Perché non possiamo non dirci social-democratici e/o liberal-socialisti

-Edoardo Crisafulli –

Anno del Signore 2023, primi di gennaio, pensieri in libertà da Leopoli-Lviv, capitale della Galizia e focolare della lingua e dell’identità ucraina.

Imbiancata dalla neve e intirizzita dal gelo, l’antica Lemberg asburgica mi sorride fiera di sé. Colgo un velo di tristezza: la pace, nel cuore dell’Europa, è una chimera. La città è ancora agghindata per il Natale, che qui si festeggia sia il 25 dicembre che il 7 gennaio.  Date, queste, innervate di spiritualità dall’anno zero dell’Era Cristiana. Cammino nella mia bolla di pseudo-normalità, a passi lenti, corpo inclinato in avanti: il ghiaccio è in agguato. Un alberello di Natale addobbato con stile minimalista fa capolino, i rami sono sovraccarichi, il nevischio s’è congelato, i cristalli luccicano. I bimbi nello slittino nel parco, i passanti intabarrati perché si bubbola, i soldati con il mitra a tracolla, gli operai intenti a pulire le strade, gli studenti accalcati sul portone dell’Università Ivano-Frankivsk – all’apparenza spensierati come i loro coetanei italiani. Hanno tutti il padre o uno zio o un fratello al fronte. Qualcuno un parente o un amico l’ha già perso. Una puntura di spillo minaccia la mia bolla: è il rumore monotono dei generatori, assomiglia al vrmmmm di un trattorino in marcia sulle zolle. La puzza di carburante ammorba un’aria che era tersa fino all’alba, il momento in cui rinasce la giornata e che, qui, spegne il coprifuoco notturno. Da settimane – sui marciapiedi, accanto ai negozi – spuntano come funghi i generatori. Chi ne è sprovvisto resta al buio (il governo ucraino assicura l’elettricità alle strutture sanitarie e alle aree prioritarie, altrove a rotazione). Dall’alto si vedrebbe una scacchiera scombinata: quadratini irregolari, gli uni scuri, gli altri illuminati.

Tutt’a un tratto mi compaiono di fronte otto ragazzi in mimetica, quattro da un lato, quattro dall’altro. Sulle spalle una bara avvolta da una bandiera ucraina. Segue un militare più anziano, serissimo, stringe un mazzo di fiori in mano. I passanti si scoprono il capo, si fanno il segno della croce. Alcuni si inginocchiano, e pregano.  La mia bolla… s’è dissolta! Il piccolo corteo svolta verso la chiesa greco-cattolica all’angolo. I soldatini fanno una pausa prima di salire i gradini. Li attende una signora scarmigliata e pallida, avrà al massimo quarant’anni. Accarezza la bara lucida con dolcezza infinita. Distolgo lo sguardo dall’intimità di quel dolore assoluto. La pietà di Michelangelo è un modello universale dello strazio d’una giovane madre? Tornando a quel passo straordinario in Anna Karenina dico che ogni madre affranta è affranta a modo suo. Le campane suonano, meste, la bara traballando entra in chiesa in diagonale, i custodi del morto tengono ferma la bandiera che rischia di svolazzare, qualcuno si asciuga una lacrima – il gelo sembra aver congelato i suoni.

Sbircio nella chiesa, e penso. Ah, destra tradizionalista e xenofoba che hai soffiato sul fuoco dell’islamofobia! “I socialisti europei snobbano le radici cristiane d’Europa!”, sbraitavi. Lo scontro fra liberaldemocrazie laiche e fondamentalismo islamico era e rimarrà solo politico. E tu, invece, lo volevi far apparire come un conflitto identitario, fra civiltà nemiche. Un Occidente giudaico-cristiano tendente alla libertà è il San Giorgio che si batte contro il drago orientale: un Islam retrogrado, che ha l’oscurantismo nel DNA, mirante a soggiogarci mediante il terrorismo e l’immigrazione e, infine, la sostituzione etnica. I musulmani: i nuovi mongoli. Eccolo, il grido di battaglia della nuova Lepanto: Dio, Patria e Famiglia in funzione antiislamica. In che consiste la strategia dell’estrema destra illiberale e sedicente cristiana? 1) Demonizzare il diverso da noi: il musulmano è un fanatico col coltello fra i denti, incompatibile con la civiltà cristiana; 2) riesumare un’identità cristiana monolitica e ammuffita (antimodernista) per fiaccare il liberalismo e la cultura dei diritti individuali. Il che è proprio ciò cui mirano gli islamisti radicali e i “jihadisti cristiani” alla Kirill, il Primate amico di Putin il quale ritiene “Santa” la guerra d’aggressione in Ucraina. Eh sì, i cristiani tutti d’un pezzo, quelli destrorsi, ammiravano lo Zar di tutte le Russie, il protettore della fede pura e incontaminata. “L’operazione speciale” in Ucraina ha mandato i loro piani all’aria.

Ecco che un Paese “riconvertito” alla fede degli avi con tanto di fanfare ha rinnegato il Cristo appena riscoperto: un Paese nelle cui vene scorre il siero dell’autocrazia fin dai tempi di Ivan il terribile e che, negli anni del bolscevismo, aveva “rottamato” il cristianesimo con violenza inaudita, ebbene proprio quel Paese lì – i cui leader baciano le icone della Vergine Maria, di Gesù e dei Santi sbrodolando ammirazione per il genocida Stalin –, ha scatenato una guerra feroce contro una nazione sorella, cristiana fin nel midollo. I neoconvertiti hanno voluto una guerra civile nel cuore della cristianità orientale, la quale desiderava ricongiungersi con l’anima occidentale, da cui s’era separata nel lontano 1054. Oggi i greco-ortodossi russi sparano contro i greco-ortodossi e i greco-cattolici ucraini. Funerali cristiani di qua, funerali cristiani di là. Nulla di nuovo sotto il sole: nelle due guerre mondiali i cosiddetti cristiani d’Europa si sono scannati fra loro a milioni, dopo aver ricevuto la benedizione dei rispetti vescovi e cappellani militari. Meditate, ipocriti fautori delle radici cristiane d’Europa rinsecchite perché prive della Caritas vivificante. Sta di fatto, cari miei, che in Ucraina il sogno revanscista dell’estrema destra europea è tracollato.

Aveva ragione Luciano Pellicani: la formula che ha garantito la pace all’Europa per settant’anni è l’innesto, nel sostrato cristiano, dell’eredità pagana: le libertà civili e politiche non hanno affatto una matrice cristiana. Ecco in sintesi la socialdemocrazia: libertà laica – l’uomo, dotato di ragione, è libero di agire nei limiti del diritto secolare e secondo coscienza, nella sua comunità mondana – e Caritas –  l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, va trattato sempre come fine, giammai come mezzo. Il che è l’opposto della vulgata cattolica: la cristianità, diceva Ratzinger, ha assorbito il logos greco, dandogli pienezza e fulgore. In realtà la fede, negli anni dell’intransigenza teocratica, ha asservito e umiliato la ragione. E infatti in Europa proliferavano l’integralismo, le guerre religiose, la repressione del dissenso. Poiché la legittimità dello Stato derivava da Dio, non dal demos, la libertà era compressa, vigilata. Oggi la leadership russa si ispira a quella fase torbida della nostra storia: agogna una religiosità militante, asservita al potere politico, congeniale al dispotismo asiatico e nemica della modernità. E infatti i russi che contano, oggi, rigettano sia l’inclinazione libertaria del Concilio Vaticano II, sia la formula socialdemocratica e liberale, collante dell’Unione Europea.

L’Occidente ne ha percorsa di strada: non torneremo indietro! Le poleis greche hanno fatto germogliare una pianticella che, pur minacciata dalle erbacce – le teocrazie, gli assolutismi, le dittature –, è cresciuta tenace, se non proprio rigogliosa: eleutheria, “sono liberi i cittadini che non sono asserviti a un tiranno” (Treccani online). Finché la pianta della libertà pagana non è diventata, sulla scia delle lotte dei liberali e dei democratici, una quercia poderosa, contro cui si sono infranti sia il fondamentalismo religioso che le religioni politiche (nazi-fascismo, bolscevismo). Paganesimo e modernità, fra Otto e Novecento, si sono abbracciate. Eppure… le fronde della quercia erano ancora poco sviluppate, non proteggevano dalla canicola. Cosa mancava alla democrazia dei tempi moderni? Lo spirito evangelico reincarnatosi in una filosofia secolare: il socialismo democratico. Non bisognava infatti “ammazzare il cristianesimo” (così Gramsci), bensì depurarlo dalle scorie integraliste. L’Europa l’ha capito solo dopo il flagello della seconda guerra mondiale. Il Welfare State è l’humus che ha reso finalmente la nostra quercia florida e protettiva. La democrazia, per dirsi compiuta e quindi propiziatrice di pace, dev’essere al tempo stesso liberale e socialisteggiante. In questo consiste il modello europeo: un capitalismo urbanizzato che rifugge dall’imperialismo: pace sociale e ripudio della guerra quale mezzo di risoluzione delle controversie. Noi non possiamo non dirci social-democratici e/o liberal-socialisti. Con buona pace dei cattolici ultraconservatori e dei sovranisti che brandiscono il crocefisso a mo’ di martello nel nome di una cristianità bellicosa e depauperata, priva di carità e negatrice dei diritti inalienabili dell’individuo.

N°94 del 24/01/2023

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi