Prego…Declinare la democrazia!

di Maurizio Fantoni Minnella

Oggi lo strumento più efficace nelle mani di coloro che si definiscono con orgoglio i lontani eredi del pensiero fascista si direbbe essere proprio la democrazia, o meglio, l’uso strumentale che di essa viene fatto almeno in forme dichiarative e teoriche. Potrebbe sembrare un paradosso ma non lo è affatto. Lo si può facilmente comprendere seguendo attentamente le logiche con le quali ci si professa apertamente democratici pur sapendo di non esserlo, aggiungendo magari al sostantivo “democratico” quello di “atlantista” sotto il cui ombrello protettivo si colloca, peraltro, ormai quasi l’intero arco costituzionale, figlio, in parte degenere, del neo-liberismo imperante. Per sembrare dei democratici, quando ormai la parola stessa o il concetto vengono svuotati di significato, oggi è sufficiente accusare l’avversario, di sempre, ossia la sinistra, di non esserlo mai stato.                                                                   

Eppure in alcuni periodi della storia del ‘900 la democrazia fu solamente una questione puramente nominalistica, in Italia e in Germania si approvarono quasi unanimemente fascismo e nazismo, e dunque, il problema della democrazia non venne neppure sfiorato da regimi che nelle masse trovarono la propria legittimazione, mentre oggi ovunque si agita la parola democrazia come un feticcio senza sapere veramente cosa sia e quanto realmente siano democratiche le nostre democrazie occidentali. Certamente è cambiato il vento, la storia politica ha preso un indirizzo più subdolo e al tempo stesso accusatorio verso chi non risponde alle categorie imposte dalla cosiddetta democrazia del mercato, sempre più un’oligarchia separata dalla partecipazione popolare attiva. Dunque qual è il metodo utilizzato dalle destre nella lenta ma inevitabile conquista del potere, se non quello di dichiararsi democratici, attraverso il meccanismo di esclusione dell’altro, ossia dell’oppositore più temuto, l’antifascismo, accusato di natura antidemocratica. Quando, ad esempio, un Vittorio Sgarbi, durante un recente incontro pubblico con gli studenti antifascisti grida loro “i fascisti siete voi”, oppure una Giorgia Meloni che nel dichiarare di avere sempre manifestato in difesa delle proprie idee e non contro quelle degli altri, non solo dice il falso ma tenderebbe a delegittimare chi intende opporvisi, o ancora, un Giampiero Mughini, un tempo uomo di sinistra, che giunge perfino a dichiarare che l’antifascismo aveva un senso solo al tempo dei fratelli Rosselli (!…),è evidente che non vi è più limite all’ipocrisia e finanche al tentativo di spianare la strada ad un pensiero dominante, non con metodi violenti, come è ovvio, ma semplicemente attraverso una dialettica elementare, manichea che potrebbe tranquillamente ridursi all’imperativo di comodo “o con me o contro di me”, come sta avvenendo, peraltro, nel dibattito sulla guerra russo-ucraina. 

Tuttavia è necessario comprendere come una volta individuato l’ultimo nemico residuale del post-fascismo e del neo-liberismo, fosse necessario demonizzarlo attraverso una sorta di progressiva delegittimazione generale dell’antifascismo militante e in particolare del mito della resistenza grazie allo scrupoloso lavoro di revisione storica già avviata nell’immediato  dopoguerra da quelle forze politiche che si opponevano al socialismo e al comunismo, quelle stesse forze che coniugavano l’idea di democrazia con quella di potere, di controllo sociale, che ebbe come conseguenza il formarsi e il cancrenizzarsi di una casta politica sempre più lontana, per potere e privilegi, dal resto dei cittadini. Crediamo, quindi, di sapere che cos’è una democrazia solamente se la confrontiamo con un qualsiasi sistema totalitario (quando sappiamo che in alcune fasi della storia del ‘900 come ad esempio nel regime di Augusto Pinochet, voluto e benedetto da Washington – è necessario ricordarlo sempre – fascismo e libero mercato hanno convissuto e dialogato con il consenso di vasta parte della borghesia e della chiesa cilene) e non attraverso un’analisi seria e dunque obiettiva dei suoi meccanismi. Si processano, anche a giusta ragione, il vecchio sistema comunista, nell’accezione del socialismo reale, s’intende  e tutte le pratiche rivoluzionarie degenerati in sistemi autoritari, ma non si osserva neppure da lontano il lento declinare del sistema democratico in un sistema sempre più dominato da oligarchie e da oligopoli, o da forti spinte autoritarie (la cosiddetta “democratura” ungherese che si può tranquillamente estendere anche ad altri paesi ex comunisti come la Russia di Vladimir Putin). Ma adesso solo a quest’ultima si guarda come il solo esempio di dittatura (ma che formalmente non lo è affatto) presente in Europa e quindi intesa come un pericolo per l’intero Occidente!… Continuando a credere che gli Stati Uniti siano la più grande democrazia del mondo! Certamente, purchè al sostantivo “democrazia” si unisca l’aggettivo di “imperiale” o “delle multinazionali”. Perché insistere a dichiararsi “atlantisti”, termine che improvvisamente è diventato di moda, solo per il fatto di non voler considerare la possibilità di un’alternativa europea e autenticamente socialista?      

 

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