Whirlpool in FS!

– di LONG JOHNN –

Il 15 ottobre scorso è scaduto l’ennesimo termine “ultimo” per Alitalia che, come succede per la Brexit, diventa sempre un termine penultimo. Quando non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, di fronte all’evidenza, non c’è verso. Si cerca sempre un modo per continuare ottusamente nel battere la testa al muro. Però la testa che si rompe non è di chi insiste, ma è di chi paga la fiscalità generale. Questo non è giusto.

Ma può essere la soluzione  l’aumento di 350 milioni del prestito “ponte”?  Poi questo ponte quanto deve essere lungo? Quindi 900+350 = 1.250  milioni. Una cifra enorme che, così come si è messa, è come mettere l’acqua in un secchio bucato. La fine che fa l’acqua è scontata. Quindi?
Quindi o si prende atto che serve una soluzione radicale o semplicemente l’azienda continuerà a lavorare in perdita (ormai pubblica, come è chiaro, visto chi c’è dentro Alitalia oggi).

Le soluzioni radicali sono quelle che hanno fatto a loro tempo in Belgio e in Svizzera con le loro compagnie di bandiera. Anziché continuare a raccontare la favoletta del turismo e del lungo raggio, visto che resta tutto come prima, e che si continua a produrre in perdita occorrerebbe fare veramente una riflessione sulla “macchina a basso rendimento” e avere coraggio.

Dal momento che c’è già una marea di lavoratori/trici in cassa integrazione sarebbe il caso di fare un ragionamento sulla possibilità di pensare a un periodo congruo di ammortizzatori sociali per staccare la spina e ripartire da zero, con un’azienda nuova non solo per ragione sociale ma  nuova per organizzazione e modello di business (nella quale poi reinserire i lavoratori/trici riprendendoli dagli ammortizzatori sociali). Certo per farlo servono manico, idee chiare e tanti capitali.

Si può fare? Se si, allora più coraggio, forza. Se la risposta è no, non si può (o non si vuole) allora bisognerebbe capire perché  prestiti pubblici, le aziende pubbliche e il Ministero dell’economia nel capitale aziendale per l’Alitalia si e per le tante aziende italiane che chiudono no.

Perché mettere in mezzo a una strada i lavoratori della Whirlpool, per esempio?
Le Ferrovie comprino la Whirlpool perché i lavoratori/trici sono tutti uguali. Non ci sono quelli di serie A e quelli di serie B.
Almeno così avevo capito io…

 

ps ma FSI quanto ci ha già rimesso?

fondazione nenni

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