“Se potessi, vorrei essere senza difetti. Ma non vi posso rinunciare”. A tu per tu con Marco Vannucci, il pio Padre Vannucci di Slive show

-di PIERLUIGI PIETRICOLA

 

Accendo il registratore. Sei pronto?

Vai pure. Debbo essere me stesso, quindi non devo prepararmi nulla.

Così è iniziata questa chiacchierata con Marco Vannucci. Artista eclettico, di cui più volte ho parlato – e con gioia – su questo blog. Volto familiare ai tanti spettatori di Slive show. Lo show che “non” funziona. Cantante, musicista delicato che accompagna la partitura nota per nota esprimendola in ogni sfumatura; interprete brillante, talvolta irriverente, dotato di una comicità sorniona che cammina sul filo sottile di una crudeltà che non si acciglia: un umor nero raffinato di stampo anglosassone, arricchito da un pizzico di cinismo che, però, mai diviene sostanziale.

Chi è Marco Vannucci? Quali sentimenti si agitano nel suo animo prima di andare in scena? In che modo dà vita ai suoi esilaranti sketches? Gli ho chiesto: “Hai desiderio di raccontarti in un’intervista”? E lui, generoso come sempre, ha subito accettato.

Come è nata questa collaborazione con Alessandro Miele e quindi la tua partecipazione a Slive show?

Ho conosciuto Alessandro in Kenya nell’Inverno 2013, ma lì era Estate. Lavoravo come musicista e lui venne in vacanza con la famiglia. Da subito vidi che era intrigato da quello che facevo e dal mio mondo. Due anni dopo andai a Favignana per la stagione estiva e chi trovai nell’equipe? Alessandro Miele. “Ti ricordi di me?” mi disse. “Certo che mi ricordo”. Da allora iniziò la nostra amicizia. In quella stagione Alessandro imparò molto sul mondo dell’animazione e anche di come io lavoravo sull’esempio del mio maestro Cristiano Salzano. Alessandro assorbì soprattutto il meccanismo della chitarrata pomeridiana, che era un momento in cui la musica fa da pretesto e raccordo per situazioni che si creano con gli ospiti di settimana in settimana. Tutto in chiave ironica, naturalmente. Io poi sono rimasto nel mondo dei villaggi – tutt’ora ci lavoro – mentre Alessandro ne è uscito intraprendendo altre vie (teatro e serate varie). Già da due o tre anni lui aveva l’idea di dar vita a qualcosa da realizzare insieme. Aveva anche messo in piedi una band che poi mi avrebbe dovuto seguire. Però non si è mai realizzato nulla per via del mio lavoro che mi porta sempre in giro. Questo periodo di quarantena è stato perfetto. E Alessandro molto bravo a cogliere l’occasione. Essendo il mondo dell’arte fermo, come è arrivato l’invito a partecipare a Slive show non si poteva non accettare. Io ero appena rientrato dalla stagione invernale di quest’anno. Un mio caro amico, Matteo Zagni – Smart Zeta in Slive show – mi ha chiamato parlandomi del programma di Alessandro Miele e dicendomi che c’era anche Pierangelo Venezia – Pieer Deejay. E allora ho chiamato Alessandro con la speranza che mi chiedesse di partecipare.

Volevi proprio partecipare a Slive show?

Sì. Con Alessandro c’è sempre stata sintonia. Quindi so che avrei lavorato bene insieme con lui. E così mi sono ritagliato il ruolo del cantautore.

Perché nella prima stagione di Slive show il tuo personaggio si è evoluto in modo così dispettoso e irriverente?

Dispettoso lo sono stato fin dalla prima puntata. Feci un pezzo musicale molto ironico. Poi ho cercato di dare al mio personaggio una connotazione psicologica più definita.

Come mai hai designato a tua vittima sacrificale Alessandro Miele e non, per esempio, Pierangelo Venezia o il Mago Marte – Lorenzo Menicucci?

Perché ho bisogno che a reggermi il gioco, a incassare bene i miei dispetti ci sia una figura che sappia anche agire di rimessa per far emergere il mio personaggio. E Alessandro è bravissimo.

Come strutturi i tuoi interventi?

Non c’è un modus operandi definito. La cosa certa è la continuità dei miei interventi. Ogni mia partecipazione finisce sempre con un appiglio al quale posso ancorarmi nella puntata successiva. Alcune volte mi invento qualcosa il giorno stesso. Altre volte, invece, ho scritto tutto fin dal principio. Per esempio la faida contro mio padre – Antonello Vannucci – l’ho elaborata in un pomeriggio. Poi man mano sono andato dettagliando tutto. Il colpo di show contro Alessandro Miele si è sviluppato, invece, giorno per giorno. Io non ho un metodo. Sono sempre stato un istintivo.

Forse è proprio questo il metodo.

Sì. Però non è che mi ha portato grandi risultati.

E chi lo ha detto? Lascia che siano gli altri a stabilirlo.

Certamente ho fatto cose molto belle. Però non è il numero di visualizzazioni o i like virtuali l’unità di misura per la qualità di un prodotto.

Qual è l’unità di misura sulla quale basi la qualità di ciò che fai?

Io cerco sempre di mettermi nei panni di chi mi guarda e mi ascolta. E penso: “Mi vedrei questa puntata di Slive show”? Se arrivo a ridere da solo delle cose che faccio, allora sono soddisfatto. Se non mi scatta la risata, allora non sono soddisfatto.

E quanto sei soddisfatto del tuo lavoro a Slive show?

Non lo so.

Ma come!?!

Sono soddisfatto. Mi piaccio. Ho fatto cose che mai avrei creduto di poter fare fino a un mese fa. Non sono il tipo, ad esempio, che posta su Facebook video con me che canto. Adesso, però, ho iniziato a farlo. Io non sono un tipo intraprendente, che da zero crea un format e lo fa partire. Questo non rientra nel mio carattere. Però se vengo messo dentro un processo creativo, o artistico, che funzioni, mi sento stimolato a far sì che cresca sia io che il progetto di cui sono entrato a far parte.

Non sei intraprendente per paura o per carattere?

Direi entrambe le cose.

Di cosa hai più paura?

La cosa di cui ho più paura è il fatto che gli altri sappiano di cosa ho paura. Quindi non posso dirlo. Bella questa frase vero? Sono soddisfatto di averla detta.

Mettiamola così allora: da 1 a 10 quanto conta il giudizio del pubblico su ciò che fai?

Purtroppo conta tanto. Mi piacerebbe lasciarmelo scivolare addosso di più. Però conta tanto.

Ma è anche un modo per affinare di più il tuo lavoro.

Certo. Per stimolarmi e mettermi alla prova.

Ti sei sempre esibito dal vivo. Questa è la tua prima esperienza in cui manca il contatto con il pubblico.

Sì e mi è piaciuta. Io sono sempre stato schiavo del contatto con il pubblico. Quando salgo sul palco io debbo guardare negli occhi gli spettatori.

Ti emozioni quando ti esibisci dal vivo?

Sì.

Ed è un’emozione positiva o negativa?

Dipende. Se, ad esempio, il pubblico non risponde a quello che faccio, non ti nascondo che la cosa mi infastidisce. In quel caso, viene fuori l’esperienza accumulata negli anni perché la serata la devi comunque portare a casa.

Allora aggredisci il pubblico?

Non proprio. Diciamo che lo aggredisco quando si lascia aggredire, cioè quando mi risponde in maniera positiva. Se invece vedo che sta sulle sue, anche io faccio lo stesso mettendo, però, in campo l’esperienza acquisita nei tanti anni di lavoro facendo in modo che qualcuno si accorga di questo processo.

Quanto porterai di Slive show nelle tue prossime esibizioni live?

Non riesco a dirlo e saperlo ora. Lo scoprirò quando tornerò ad esibirmi dal vivo. E sarà lì che verrò a conoscenza del fatto che, magari, ho un bagaglio più grande dal quale attingere rispetto al solito.

Tu sei molto rigoroso, molto severo con stesso?

Dovrei esserlo di più. Dovrei piacermi di meno.

Ti perdoni di più di quanto ti castighi?

Non mi perdono.

Allora sei severo!

Non lo so. Cerco, però, di capire se sto trovando delle giustificazioni con me stesso. Debbo capire se è una giustificazione reale o solo un pretesto che mi concedo. Quando sbaglio, mi viene facilissimo trovare una giustificazione. Poi negli anni ho imparato a chiedermi se queste giustificazioni sono giuste oppure no.

Su un numero di 10, quante volte rispondi no?

Purtroppo poche.

Forse perché è giusto così?

Forse perché soffro troppo quando sbaglio. E quindi, pur di non soffrire dentro di me, mi giustifico.

 Io direi, a questo punto, di far intervenire Alessandro Miele.

Sì! Dai!

Anche perché mi pare giusto che lui ci dica, a te e a me, cosa pensa della tua evoluzione religiosa e pia cui stiamo assistendo nella seconda stagione di Slive show nei panni di Padre Marco Vannucci.

Alessandro: Eccomi

Marco: Buonasera. Pace e bene!

Alessandro, questo Padre Vannucci mi sembra un po’ spiritoso. Però non posso dire quello che mi ha detto finora.

Marco: C’è il segreto professionale.

 

Semmai confessionale. Comunque, Alessandro, ho deciso di chiamarti in causa per capire se hai davvero perdonato Marco Vannucci oppure se stai alla finestra a vedere cosa succederà.

 

Alessandro: Io non potevo fare a meno di dare fiducia a Marco, visto il cambiamento che ha avuto. Non ultimo perché è stata la legge del web a permettergli di uscire dal carcere. E quindi…

Marco: Pietricola, si metta nei suoi panni. Come avrebbe potuto Alessandro Miele opporsi alla legge?

Alessandro: Esatto.

 

Però Padre Vannucci non ha chiesto scusa di quello che ha fatto nella prima stagione di Slive show.

 

Alessandro: Diciamo che le scuse sono sottintese nel cambiamento radicale che Marco Vannucci ha avuto.

 

Padre Vannucci lei si è pentito di quello che ha fatto ad Alessandro Miele?

 

Marco: Sì. L’ho anche detto nella prima puntata della seconda stagione, Ho molto peccato. Marco Vannucci non esiste più. È proprio dall’errore che si fonda la rinascita. E come un’araba fenice, sapendo come si cambia e ci si converte, so qual è la strada giusta e mi piacerebbe mostrarla a un tipo trasgressivo come Alessandro Miele, al quale sono sempre piaciuti i divertimenti, i sollazzi, le belle donne… Però diciamo che è giovane e fa bene.

Alessandro: Io noto che la figura di Padre Vannucci dà facili giudizi. Si erige a giudice pieno di saggezza e non so, sinceramente, come faccia a definire gli altri se non li conosce o non sa bene cosa loro fanno. Lo fa con tutti e non va bene.

Difatti ho notato che c’è una certa tendenza inquisitoria in Padre Vannucci.

 

Marco: Si ricordi signor Miele che io sono qui per giudicarla in questo mondo, ma c’è qualcuno pronto a giudicarla nell’altro.

Alessandro: Sì, però io non voglio essere giudicato da Padre Vannucci in questo mondo. Anche perché a volte dà definizioni senza criterio. Comunque io l’ho riaccolto nello show, ma già da subito ha riproposto certe caratteristiche del vecchio Marco Vannucci.

Per altro mi risulta che Marco Vannucci sia evaso, non è stato proprio rilasciato.

 

Alessandro: Diciamo che alcuni personaggi dello show, fra cui il padre di Marco – Antonello Vannucci –, aiutati da un tale e misterioso Francois, avevano architettato un piano per farlo evadere. Arrivati nel luogo dove Marco Vannucci era rinchiuso, hanno scoperto con sorpresa che era già stato liberato.

Padre Vannucci, come ha convinto i suoi carcerieri a liberarla?

 

Marco: È spiegato nella prima puntata. Arrivati davanti alla mia cella, coloro che volevano liberarmi hanno trovato una sguattera…

 

Non è propriamente cristiano dire sguattera, Padre Vannucci.

 

Marco: Un’inserviente. È meglio?

Alessandro: Ecco questo è un esempio lampante di come Padre Vannucci approfitti della sua posizione per insultare gli altri. Non va bene così. Non va bene per niente.

Marco: Comunque, dicevo, che sono stato rilasciato perché è accaduto a me quello che accadde a Saulo di Damasco…

 

Saulo di Tarso, Padre Vannucci. Questo errore non me lo aspettavo da lei. Mi meraviglio!

 

Marco: Giusto! Saulo di Tarso folgorato sulla via di Damasco. Ecco: io nella mia fredda e umida cella sono stato folgorato e mi sono convertito.

 

Gli vogliamo credere?

 

Alessandro: Io non posso farne a meno. Però noto che il vecchio Marco Vannucci esce fuori ogni tanto. E non solo Padre Vannucci vuole emergere affossando gli altri, ma addirittura elevando se stesso nella carriera ecclesiastica.

 

Ma se tutto questo finisse per rivelarsi una finzione, un piano diabolico ordito dal vecchio Marco Vannucci, cosa farà Alessandro Miele?

 

Alessandro: Io sono pronto a tutto. Mi ero preparato già dalla fine della prima stagione. Quindi ho sempre il mio piano strutturato per difendermi da eventuali attacchi.

Marco: Ma io sono cambiato. Non so se sarò io il profeta, come si dice in giro…

Alessandro: Ecco: questo è l’esempio lampante della falsa umiltà di Padre Vannucci.

Marco: Difatti ho detto che non lo so.

Alessandro: Sì ma gli altri non sono scemi.

 

A quale ordine appartiene Padre Vannucci?

 

Marco: Ordine?!? Ma cos’è l’ordine nel mondo di oggi? Quanto ci servirebbe l’ordine nel periodo difficile in cui ci troviamo. È un momento particolare. Chiedermi l’ordine è forse anche oltre le mie capacità, ma le posso assicurare che con l’animo buono e gentile riusciremo a trovare l’ordine di cui necessitiamo.

Alessandro: E questa le pare, Pietricola, una risposta di uno che non sa cosa rispondere o che si sistema le cose a suo vantaggio?

 

Senza dubbio di uno che si sistema le cose a suo vantaggio. Allora chiederei a Padre Vannucci a quale congregazione fa riferimento.

 

Marco: Ancora con questa storia della congregazione di Padre Vannucci? Non è quello che siamo, ma quello che facciamo che ci identifica.

Alessandro: Lei è come Marzullo, Padre Vannucci.

 

Da giornalista starò a vedere cosa succederà e come si evolverà il nostro Padre Vannucci. Non ultimo perché sta aggredendo oltre che lei, Alessandro Miele, anche un altro personaggio di Slive show, Fill Pill.

 

Marco: Ah! Muoio!

Alessandro: Io trovo assurdo che si debba stare attenti a pronunciare il nome di questo personaggio.

Marco: Non lo si potrebbe chiamare in un altro modo?

 

Come si chiama Fill Pill?

 

Marco: Ah! Muoio!

Alessandro: Si chiama Filippo Piluso.

Marco: Non lo si può chiamare signor Piluso?

 

Certo. Filippo Piluso in arte Fill Pill

 

Marco: Ah! Muoio!

 

Perché Filippo Piluso deve essere considerato un peccatore? Che ha fatto di male?

 

Alessandro: Io so cosa dire, ma vorrei ascoltare Padre Vannucci.

Marco: Fa il galletto nel pollaio. Pensa di essere bravo più di me.

 

E che gliene importa? Lei ormai è un sacerdote.

 

Marco: Sì, ma è arrogante quando suona e canta. E si fa dare anche manforte da altri, come da quel suo amico che si fa chiamare signor Correale.

Alessandro: Ma è il suo nome!

Marco: Con questo nome viene voglia di peccare!

 

Però mi pare che Fill Pill…

 

Marco: Ah! Muoio!

 

Dicevo, mi sembra che Filippo Piluso sia bravo.

 

Alessandro: Assolutamente sì. Ha molta competenza e mi pare ben dotato tecnicamente. E penso che ci sia una nota di invidia da parte di Padre Vannucci che mi fa pensare che il vecchio Marco Vannucci stia riemergendo.

 

A questo punto io direi di organizzare un’intervista con il signor Filippo Piluso per conoscerlo meglio.

 

Marco: Io direi che possiamo anche evitare di conoscerlo meglio questo peccatore! Che cos’ha mai da dire?

 

Facciamolo dire a lui. Non sia così cattivo.

 

Marco: Il programma merita che altre figure abbiano spazio.

 

Tipo?

 

Marco: Pierangelo Venezia. Un ragazzo celeste. Come, per altro, dice il suo nome: Pierangelo.

Alessandro: Per Padre Vannucci solo Pierangelo Venezia ha un tono angelico.

Marco: No, ce ne sono anche altri.

 

Per esempio?

 

Marco: Vale Dance. Una ragazza che ha portato una ventata di aria fresca, di gioventù. Ed è bionda.

 

E che centra?

 

Marco: Preghiamo!

 

Comunque vedremo.

 

Alessandro: Indipendentemente da come evolveranno le dinamiche fra questi personaggi, penso che un’intervista a Filippo Piluso si possa e si debba fare.

Marco: Insisto. Io darei voce ad altri personaggi: Vale Dance come ho già detto. Poi la nostra nutrizionista, e poi Federica Serputi…

 

Padre vorrei farle notare che sono tutte donne.

 

Marco: Preghiamo!

 

Insomma vedremo cosa succederà. Grazie Alessandro per essere stato con noi.

 

Alessandro: Grazie a te.

 

Allora Marco, usciamo dal personaggio e torniamo a noi. Una volta mi hai raccontato che cantare ti fa sentire più a tuo agio…

Sì, dipende. Non avevo mai avuto prima la sensazione che provo nell’interpretare il personaggio di Padre Vannucci. Al di là delle varie sfaccettature che può assumere, credo che abbia delle caratteristiche che poi non sono altro che i miei difetti nella vita reale. Io non faccio altro che esaltarli, ridicolizzarli, estremizzarli per renderli simpatici e farli piacere anche a me. Il profilo psicologico del personaggio di Marco Vannucci in Slive show credo non sia altro che un estremizzare i miei pregi e i miei difetti che, in questo modo, diventano per me più digeribili.

Decidi tu se vuoi rispondermi o meno. Qual è il difetto a cui vorresti rinunciare?

Se potessi io vorrei essere senza difetti. Ma non vi posso rinunciare.

Mettiamola così allora: qual è il difetto che non ti perdoni?

Sono tanti. Direi: la pigrizia, il disordine, mancanza di capacità organizzativa, deficit di attenzione perché la mia mente, dopo un po’, vaga fra le sue idee.

Ennio Flaiano si definiva un uomo coi piedi ben piantati sulle nuvole. Per te stesso la condividi questa affermazione?

No, perché quando c’è da essere sulla terra io sono sulla terra.

 

pierlu83

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