Fra l’arbitrio e la legge di Pietro Nenni

di Francesca Vian –

Cento anni fa, il 7 gennaio 1923, Pietro Nenni pubblica nell’Avanti! una lettera a Benito Mussolini, Fra l’arbitrio e la legge, una delle sue pagine più belle. L’ironia permette di dire e non dire, e – non dicendo – di dire ancora di più.

Fra l’arbitrio e la legge (Lettera aperta a S. E. Mussolini)

Eccellenza,

da qualche tempo l’ill.mo sig. Questore di Milano si prende il disturbo, e procura a me l’onore, di conversazioni che non dirò siano piacevoli, ma che sono una specie di dialogo, per interposta persona, fra me e Voi, giacché l’eccellente Vostro funzionario ha cura di premettere: “d’ordine di S. E. Mussolini debbo notificarle questo e quest’altro…”. Ora mi viene il dubbio, che di queste conversazioni, Voi conosciate solo la parte che Vi interessa, l’ordine da Voi notificato e non le mie risposte, ed è questa una delle ragioni per cui V’indirizzo questa lettera aperta.

Il caso occorsomi l’altr’ieri, per esempio, mi pare che esorbiti alquanto dai poteri Vostri, che sono immensi; dai diritti della Questura, che non sono pochi e soprattutto dalle consuetudini, e mi pare che rientri in quei sistemi austriaci di intimidazione personale, contro i quali Voi avete scritto più di un articolo e pronunciato più di un discorso.

Soffrite che di questo caso Vi faccia un breve racconto. Or dunque l’eccellentissimo sig. Questore mi invitò ad audiendum verbum e lo fece con maniere alquanto spicce, mettendomi al fianco due angeli custodi, ciò che mi fece supporre che avesse l’amabile intenzione di trattenermi un poco a lungo. Mi chiedevo, strada facendo, di quali orribili delitti mi fossi macchiato e non trovavo il bandolo della matassa. Cortese, il sig. Questore m’aiutò a chiarire il mistero, facendomi sapere essere Vostra intenzione che i giornali non denigrino i pubblici funzionari. Ora “l’Avanti!” avendo riprodotto dalla “Voce Repubblicana” un articoletto sulla carriera e sugli stipendi del senatore Lusignoli, ero perentoriamente invitato a smentire. Feci osservare che io non potevo smentire niente, che al sen. Lusignoli non mancavano i mezzi per rettificare l’eventuale errore compiuto dal giornale repubblicano, che a Roma, prima di Milano, doveva comparire la rettifica. Il sig. Questore posto di fronte a un rifiuto mi dichiarò in arresto, finse di ordinare l’occupazione dell’«Avanti!» e mi affidò a quattro agenti.

La cosa, non ve lo taccio, mi parve grossa, la sproporzione fra causa ed effetto evidente, il ridicolo assai più del tragico, e mentre fornivo le mie generalità mi venne fatto di camminare a ritroso nel tempo e di risovvenirmi la terra nostra di Romagna, le lotte in comune, gli arresti in comune, la prigionia in comune e – ricordate? – le lunghe partite che vi facevamo assieme a dama, senza che io, non mediocre giocatore, riuscissi mai a battervi, del che Vi do atto perché ciò offra modo ai Vostri biografi di stabilire quest’altro lato in comune con Napoleone, imbattibile nel gioco della dama. Anche mi sovvenni dei pochi mesi trascorsi assieme in uno stanzone delle carceri di Bologna e delle danze notturne, dopo la battuta dei ferri, che facevano accorrere i secondini, lungi dal supporre che c’era in Voi – irrequieto prigioniero – la stoffa di un futuro dittatore d’Italia.

Ma al vagabondaggio del mio pensiero pose termine una nuova chiamata del Questore, il quale dopo avermi suggerito, con molta amabilità, alcuni ripieghi per uscire dall’imbarazzo, m’annunciò che ero libero e che se ne sarebbe riparlato.

Ne riparlammo infatti nella notte, dopo che un commissario, molti agenti e carabinieri, dall’«Avanti!» mi ebbero riaccompagnato alla Questura, ove mi si invitò a firmare una specie di comminatoria che per essere perfetta era… trina:

1° m’impegnassi a non pubblicare sull’«Avanti!» articoli o vignette incitanti all’odio fra le classi;

2° non deformassi nella cronaca le funzioni e le operazioni della Milizia nazionale;

3° rettificassi immediatamente le «menzogne» pubblicate sul conto del senatore Lusignoli, Prefetto del Regno e Ministro di Stato.

Dopo il mio rifiuto mi fu letto che ove l’«Avanti!» non si attenesse nell’avvenire a queste prescrizioni, severi provvedimenti sarebbero stati presi.

Orbene, Eccellenza, non Vi pare che si esageri? Secondo le leggi, di sacra e inviolabile non c’è che la persona del re, e io ignoravo di dover considerare allo stesso livello la persona del Prefetto Lusignoli, verso il quale è possibile che Voi abbiate ragioni di gratitudine, per il quale invece io non ho sentimenti di alcun genere, se togliete quel senso di indefinibile nausea che mi danno tutti coloro convertitesi al fascismo, come si sarebbero convertiti al socialismo, giusto a tempo per non incorrere nei fulmini dei vecchi padroni e per essere nelle grazie dei nuovi.

Ma, Eccellenza, non è su di un particolare che voglio richiamare la Vostra attenzione, ma su un sistema. Dove si è mai visto, fuor che nell’Austria degli Asburgo, questo metodo d’intimidazione personale, che lascia me perfettamente sereno e indifferente, ma che non cessa per questo di essere volgarmente inquisitorio? Voi dovete la Vostra fortuna politica, alla libertà di stampa di cui avete usato e abusato, a Vostro rischio e quindi con pieno diritto; alla critica cui avete sottoposto uomini e cose. Ebbene, non dico che per questo solo Voi dovete garantire agli altri questa libertà: dico che per limitarla, dovete ricorrere a delle leggi e non a delle azioni o a delle intimidazioni personali.

Cosa vuol dire intimare all’«Avanti!» di non pubblicare articoli incitanti all’odio fra le classi? Per poco ch’io sforzassi la memoria, potrei citare le parole stesse con cui Voi difendevate davanti al tribunale di Forlì il Vostro diritto di scrittore socialista, a indagare i fatti sociali con metodo marxista. Allora io, giovanetto, pendevo dal vostro labbro e senza condividere tutte le Vostre idee, ero lieto d’esservi al fianco, come poi fui lieto di essere colpito dal Tribunale anche più duramente di Voi.  A Milano, molti ricordano la difesa che di questo diritto del giornalista socialista, faceste davanti ai giurati. Se io frugassi nella vecchia corrispondenza, molte Vostre lettere troverei, scrittemi in occasione di altri arresti, e in cui sarebbe difficile rintracciare alcunché della nuova concezione che dimostrate di avere sui diritti e sui doveri del cittadino. Ma io non sono qui a richiamarVi alla coerenza: sono qui a dirVi che anche a proposito di eccitamenti all’odio fra le classi vi sono delle leggi che avete diritto di applicare o di inasprire, ma che nessuno all’infuori del magistrato, fino a che abbia valore la Costituzione, può giudicare dove vi sia reato.

Voi sapete, Eccellenza, che io non ho la mente troppo ingombra di ciarpame democratico e che non sono qui a protestare in nome dei «sacri principi» che ho relegato nel museo.

Senza fare un processo alle intenzioni so dove si mira e quale è la posta del gioco.

Permettetemi di meravigliarmi che un uomo che viene dal socialismo, che il figlio di un internazionalista che ha sentito raccontare dal padre attraverso quali indicibili ostacoli il socialismo è passato, caschi nella illusione dei conservatori vissuti fuori dal popolo e lontani dal proletariato, che vi siano misure di polizia, restrizioni di libertà, mezzi inquisitoriali, capaci di arrestare il corso di un’Idea.

Il socialismo passerà, Eccellenza Mussolini!

Fra l’arbitrio e la legge (Lettera aperta a S. E. Mussolini), da «Avanti!», 7 gennaio 1923, ripubblicata in Pietro Nenni, La battaglia socialista contro il fascismo 1922-1944, Milano, Mursia, 1977, a cura di Domenico Zucaro, presentazione di Gaetano Arfè.

Il senatore Alfredo Lusignoli “tirava quattro paghe per il lesso“, cioè percepiva stipendi come prefetto di Milano, consigliere di Stato, presidente degli Ospedali Riuniti di Roma e senatore. Ma al di là dell’episodio specifico, con Fra l’arbitrio e la legge Pietro Nenni offre una bella pagina di storia e di letteratura. Sono trascorsi 100 anni, e tante vicende drammatiche sono state superate, ma “Fra l’arbitrio e la legge” è ancora un esempio di dignità.

francescavian@gmail.com

 

N°90 del 07/01/2023

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