– di ANTONIO DERINALDIS –
I tempi turbolenti che stiamo vivendo ci hanno lasciato tracce indelebili che non sarà facile “ri-emarginare”. La pandemia ci riporta un Mondo che ha sottolineato le disuguaglianze sociali che erano in atto già precedentemente ma che ora sono sotto la vista di ognuno e che rischiano di diventare “le nuove emergenze sociali”. Leggiamo spesso notizie sui vaccini, sul patto sui migranti, sull’Europa del domani, sulla problematica “seria” delle morti sul lavoro. I sindacati già da tempo urlano “a voce alta” il rischio di oltre un milione di disoccupati in merito al blocco dei licenziamenti e se non si interviene sulla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro.
Questo è il tempo dell’European Recovery Plan, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma ormai il Pianeta si salverà se saprà declinare gli Obiettivi dell’Agenda ONU 2030 sullo Sviluppo Sostenibile e se al centro ci sarà sempre la persona, “la città dell’uomo a misura d’uomo” dice Giuseppe Lazzati. Molti thinkers del mondo accademico, economisti, scrittori, ricercatori e analisti stanno cercando di individuare “una nuova terza via” quella che metta insieme il riformismo sociale con quello popolare, quell’idea di costruzione della società della conoscenza e del benessere sociale che è alla base della “sofferenza per il popolo e con il popolo”, per usare parole murriane. È innegabile che l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca, il conflitto tra istraeliani e palestinesi, la questione libica, l’avventurismo cinese e la ricerca di un ruolo strategico di leadership dell’Europa ha cambiato il volto della politica mondiale. Papa Francesco con la Laudato Si e con Fratelli Tutti ha cercato di creare uno scossone. Così come J. Stiglitz, E. Duflo’, G. Sitaram, Y.N. Harari, Mazzuccato, S. Cassese e tanti altri. Il Segretario Generale della UIL Pierpaolo Bombardieri ha richiamato spesso la necessità di un “progetto responsabile per un programma di innovazione tecnologica, sociale e industriale”. La strada è questa, abbiamo necessità di una “nuova strada”. Per cercare sentieri nuovi, alleanze dei saperi per il progresso, il riformismo è la direzione giusta, è il futuro che ogni giorno ritorna. “Le idee camminano sulle gambe degli uomini” ci insegna Pietro Nenni. È il tempo ormai che i centri della cultura e del sapere, le accademie, le fondazioni di matrice storico politico di concerto con la società civile siano autenticamente “civic engagement hub”, luoghi di elaborazione del pensiero per un Mondo che ha nella rivoluzione digitale e verde la sfida più grande: il bene dell’umanità e la promozione sociale e del progresso della persona. Ecco perché l’era post pandemica ci indica un cammino per “schools” e “think tank” sul riformismo del tempo moderno e della società. È impossibile “fare politica” se prima e insieme non si “fa cultura”. E allora l’hashtag è “abitiamo il futuro”.
N°: 48 del 22/06/2021