, garantivano quelle libertà per cui oggi ci si dichiara apertamente anticomunisti ma non altrettanto sinceramente antifascisti dal momento che i rapporti col fascismo, in questo paese, non sono mai stati veramente chiariti, per cui è più facile in nome di una democrazia di comodo, equiparare fascisti a partigiani, vittime degli uni a vittime degli altri, in nome di una pacificazione impossibile perché il vero antifascismo, di sinistra o liberale che sia, pretende innanzitutto il rispetto delle vittime della crudeltà fascista, dei suoi combattenti e nondimeno, della storia e della sua dialettica, oltre la quale è sempre in agguato, da qualche parte, la tentazione totalitaria.
N°109 del 27/04/2023