Intervento al seminario di “Quo vadis Europa” alla Lumsa del 19 dicembre 2018

– di BRUNO BUGLI –

Da alcuni mesi si è costituita all’interno della Fondazione Nenni ed in stretta collaborazione con la Fondazione Buozzi l’Accademia di studi europei Mario Zagari.

Campo principale di attività la formazione su programmi ed attività a livello europeo e la ricerca, sempre a livello europeo, che costituirà il vero paradigma per la misurazione del grado di democrazia presente in ogni paese.

Vorrei incentrare questo mio breve intervento su due aspetti che ritengo particolarmente significativi:

  • La relazione congiunta fra Presidenza austriaca e presidenza rumena sulla consultazione dei cittadini del 03/12/2018;
  • La dichiarazione sul pilastro europeo dei diritti sociali per il consiglio del 23/10/2017.

Il primo aspetto mi ha colto di sorpresa, considerando che la consultazione e la partecipazione dei cittadini alle scelte per il Paese, più volte richiesta e rivendicata in Italia, non si è mai realizzata. E invece, a livello europeo, gli stati, su base volontaria, hanno deciso di condurre una consultazione rivolta ad un numero rilevante di cittadini per dare voce alle preoccupazioni e raccogliere idee sul futuro dell’Europa.

Gli stati membri hanno approvato un quadro comune che include una proposta di calendario e principi comuni da seguire per le consultazioni aperte a tutti i cittadini. Le forme sono state le più varie: riunioni pubbliche informali, conferenze, eventi pubblici su larga scala, dibattiti interattivi e strumentali online, svoltesi soprattutto fra aprile e novembre 2018, in modo da presentare i risultati al Consiglio dei Capi di stato o di governo in programma a Sibiu il 9 maggio 2019. Alcuni stati membri, direi in maniera intelligente, hanno organizzato eventi dedicati ai giovani, compresi dibattiti in scuole e università.

L’approccio prevalente è stato di due tipi: dibattiti generali sul futuro dell’Europa e consultazioni su temi specifici di interesse nazionale o di attualità. Non è dato conoscere il numero complessivo di partecipanti; risulta tuttavia che sono stati organizzati in tutta Europa oltre 1700 eventi. L’augurio è che questa lodevole iniziativa non resti un fatto isolato, ma diventi una ricerca istituzionalizzata, quale strumento che mantenga vivo il coinvolgimento della società civile nel dibattito sul futuro dell’UE. Quanto ai risultati, dando per scontata la complessità nella valutazione di risposte riferite a situazioni anche molto diverse fra loro, si possono tuttavia evidenziare una serie di orientamenti comuni che fanno ben sperare per la prospettiva futura di questo piccolo-grande colosso che è l’Europa.

Un elemento largamente diffuso fra i cittadini è quello di promuovere una migliore comprensione del funzionamento dell’UE attraverso iniziative specifiche, ma anche modificando il linguaggio utilizzato, eccessivamente oscuro e burocratico, tale da creare un ostacolo significativo tra le istituzioni UE e i cittadini. È largamente presente la percezione di una mancanza di trasparenza, con frequenti riferimenti a un deficit democratico, e di una eccessiva burocrazia, spesso legata alle difficoltà di accesso ai fondi UE. Molto sinteticamente, le principali richieste ed aspirazioni si possono così riassumere:

  1. Un’Unione sicura e protetta. Sulla migrazione, soprattutto quella irregolare, c’è una diffusa preoccupazione rispetto alla quale si suggerisce di proteggere meglio la frontiera esterna dell’UE, sottolineando tuttavia anche la necessità di avere una politica comune in materia di asilo. I problemi della criminalità organizzata, il terrorismo, la radicalizzazione, la corruzione, sono sfide che, per la loro natura transfrontaliera dovrebbero esser affrontate in modo più risoluto a livello di UE.
  2. Un’Unione di competitività. È abbastanza diffuso il timore che l’UE faccia troppo poco nel settore della ricerca, dello sviluppo tecnologico, dell’innovazione e della digitalizzazione. Si sollecitano impegni a favore della intelligenza artificiale, per non correre il rischio di rimanere esclusi dagli sviluppi in settori importanti nella vita del mondo. Con riferimento alla fiscalità, le posizioni espresse rispecchiano le situazioni e gli interessi presenti nei vari paesi. Ci permettiamo noi un suggerimento, anche se tardivo rispetto al calendario. Sarebbe molto utile trovare un’armonizzazione del sistema fiscale per tutta l’Europa, prevedendo che eventuali scostamenti fra paese e paese non possano superare una percentuale prestabilita, ad esempio il 3%.
  3. Un’Unione che protegge l’ambiente e promuove la sostenibilità. Quasi da tutti si sollecita un impegno più deciso a favore della protezione ambientale e climatica. Collegato il tema della lotta ai cambiamenti climatici/riscaldamento globale, sollevato da parte dei cittadini più giovani e visto come una delle sfide principali dell’UE, perché in grado di incidere su una serie di settori strategici: produzione energetica e trasporti, ma anche agricoltura e ambiente. I cambiamenti nei settori sopra riportati non potranno non incidere sulle nostre abitudini: ecco perché si suggerisce un consumo sostenibile.
  4. Un’Unione del benessere e delle opportunità. La protezione sociale è fonte di grande preoccupazione per i cittadini. Tuttavia vi è disaccordo circa la misura in cui l’Unione Europea dovrebbe essere attiva su questo campo. C’è una forte richiesta di più posti di lavoro e migliori, rispettando la parità di genere. Si ritiene che l’UE nel suo complesso faccia generalmente troppo poco per affrontare i problemi di salute e le disuguaglianze sociali ed economiche. Altre richieste riguardano lo sviluppo di nuove competenze in linea con le esigenze del mercato del lavoro, una maggiore mobilità educativa, il riconoscimento reciproco dei diplomi e delle qualifiche professionali e tecniche, maggiori investimenti nella scienza e nella ricerca. ERASMUS + è indicato come uno dei migliori successi dell’UE che è opportuno continuare e potenziare.

A questo punto vorrei recuperare il secondo argomento di cui in premessa “il pilastro europeo” sul sociale, per fare una mia considerazione. Le cose che vengono spesso lamentate, senza considerare le moltitudini che non hanno la possibilità di farlo, sono le disuguaglianze che, anche sulla scorta di quanto brevemente descritto, affliggono buona parte della popolazione mondiale. Viviamo in una società nella quale larga parte della ricchezza (il 75-80%) è in mano a poche entità; la stragrande maggioranza della popolazione è in condizioni precarie, con la tendenza a diventare sempre più povera.      La classe medio-bassa sta scomparendo, così come l’ascensore sociale si è fermato da tempo. È del tutto normale che la richiesta di colmare, almeno in parte, le differenze sul piano economico, sociale, dei diritti più significativi, rivesta una grande importanza per larga parte dei cittadini del mondo invertendo una direzione di marcia e di scelte che ci hanno portato in questa situazione. E allora l’Europa, che si sta interrogando sul proprio futuro, sollecitata da spinte spesso demagogiche e insensate, non può non inserire nella propria agenda il tema della lotta alle disuguaglianze, con la consapevolezza di giocare una partita risolutiva anche ai fini della proprio sopravvivenza. Tutto questo, sotto un altro punto di vista, significa coniugare la globalizzazione con lo sviluppo locale, ad evitare nuove forme di colonizzazione.

Quindi avanti con il pilastro europeo dei diritti sociali, per contribuire al progresso sociale dei cittadini europei, promuovendo mercati del lavoro e sistemi previdenziali e sanitari equi e ben funzionanti.

 Concludendo un’ultima considerazione: nelle elezioni del parlamento europeo che si terranno a maggio del 2019, sarebbe auspicabile che i collegi fossero espressione di più paesi, magari di confine, in modo da cementare meglio i rapporti fra confinanti e rendere più significativa la rappresentanza. Se non è possibile farlo in queste elezioni, lavoriamo perché possa accadere nelle successive.

Come si vede c’è parecchio lavoro per l’Europa e, permettetemi, anche per l’Accademia.

Grazie e buon lavoro a voi tutti.

 

 

 

 

fondazione nenni

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