-di MAURIZIO FANTONI MINNELLA –
Continua la caccia alle streghe messa in moto in questo caso, dalle autorità ucraine in Italia, laddove per streghe, ovviamente, s’intende la tanto vituperata cultura russa.
Dopo Dostoevskij ora tocca al compositore Modest Musorgskij e al suo capolavoro Boris Godunov, previsto in apertura della stagione della Scala.
Soprintendente al teatro (Meyer) e direttore d’orchestra (Chailly) (1) si affannano a spiegare sui giornali, a giusta ragione, non solo le ragioni di quella scelta ma anche l’insensatezza della proposta che suona quasi come un diktat, avanzata dal console ucraino di Milano di annullarla. Troppo russa, quindi anti-ucraina e offensiva per chi starebbe lavorando alacremente per screditare, perfino a livello universitario, la cultura di questo paese nella sua totalità.
Ora, senza voler entrare nel merito di un’opera straordinaria, anticipatrice del realismo in musica, quindi dello spirito del ‘900, vale porre piuttosto l’attenzione sulle ragioni secondo le quali verrebbe imposto dall’esterno, in questo caso dall’Ucraina, un diktat culturale non di supporto ma di esclusione di culture altre, nella fattispecie quella russa. Un ruolo imbarazzante per le istituzioni culturali italiane che in questo caso hanno risposto con un no secco alla farneticante proposta. La forza d’urto del conformismo mediatico ha trasformato il popolo ucraino in una sorta di “nuovi “ebrei”, intoccabili proprio come le politiche sciagurate d’Israele in Palestina, quasi che l’olocausto subito da quest’ultimi possa in qualche modo essere comparato alla condizione attuale dell’Ucraina, di cui si continua con tenacia ideologica che rasenta a dir poco l’ottusità, a non riconoscere a fronte delle pur gravi responsabilità della Russia di Putin, gli errori insindacabili commessi dalle politiche ucraine verso le minoranze russe, la loro lingua e la loro cultura.
Chissà se un giorno, neanche troppo lontano, scopriremo sulle nuove storie della letteratura che Nikolaij Gogol e Bulgakov non sono più scrittori russi come tutti pensavamo, ma ucraini!! Tuttavia l’errore ancora più grave commesso dal presidente Zelenskij è quello, innanzitutto, di avere disatteso gli accordi di Minsk del 2014, che sancivano l’impegno dell’Ucraina a non chiedere il proprio ingresso nella Nato e inoltre di non voler riconoscere le richiese legittime della popolazione delle repubbliche autoproclamatesi del Donbass e di Crimea concedendo loro l’autonomia da essi richiesta, ma anche il suo rifiuto a sedersi al tavolo delle trattative proposta dalla Russia. Il forte nazionalismo e il militarismo presenti nel paese che ha di fatto nel 2014 destituito un presidente, Jukovich, con l’aiuto del governo nordamericano e di forze speciali di stampo neo-nazista, elevando statue a un altro storico nazista e antisemita Stepan Bandera, eroe solo perché antirusso e anticomunista, (una generale ossessione che tende a moltiplicarsi all’infinito), sembra prevalere su qualsiasi ragionamento in direzione di una pace possibile.
Tuttavia ciò che maggiormente sconcerta è la deriva mediatica di chi ha preso una netta posizione filo-Ucraina, avvalendosi anche un po’ ipocritamente, della contrapposizione tra invasore e invaso, quindi ignorante le complesse sfumature che dovrebbero attribuire talune responsabilità anche al governo Zelenskij che non sembra preoccuparsi troppo della condizione del suo popolo che certamente aspira oggi più che mai, alla pace. Tuttavia, senza la risoluzione della questione delle minoranze russe del Donbass e di Crimea non vi sarà mai una pace definitiva in quella parte d’Europa. Si tratta di un’ovvietà che pare sfuggire alla stragrande maggioranza dei commentatori. Chi si spinge oltre, paragonando gli ucraini al popolo palestinese afferma una grave sciocchezza, in quanto innanzitutto poco rispettosa della verità storica e al tempo stesso della condizione di quel popolo che, vale ricordarlo, vive un conflitto dal 1948 subendo ogni sorta di vessazione, un popolo senza uno stato che scompare perfino dall’agenda internazionale perché un altro diktat, ben più potente ha stabilito che non si debba occuparsene. Se l’occupazione della Cisgiordania e l’accerchiamento della Striscia di Gaza sono un crimine contro l’umanità, parimenti alla repressione turca anti-curda, perché l’opinione pubblica in Italia come nella stessa Europa non mobilita le stesse forze politiche e la stessa solidarietà? Forse per la stessa ragione per cui il fanatismo filo-ucraino, del tutto equiparabile a quello filo-russo, nasconde ipocritamente un dovere di appartenenza al quell’ideologia atlantista a cui è impossibile sottrarsi. Perchè Israele gode, fin dalla sua nascita, dell’ombrello protettivo degli Stati Uniti o perché l’autocrate tirannico Erdogan in quanto membro della Nato e partner economico dell’occidente, è diventato intoccabile!!..
E’, infine, necessario dire basta alle politiche di sottomissione alla Nato e alla volontà degli Stati Uniti, solo in questo modo l’Italia sarà, forse, in grado di costruire un pensiero politico autonomo ed equidistante, realmente vicino a tutti i popoli che oggi vivono in grande sofferenza.
Note
1. Meyer sul “Boris Godunov”: Non c’è niente di anti ucraino e Il Boris è arte non propaganda, in “Avvenire”, 23 novembre 2022
N°86 del 06/12/2022
Cari Compagni , finalmente leggo un’analisi della situazione Ucraino-Russa con i pedi per terra e cervello pensante . E’ da mesi che sostengo queste posizioni discutendo e postando con compagni ed amici e purtroppo un’informazione di ” sistema ” impedisce un confronto e una dialettica puntuali ed efficaci. Con piacere ho visto che la Fondazione NENNI nella sua tradizione di voce libera e di capacità tecnico-intellettuale consente un dibattito serio alla Sinistra socialista riformista tra le forze politiche interne ed esterne e la cultura nazionale ed estera .