LA FRANCIA ALLA PROVA DELLE ELEZIONI. L’INCERTEZZA DEL PRESIDENZIALISMO

CESARE SALVI  – recenti elezioni francesi, come si sa, Macron è stato eletto Presidente con un buon vantaggio nel ballottaggio con Marine Le Pen. Poche settimane dopo, però, nelle elezioni parlamentari il suo partito ha perso la maggioranza assoluta, mentre sono presenti in forza sia la destra di Le Pen sia la sinistra di Mélenchon. Proviamo a domandarci se questa vicenda abbia qualcosa da insegnare all’Italia.

Il sistema semipresidenziale francese, creato da De Gaulle, aveva in più circostanze creato la cosiddetta “coabitazione”, nella quale al presidente espressione di un partito corrispondeva la maggioranza parlamentare del partito contrapposto.

Per evitare una situazione di questo tipo, nel 2002 il sistema fu riformato. La durata del mandato presidenziale diminuì da 7 a 5 anni, e l’elezione del Parlamento, anch’esso di durata quinquennale, era prevista nelle settimane successive a quella presidenziale. In questo modo si riteneva che all’elezione del Presidente sarebbe seguita quella di una maggioranza parlamentare per il suo partito. Questo in effetti è quanto accaduto fino a quest’anno, quando invece Macron, eletto presidente, non ha avuto poi la maggioranza parlamentare.

Quindi non è vero, come si dice in Italia, che il presidenzialismo comporta certezza e stabilità del governo. In realtà, nessun sistema istituzionale consente sempre di sapere che “la sera del voto si sa chi governerà”, come spesso si sente dire. Anche in Gran Bretagna, che ha il sistema parlamentare con la legge più maggioritaria, diverse volte in Parlamento si è dovuto ricorrere a governi di coalizione.

Bisogna quindi, sulle questioni istituzionali, evitare slogan e semplicismi perché non sempre alle intenzioni, buone o cattive che siano, seguono risultati corrispondenti.

Il secondo dato interessante per noi è la crescita delle forze politiche etichettate come sovraniste o populiste, sia a destra sia a sinistra. E’ un successo espressione di un profondo disagio sociale, economico ma anche culturale, che può portare a sorprendenti risultati elettorali, ben diversi da quelli previsti nei sondaggi.

In terzo luogo, va considerato il forte astensionismo: pur in elezioni così importati, ha votato meno della metà dei francesi. Una situazione presente in misura crescente anche da noi. E’ ormai evidente che i partiti hanno purtroppo sempre meno credibilità, e del resto questa legislatura è stata segnata da tre cambiamenti non solo di governi, ma soprattutto delle maggioranze politiche che li hanno sostenuti, e da episodi di trasformismo, di transumanza di parlamentari da un gruppo a un altro, che certo non hanno favorito la credibilità del sistema politico.

I partiti devono darsi un’identità chiara e coerente; la pessima elegge elettorale in vigore andrebbe cambiata per consentire che i parlamentari siano scelti davvero dagli elettori, e non “nominati” dai capipartito, come accade oggi; infine, va agevolato l’esercizio del diritto di voto. Per esempio, ritornando all’antica abitudine nazionale di votare il lunedì mattina.

Non bisogna nascondere il fatto che in Italia, e non solo, c’è una crisi della democrazia; ma una piena democrazia politica è l’unico sistema che consente di venire incontro alle esigenze popolari e non lasciare decisioni decisive al potere di tecnocrati.

 

N°49 del 08/07/2022

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