-di Cesare Salvi –
La scandalosa vicenda della corruzione che ha coinvolto deputati europei ha richiamato l’attenzione sul Parlamento dell’UE. Qualcuno ne ha tratto la conclusione che esso abbia troppo potere. E’ vero il contrario. Il Parlamento europeo, nonostante il suo nome, non dispone dei poteri basilari dei parlamenti democratici: non ha l’iniziativa legislativa, cioè non può presentare proposte di legge; non ha potere fiscale e di bilancio; non ha alcun peso decisionale in politiche decisive come la politica estera, di difesa e di sicurezza; non ha un rapporto politico formalizzato con il Consiglio dei capi di governo nazionale, il più importante organo decisionale dell’Unione.
Il Trattato di Lisbona ha previsto solo un modesto incremento dei suoi poteri: condivide il potere legislativo con il Consiglio dei ministri nazionali in alcune materie relative al funzionamento del mercato unico, e contribuisce all’elezione del Presidente della Commissione europea. Siamo comunque ben lontani dal ruolo centrale che la storia ha assegnato ai parlamenti nelle democrazie moderne.
Naturalmente, la scandalosa vicenda del Qatargate non deriva da questa situazione; e tuttavia è chiaro che le caratteristiche dell’istituzione, così come stabilite dai Trattati, contribuiscono al suo disfunzionamento. Pensiamo, per entrare in un campo completamente diverso, alle numerose occasioni nelle quali il Parlamento europeo adotta risoluzioni su temi del tutto estranei dalle competenze dell’Unione, dalla libertà di aborto alla responsabilità dell’Unione sovietica per l’inizio della seconda guerra mondiale: condivisibili o meno, queste risoluzioni sono del tutto prive di efficacia pratica e di valore giuridico.
L’anomalia del Parlamento europeo è d’altra parte un aspetto dell’anomala configurazione delle istituzioni europee. Basti ricordare che poteri di “governo” sono attribuiti a un organismo, la Commissione, che non è costituito su base politica, ma secondo criteri geografici (uno per ogni Stato) e che decide in modo non trasparente e all’unanimità: un governo nel quale, dunque, destra, centro e sinistra non hanno diritto di esistenza. Oppure la Banca centrale europea, istituzione con enormi poteri ma priva di ogni collegamento con le istituzioni politiche che gestiscono i bilanci nazionali ed europei, e con un unico compito, secondo i Trattati: contenere l’inflazione (la Banca federale Usa, ad esempio, ha anche il compito di tutelare l’occupazione).
Bisogna prendere atto che la realtà contrasta con l’ideologia di un europeismo fideistico. E ciò non per ripiegare in antistorici nazionalismi, ma per acquisire la consapevolezza della necessità di una profonda riforma delle istituzioni europee, che ne assicuri democraticità e trasparenza.