Di Maria Anna Lerario –
Dal 22 al 25 aprile 1969, Pietro Nenni, che ricopriva la carica di Ministro degli affari esteri, è stato ospite della Regina Elisabetta II al Castello di Windsor. L’occasione? Una visita di Stato dell’allora Presidente della Repubblica, Saragat. I giornali italiani e britannici parlarono di quel viaggio come un successo di Pietro Nenni e della politica estera italiana: Nenni ottenne dal Governo laburista la ratifica dei trattati anglo-italiani e una dichiarazione comune per l’Unità europea. Sullo sfondo, le relazioni internazionali, le imminenti elezioni in Francia che sanciranno la caduta di Charles De Gaulle.
Quei giorni sono raccontati dallo stesso Nenni nei suoi diari. Pagine che sommano considerazioni politiche e pensieri personali, tra balli e cerimonie, incontri e discorsi. Ad accompagnarlo in questo viaggio alla Corte della Sovrana d’Inghilterra scomparsa un mese fa, sua nipote, Maria Vittoria Tomassi.
Qualche giorno fa l’abbiamo incontrata e, con lei, abbiamo ricordato quei giorni a Windsor. Tra un aneddoto e l’altro, è venuto fuori il racconto di un incontro inaspettatamente piacevole tra Nenni, socialista e repubblicano, e la Regina Elisabetta II. In un contesto da fiaba, visto con gli occhi di una giovane ventenne.
Nenni ha raccontato questo viaggio nei suoi diari. Lei lo ha accompagnato, cosa ricorda del suo incontro con la Regina?
Nei suoi viaggi, dopo la morte di nonna Carmen, il nonno invitava nipoti o figli ad accompagnarlo. Nella primavera del ’69 toccò a me: sapevo
parlare bene l’inglese, avevo vent’anni ed ero molto contenta di vedere Londra.
Per me è stato come vivere in una fiaba: cavalli, castelli, damigelle, abiti bellissimi, balli, sale da pranzo enormi con centinaia di persone. Un mondo sfarzoso sì, ma allo stesso tempo semplice, almeno per me e per il mio giovane entusiasmo. Della Regina ricordo il suo bel sorriso, spontaneo, vero e i suoi modi gentili. Mi metteva a mio agio.
Ci racconti qualche retroscena… Suo nonno, oltre ovviamente ad occuparsi di tutto il contesto politico, partecipava agli eventi organizzati per la visita di Stato, accanto a Saragat. Una volta chiusi i sipari, cosa diceva? Quali erano i suoi commenti?
Mio nonno (sorride) in privato, quando eravamo da soli, bofonchiava. Ricordo che, appena arrivati, vennero a prenderci la Principessa Margaret e suo marito. Salimmo su una carrozza. C’era un corteo, cavalli, pennacchi. Per me fu entusiasmante. Lui, invece, soprattutto appena arrivati, era a disagio. “Chi l’avrebbe mai detto – mi disse – che un vecchio repubblicano come me si sarebbe ritrovato a omaggiare una Regina?!”
Lo sfarzo lo infastidiva, ma gli toccava! Era il Ministro degli Esteri e mio nonno aveva un fortissimo senso delle Istituzioni. Non veniva meno alle sue responsabilità, anche nelle cose più semplici, nel quotidiano. Di quei giorni, in questo senso, ricordo un aneddoto buffissimo: per una cena di Stato a Windsor era previsto un dress code molto rigido. Abito lungo per le donne, frac per gli uomini.
Mio nonno non possedeva un frac. Non voleva indossarlo, pertanto inviò un messaggio scritto di suo pugno alla Regina, con il quale la informava che, a causa di un malessere, non avrebbe partecipato all’evento.
La Regina, avendo saputo del disagio dovuto al frac, lo invitò, invece a partecipare ugualmente, dicendosi onorata di averlo suo ospite, indipendentemente dall’abbigliamento. Del resto, gli scrisse la stessa Regina, anche Wilson aveva partecipato a una di queste cene indossando uno smoking!
Mio nonno, con cortesia e gentilezza da parte di Elisabetta II, fu messo un pò spalle al muro. Decise di partecipare, affittando e indossando un frac.
La Regina fu contenta. E alla fine, anche lui.
Insomma, si instaurò un rapporto di stima tra il repubblicano Nenni e la Regina di Inghilterra?
Direi di si. Erano due persone fuori dall’ordinario, ognuno a modo suo. È stato un incontro cordiale, gentile. La Regina, al di là del suo ruolo pubblico e politico, si è dimostrata una persona semplice, elegante in ogni suo gesto ma mai superba. Il cerimoniale rigido era umanizzato dalla famiglia reale.
Dal canto suo, mio nonno sapeva far sentire tutti a proprio agio.
Lei era molto interessata alla sua vita, alle sue esperienze e al suo pensiero. Durante una cena, ricordo, che il discorso si spostò su grandi temi della politica, sul senso della democrazia. La Regina madre gli chiese, a bruciapelo, “Cos’è la libertà?”. Questo lo colpì molto. Lo scrisse anche nei suoi diari.
C’era simpatia. Verso lui, verso me. Io ero giovane, entusiasta, mi sembrava di vivere un piccolo sogno, completamente al di fuori dalla mia realtà.
L’ultima sera, nei saluti ufficiali, la Regina ci tenne a salutarci privatamente. Ci fece un dono personale. Mi regalò un porta cipria con le sue iniziali.
Qual è il momento che l’ha emozionata di più?
Come ho già detto, ero molto giovane, ero a Londra, a Windsor. É stata una bellissima esperienza, fatta di momenti unici. Ho avuto l’opportunità di conversare con la Regina, ho indossato abiti totalmente diversi dal mio solito. Il momento che ricordo, però, con grande emozione è stata la grande manifestazione di affetto e stima degli italiani presenti all’Albert Hall. Sei, settemila connazionali erano lì per rendere omaggio al Presidente Saragat. Quando siamo entrati nella sala, però, nel vedere mio nonno, Pietro Nenni, i presenti si sono alzati tutti in piedi, dando vita a un lungo applauso. Una standing ovation che mi ha commossa. Ho pianto per mezz’ora.
È stato un viaggio importante politicamente, ma è stata anche l’occasione di un confronto tra due persone, mio nonno e la Regina, che seppur distanti anni luce, si sono capite e rispettate.
N°72 del 07/10/2022