MARIA RITA GISMONDO: “Sul Sars CoV2 è stata data troppa enfasi. La seconda ondata? Non vi è alcuna certezza che ci sarà né che non ci sarà”

-di PIERLUIGI PIETRICOLA

 

Focolai di Sars CoV2, seconda ondata in Autunno, gravità più o meno reale di questo nuovo coronavirus, effetti positivi o negativi del lockdown, indebolimento del virus: su questo e tanto altro, ci offre la sua consueta visione lucida e chiara la Professoressa Maria Rita Gismondo, Direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze presso l’Ospedale Sacco e autrice di un libro – Ombre allo specchio. Bioterrorismo, infodemia e il futuro dopo la crisi – pubblicato da La nave di Teseo e che uscirà il prossimo 9 Luglio.

 

Professoressa Gismondo, in questi giorni si avvicendano notizie di focolai infettivi da Sars CoV2 sparsi in Italia. Si tratta di situazioni preoccupanti oppure no?

La formazione di questi focolai era attesa. Per il mondo della scienza non si tratta di soprese né di novità. Ci troviamo, molto semplicemente, di fronte ad episodi di coda di una pandemia che – mi auguro di cuore! – sta avviandosi verso la sua conclusione naturale. Il futuro ci dirà se avremo ragione o no. Venendo ai focolai di cui è stata data notizia in questi giorni, non si tratta di situazioni gravi. E questo perché adesso sappiamo sia come circoscriverli che come limitarli. E anche dal punto di vista infettivo, non sono preoccupanti.

Perché?

Perché ormai le persone, grazie soprattutto ai comportamenti individuali – igiene personale e distanziamento fisico in determinate occasioni a rischio al fine di evitare eventuali contagi – sanno quale condotta adottare per arginare la diffusione di questo virus. E mi pare che la direzione presa sia proprio quella giusta.

Quindi eventuali rischi o certezze sulla seconda ondata nel prossimo Autunno non debbono spaventarci?

Senta, io non sono a favore né di teorie ottimistiche e tantomeno di quelle pessimistiche. Posso solo dire: adesso sappiamo come difenderci. Ormai abbiamo imparato a conoscere il Sars CoV2 e quello che può portare in termini di patologie più o meno gravi. Nessuno sa se in Autunno prossimo ci sarà una seconda ondata oppure no. Si tratta di valutazioni fatte tramite criteri puramente soggettivi. Non si possono interpretare queste dichiarazioni come scientifiche. Le opinioni di quest’ultimo tipo debbono sempre basarsi su un’oggettività incontrovertibile.

Quali sono questi criteri oggettivi?

Innanzitutto un criterio oggettivo non è costituito dalla presenza più o meno numerosa di soggetti risultati positivi al tampone. Nessuno di questi ci fa avere un’idea chiara, nel merito, della presenza del virus né sulla possibilità concreta di causare infezioni più o meno gravi. Un criterio è costituito dal fatto che adesso, come dimostrato da recentissimi studi, si riscontra una carica virale di gran lunga minore rispetto ai mesi di Marzo e Aprile scorsi. Ulteriore criterio oggettivo: la potenzialità patogena del Sars CoV2. Il virus non è genicamente cambiato, tuttavia adesso sappiamo come evitarlo e per questo si riscontrano infezioni sempre più blande.

Nei giorni scorsi è stato firmato un documento da più scienziati – Bassetti, Remuzzi e Zangrillo per citarne solo alcuni – nel quale si mette nero su bianco che ormai il Sars CoV2 non causa più patologie gravi al punto da dover ricorrere ad ospedalizzazioni e a terapie intensive.

Non condivido per nulla la forma con cui è stata data una notizia che, per noi addetti ai lavori, non rappresenta una novità. La produzione di un documento di questo tipo non conferisce maggiore attendibilità a un dato che scientificamente è inconfutabile. Alcune persone amano le dichiarazioni eclatanti. Io non sono fra queste. Venendo ai contenuti di quel documento, trovo che affermi cose più che condivisibili. Noi virologi sappiamo molto bene quello che sta accadendo e che metodiche adottare per migliorare sempre di più la situazione.

Immaginiamo che ad inizio pandemia le avessero affidato l’incarico di gestire tutta la situazione sul territorio nazionale. Lei cosa avrebbe fatto, come si sarebbe comportata?

Innanzitutto mi sarei preoccupata di acquisire una conoscenza immediata e reale di questo nuovo virus, ricorrendo da subito alle pubblicazioni prodotte dai colleghi cinesi, visto che loro sono stati i primi ad essere colpiti dal Sars CoV2. In Italia, soprattutto nelle fasi iniziali che sono quelle fondamentali, c’è stata una scarsissima attività conoscitiva e di approfondimento (per quanto possibile allora) del Sars CoV2. In secondo luogo, come ogni buon testo di epidemiologia ci ha sempre insegnato, mi sarei preoccupata di proteggere le persone fragili e quelle malate. Non avrei mai e poi mai messo sullo stesso piano sani, malati e soggetti a rischio rinchiudendo tutti. Bisognerà vedere in futuro quanto il lockdown da noi adottato sia realmente stato efficace. Si tratta di dati su cui occorrerà discutere e fare un approfondito esame di coscienza. Non ultimo perché il lockdown creerà danni peggiori di quelli cui abbiamo assistito. Ce ne accorgeremo nel prossimo mese di Settembre, quando molte persone perderanno il posto di lavoro. A mio avviso il vero problema del Sars CoV2 più che sanitario sarà economico. Non ultimo perché, stando ai dati Istat pubblicati di recente, la gran parte dei decessi non è avvenuta “di” Sars CoV2 ma “con” Sars CoV2, e ad un’età media anagraficamente alta e con quadri clinici molto gravi. In futuro, a pandemia conclusa, bisognerà rivedere molte cose per tracciare un bilancio effettivo e fedele alla realtà rispetto a quanto accaduto.

Perché i politici non hanno tenuto conto anche di questo nella gestione dell’emergenza?

Perché i politici cercano il consenso: lo inseguono e lo vogliono. Si sottraggono alle critiche. Si tratta di una situazione comune a tutto il mondo, non solo tipica dell’Italia.

Lei crede che le persone stiano iniziando a capire cosa è realmente accaduto nei mesi precedenti?

Assolutamente no e ancora adesso continuano a non capire molto, direi quasi niente. Complice di questa situazione una infodemia che, francamente, avrei davvero evitato. Le persone non sanno che ogni anno si hanno ben 50.000 decessi per infezioni nosocomiali. E per queste situazioni, con questi dati, nessuno si è mai azzardato ad ipotizzare un lockdown come quello messo in atto contro il Sars CoV2. Io continuo ad essere convinta che questo virus sia un patogeno opportunista: che si approfitta, cioè, di quadri clinici particolarmente complessi e gravi per agire creando i problemi di cui sappiamo. L’enfasi che è stata data a questo virus penso sia davvero stata sovradimensionata.

Lei scrisse lo scorso 23 Febbraio un post sulla sua pagina Facebook privata, molto noto, che ha suscitato varie polemiche. Lo riscriverebbe?

Se la situazione fosse identica a quella del 23 Febbraio scorso, lo riscriverei punto per punto.

pierlu83

Rispondi