-di PIERLUIGI PIETRICOLA-
Gli artisti crescono col tempo e la pratica. Guai a pensare che nascano già formati e pienamente consapevoli dei loro mezzi. In gioventù, il talento si manifesta attraverso rapidi lampi, così fuggevoli che rischiano di passare inosservati. Ma col tempo e la consuetudine, ecco affinarsi i mezzi espressivi, la tecnica, i trucchi.
Di ritorno da un villaggio vacanze (unico luogo dove è oggi possibile mettersi alla prova per ciò che attiene i vari lavori dello spettacolo), ho visto esibirsi per più sere un pianista e cantante di notevole sensibilità, sobrietà e delicatezza, di elegante presenza scenica: Giuseppe Chiriaco.
Discreto, dalla voce dolce ma che sa essere potente senza mai scadere nell’urlo sguaiato, con una capacità interpretativa – canora e pianistica – che arriva al cuore del brano sfrondandolo da ogni inutile orpello, Chiriaco intona canzoni come intrattenendo una conversazione personale fra sé e quelle note.
A differenza di altri cantanti, per i quali una platea è l’occasione in cui aprirsi e moltiplicarsi in tanti “io”, per questo giovane musicista l’interpretazione canora è il momento di conoscere lati di sé dapprima ignorati, o non ancora precisati, attraverso la poesia che egli individua, percepisce, cattura e ricrea dagli spartiti.
Le mani minute – ma rapide e dal tocco preciso e mai fuori misura – di Chiriaco, arpeggiano in modo lieve e caldo sui tasti del pianoforte, dando vita a un suono rotondo, ricco di armonici.
Così come ricca di armonici è la sua voce: ben gestita e poggiata sul diaframma, con una buona cassa di risonanza facciale che negli acuti non schiaccia il suono rendendolo fastidiosamente nasale, ma anzi lo lascia andar via, quasi liberandolo da legacci inutili che a niente servono se non a distruggere l’atmosfera di gentilezza e cura ricreata durante l’esecuzione.
Un po’ ricalcando le idee sulla letteratura di Oscar Wilde, per Giuseppe Chiriaco la musica non è facile o difficile, ma semplicemente bella. Se la complessità contribuisce alla bellezza di un brano, che sia la benvenuta. Altrimenti, che la si ignori.
Presupposto, questo, alla base della poetica interpretativa di Giuseppe Chiriaco. Il quale di ogni brano fa opera di alleggerimento, sottrazione di inutile peso. Solo così la bellezza della canzone emerge con naturalezza, del tutto privata da forzature.
Ma c’è di più. Chiriaco è un interprete musicale di grande esattezza. Per esattezza non si intende meticolosità, acribia, ossessione per il dettaglio. Bensì, così insegnò Daniele Del Giudice, la capacità di correlare un determinato stato d’animo a un’idea per trasformare tale insieme in poesia.
Con spontaneità, grazia ed equilibrio, e anche con una raggiunta maturazione dei suoi mezzi espressivi, Chiriaco riesce in tutto questo. Ciò che fa di lui un promettente e grande musicista.
Immagine: “B700 Summer school 2018 (Simone Sgarbanti) 087” by \istitutomusicaleperimeruloreggioemilia is marked with CC PDM 1.0
N°: 67 del 19/09/2021