-EDOARDO CRISAFULLI –
Divampano le fake news sulla guerra in Ucraina, fuocherelli appiccati da piromani nel sottobosco social-mediatico. Chi le alimenta, se non i russi e le loro “sponde” italiane?
Viviamo nell’epoca della post-verità. Ebbene, il mio è un confronto all’antica: dopo le mie argomentazioni vi proporrò una bibliografia essenziale. Quali sono le fonti dei filorussi e di chi vorrebbe abbandonare l’Ucraina al suo destino? Semplice: i luoghi comuni e le falsità che proliferano su Facebook. Un luogo comune, una falsità ripetuta mille volte divengono la verità rivelata.
Gli sprovveduti si fanno irretire dalla disinformazione in buona fede. Chi indossa il paraocchi dell’ideologia, invece, è corresponsabile. Siamo attorniati da persone che, pur intelligenti, rifiutano ogni verifica empirica e storica: sono animate da ostilità preconcetta (talora tracimante in odio conclamato) verso gli USA, la NATO e l’Unione Europea. Sulla faglia dell’antioccidentalismo s’abbracciano, gaudenti, la destra populista in stile Trump e l’estrema sinistra, quella malmostosa e tendenzialmente illiberale. Siamo circondati da individui ipercritici verso un Occidente demonizzato senza sosta, ritenuto colpevole a priori di ogni nefandezza. Individui, questi, remissivi verso Stati autoritari e simpatizzanti di gruppi politici eversivi-fondamentalisti-terroristici (alla stregua di Hamas, per intenderci). Costoro denunciano l’ipocrisia dell’Occidente, benché i veri ipocriti siano loro. Pontificano al sicuro, protetti dalla NATO. Accusano gli ucraini di nazionalismo acceso, e poi elogiano l’oltranzismo di quei palestinesi che vorrebbero cancellare Israele e gettare gli ebrei in mare.
Un conto è l’autocritica salutare, che fa parte dell’identità occidentale, tutt’altro conto è la faziosità ideologica che, nutrendosi di menzogne, corrode le basi della nostra civiltà: il colonialismo, per dirne una, non è un’invenzione occidentale. L’Occidente, dopo molte ardue prove e battaglie, ha saputo rigenerarsi: ha eretto società libere. Abbiamo espulso le peggiori tossine dal nostro organismo: l’assolutismo monarchico, la teocrazia, le guerre di religione, lo schiavismo, il nazionalismo militarista, il nazifascismo e il bolscevismo, ovvero l’idea della rivoluzione violenta.
Abbiamo rigettato ogni forma di autocrazia e di violazione dei diritti umani. Non così gli Stati dittatoriali tuttora a piede libero, che ripudiano l’autocritica e non sanno cosa sia il rinnovamento in chiave libertaria. Ma noi occidentali dovremmo sentirci in colpa per l’eternità! Riconosciamolo, dunque: è in atto da anni una guerra mondiale di natura ibrida – una culture war lacerante, che ha infettato la politica democratica. Il vero discrimine, oggi, non è fra destra e sinistra intese in senso classico, bensì fra gli amici e i nemici della società aperta. I primi sono i progressisti libertari; i secondi sono i reazionari, quelli che prediligono l’autoritarismo – a piccole dosi a casa nostra, a iosa a casa altrui.
La liberaldemocrazia con robuste iniezioni socialiste è la più grande conquista politica dell’Occidente: dobbiamo difenderla con le unghie e con i denti. Putin ha scatenato una guerra imperialistica ingiustificabile. Tutti dovremmo schierarci. E invece pullula di cerchiobottisti e di “neneisti” (né di qua, né di là) inebetiti dalle bugie che i filorussi fanno circolare:
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Le parti in questo conflitto, Ucraina e Russia, si equivalgono. Falso!
C’è un aggredito e c’è un aggressore. La maggior parte dei socialisti italiani era contraria alla Prima guerra mondiale, scontro fra potenze capitalistiche. Dopo Caporetto però bisognava fermare l’invasore. Sicché i leader pacifisti del partito socialista invitarono operai e contadini a resistere sul Piave, contro gli austriaci che stavano per dilagare nella pianura padana. La difesa della patria e il suo corollario, il principio di autodeterminazione dei popoli, è un articolo di fede per la sinistra libertaria e democratica. Oggi c’è una democrazia, per quanto imperfetta (ne esiste una perfetta?), in lotta per la sua sopravvivenza, e c’è un regime illiberale con tratti dittatoriali che vuole affermare le sue velleità di dominio con la forza militare. Putin è al potere da oltre vent’anni. Quanti leader ha cambiato l’Ucraina in questo ventennio? L’Ucraina si è incamminata da un bel pezzo verso la società aperta (libere elezioni, pluralismo politico, stampa indipendente, tutela della comunità LGBT). La Russia incede a passo di gambero in direzione opposta: verso il dispotismo asiatico.
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La “contesa” sul DONBASS russofono è all’origine della guerra scoppiata il 24 febbraio di quest’anno. Falso!
La Russia di Putin non ha mai accettato la volontà del popolo ucraino di avvicinarsi all’Unione Europea e di sposarne i valori liberaldemocratici. Gli ucraini si sentono europei. La Russia ha finanziato e armato milizie separatiste nel Donbass, si è anche annessa illegalmente la Crimea. Annessione ratificata con un referendum farlocco. Russofono, poi, non significa affatto russofilo: e infatti i russi invasori in questo terribile 2022 sono stati accolti con le molotov da gran parte dei russofoni ucraini. Neppure gli austriaci sono tedeschi sebbene parlino la stessa lingua!
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La NATO ha assunto posture aggressive in Europa, quindi avrebbe la sua dose di responsabilità. Falso!
La Nato è un’organizzazione difensiva, cui si aderisce per libera scelta. Per proteggersi, nel timore di concrete minacce esterne. Perché altrimenti Sanna Marin, leader socialista, avrebbe deciso di portare la Finlandia nella Nato, dopo decenni di neutralità? Come mai ogni singolo Paese dell’Est europeo un tempo sotto il tallone sovietico ora desidera fortemente stare nella NATO? Ovvio che la NATO sia una spina nel fianco della Russia di Putin: le impedisce il ricorso ai ricatti, alle pressioni e alle minacce. La Russia vorrebbe un antistorico ritorno alle sfere d’influenza imposte dall’alto ai popoli, trattati alla stregua di burattini o sudditi. La verità è che c’è una differenza abissale fra l’egemonia (in senso gramsciano) esercitata dagli USA, che è fondata in larga misura sul soft power – un’egemonia mirante alla libertà universale –, e l’approccio putiniano dell’hard power, che prevede il ricorso massiccio all’intimidazione e alla violenza (“quante divisioni ha il papa?”, chiedeva sarcastico Stalin), al solo fine di rafforzare una autocrazia che genera miseria (gli oligarchi russi sguazzano nel lusso, nei paesini la gente vive come nel nostro Meridione depresso ai primi del Novecento).
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Americani ed europei sottoscrissero un accordo con la dirigenza postsovietica in base a cui la NATO non si sarebbe mai allargata a Est. Falso!
Questa menzogna serve a rinfocolare la tesi assurda per cui i russi sarebbero stati ingannati al fine di umiliarli e cacciarli in un angolo. Tale affronto avrebbe provocato una reazione militare trent’anni più tardi, nel 2022. Eccola, la verità: il 5 dicembre 1994 Mosca firmò ben altro accordo con gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Ucraina: la Russia riconobbe i confini dell’Ucraina (impegnandosi solennemente a non violarli) in cambio della cessione delle armi nucleari di quest’ultima. Gli ucraini le cedettero tutte, fino all’ultima, le bombe devastanti. Rinunciando così a ogni forma di dissuasione verso potenziali aggressori. I russi invece hanno ripetutamente violato l’integrità territoriale ucraina. Scusate, allora, qual è la nazione che non rispetta i patti?
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In Ucraina pullula di nazisti. Falso!
Alle ultime elezioni i partiti di estrema destra hanno raccolto percentuali ridicole. Il Presidente Zelensky, peraltro, è ebreo e suo nonno combatté nell’Armata Rossa. Questa menzogna fa il paio con l’altra, affine: gli ucraini sono quasi tutti ipernazionalisti. Falso! Gli ucraini sono per lo più patrioti che amano la loro terra e loro tradizioni. Nella loro storia plurisecolare, gli ucraini non hanno mai conquistato terre altrui, né hanno mai sottomesso uno Stato confinante. Non altrettanto può dirsi per i russi che hanno colonizzato e russificato l’Ucraina fin dai tempi dello zarismo, sopprimendone l’identità e la lingua nella speranza di soggiogarla. Chi alimenta le leggende sul battaglione Azov, si guarda bene dal gettare un fascio di luce sul gruppo militare russo Wagner (che combatte da anni sporche guerre di procura), questo sì iper nazionalista.
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Già i bolscevichi russi, creatori delle varie nazioni federate nell’URSS, erano consapevoli che l’Ucraina è uno Stato artificiale. L’Ucraina insomma non avrebbe diritto a esistere. Falso!
Lenin, che non era uno stinco di santo (ci sono tratti aberranti nel suo pensiero), riconosceva il diritto degli ucraini all’autodeterminazione. Lenin smascherò anche il vero pericolo: lo sciovinismo imperialista russo, che covava nelle ceneri. Eppure la sinistra odierna persiste nel denunciare l’inesistente imperialismo americano! La verità è che, nel 1945, gli americani portarono libertà e benessere in Europa e in Giappone. I russi nell’Est Europa instaurarono dittature e impoverirono le popolazioni. Senonché Stalin volle il genocidio noto come Holodomor, cui seguirono le sue feroci purghe che decimarono l’intellighenzia. Così lobotomizzò l’Ucraina (almeno 4-5 milioni di morti, nel 1932-33), così perseguì la politica di potenza che richiedeva l’industrializzazione a tappe forzate dell’URSS. Una politica, la sua, fondata sul terrore: la collettivizzazione violenta delle proprietà contadine, la requisizione del grano, le deportazioni in Siberia, lo sterminio dei dissidenti. Oggi Putin, guarda caso, critica Lenin e pone Stalin su un piedistallo. Circa gli Stati artificiali: non ne esiste uno solo ‘naturale’ sul globo terrestre. Tant’è che la geografia politica è stata inventata proprio per distinguerla dalla geografia fisica.
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Bibliografia essenziale per comprendere la Russia di Putin e le cause profonde del conflitto russo-ucraino:
Andrea Graziosi, L’Ucraina e Putin
Timothy Snyder, La paura e la ragione
Marta Ottaviani, Brigate russe
Massimiliano di Pasquale, Ucraina, terra di confine.
Altri articoli sulla guerra in Ucraina:
LA RESISTENZA E L’UCRAINA: TIFOSERIE E IPOCRISIE
N°85 del 01/12/2022